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Km.0
Anno: 2000
Regista: Yolanda Garcia Serrano; Juan Luis Iborra;
Autore Recensione: adriano boano
Provenienza: Spagna;
Data inserimento nel database: 19-04-2001


Km.0

Km.0

Visto all'16° festival internazionale di film con tematiche omosessuali - Torino


 



Regia:  Yolanda Garcia Serrano, Juan Luis Iborra
Sceneggiatura:  Yolanda Garcia Serrano, Juan Luis Iborra
Fotografia:  Angel Luis Fernandéz
Montaqgio:  José Salced
Musica:  Joan Bibiloni

CAST

Concha Velasco ....Marga,
Armando del Rio .... Maximo,
Tristan Ulloa .... Mario,
Silke .... Amor,
Victor Ullate .... Bruno,
Georges Corraface .... Gerardo,
Mercé Pons .... Silvia,
Carlos Fuentes .... Pedro.

Produzione: Universal Pictures Spin, Cuarteto P.C.
Durata: 105'
Anno: 2000
Nazione: Spagna
Menzione speciale della giuria del 16° Festival Internazionale di Film con Tematiche Omosessuali di Torino

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Classico film per equivoci, che sembra essere particolarmente apprezzato in Spagna. La confezione è gradevole senza nessuna invenzione linguistica o formale di rilievo, lo spunto è classico: esistenze, travagliate per i motivi più disparati, che ci concentrano in uno spazio sufficientemente ristretto da poter venire racchiuso in un'inquadratura il cui pregio è quello di mutare sempre l'oggetto da cui si viene attratti.

Quasi ripetitivo nell'impianto che vede riproporre serie di confronti tra due personaggi messi in relazione tra loro dal qui pro quo iniziale, tutti inanellati con grande mestiere all'inizio, infilando un'esilarante (nelle intenzioni) situazione dietro l'altra; gli autori non dimenticano nemmeno l'altro classico topos: l'unità di luogo. Il Km.0 del titolo dove si ritrovano tutti i personaggi, richiamati all'azione dall'esordio a creare confusione sullo schermo e nel bar, dove si svolgono la stragrande maggioranza dei dialoghi. La recitazione è talvolta apprezzabile, più spesso appena sufficiente: i riferimenti alla commedia amara di Almodóvar sono evidenti ad esempio nel personaggio della donna ricca e insoddisfatta - un clone di Marisa Paredes - che contatta il gigolo convivente etero del figlio, omosessuale - un valido caratterista -, che quello stesso giorno rimorchia al km.0 l'amore della sua vita, un ballerino di flamenco (imbarazzante come attore); situazione che permette di mettere in scena un'idea ben realizzata, mettendo a confronto il tacchettio dei passi di danza con il ticchettio dei tasti del computer attraverso il quale si fissa l'appuntamento che cambierà la vita triste di Benjamin, il giovane abbandonato in tenerissima età dalla donna facoltosa e di cui ha una sola foto centrale nello sviluppo di quella porzione di storia - laddove si teme addirittura l'incesto - risolta nel finale dove convergono, in modo meccanico e un po' forzato la storia della attrice (che offre lo spunto per riferirsi contemporaneamente a Shakespeare tre volte - a giudicare dalla fissazione di Javier Marias per l'autore di Stratford upon Avon, in Spagna un riferimento irrinunciabile nelle costruzioni metalinguistiche - sviluppando in tre forme diverse il tema di Giulietta e Romeo) che, guarda il caso, incrocia il regista di musical intento a fare il casting e si getta sotto la sua auto (il suo provino al bar può dare la cifra del film: da Shakespeare al musical), dimenticando il giovane aspirante regista - non si riesce ad uscire dal microcosmo dello spettacolo - che doveva ospitare, il quale, ingenuo viene adescato da una avvenente puttana. Anche in questo caso il metalinguaggio è in agguato: sotto la guida del suo giovane Pigmalione (di nuovo il teatro britannico in tralice) si trasformerà in una sorta di Pretty Woman, continuando a esercitare, ma sotto l'occhio attento del futuro regista, che non si esime dal concludere il film inquadrando le situazioni ricomposte con il vecchio gesto delle dita che racchiudono l'inquadratura.

La storia più originale è quella inscenata dalla coppia eterogenea di uomini composta dal reale appuntamento della puttana e dal giovane che non si comprende, volutamente, se sia il contatto telematico del ballerino di flamenco o sia capitato per caso: l'uno gay, l'altro devotissimo e vergine futuro sposo, confuso, inesperto e pieno di dubbi: sono i due caratteri che più interessano anche agli autori, tanto è vero che sono i primi a dirigersi al bar, luogo centrale del flusso di coppie dapprima centrifughe rispetto al fuoco centrato sul locale e poi centripete. Nonostante la distanza dei mondi espressa dall'abbigliamento, dai modi e dai gusti (prima di tutto sessuali), i due cominciano a dialogare, come in Coffee Date, si dirigono al bar e assistono a tutti gli eventi. Il regista è bravo a mantenere occultato il colpo di teatro finale, insospettabile e svelato alla fine anche con una soluzione visiva interessante. Lo sdoppiamento introdotto nello sviluppo di questa porzione centrale del film può anche gettare una luce diversa sul resto dei rapporti rigorosamente a due che si sviluppano tra i personaggi, alcuni dei quali trovano nell'interlocutore un tale complemento da avvallare l'ipotesi si tratti di una proiezione schizoide di se stessi, ad esempio la funzione di contrappunto ridicolo della bellissima ragazza del barista che viene sistematicamente derubata trova nel poliziotto a cui si rivolge il vero alter ego. altrettanto esilarante e questa identità è talmente palese che non possono far altro che rimettersi assieme (il copione prevede si aggiungano barocchismi che rendono ancora più complesso l'intreccio ed è sorprendente che gli autori siano riusciti a controllare questa massa di materiale che hanno voluto mescolare).

Quello che risulta un po' debole è la figura del barista che invece avrebbe conferito spessore a tutto il plot se fosse stato tratteggiato meglio e recitato con più grinta: in fondo è un ruolo così topico nel cinema, che risulta una occasione mancata in questo flusso di coppie che divergono e poi convergono in un movimento rappresentato dalla puttana, già trasformata, che fa il suo ingresso al bar, puntando all'uomo nell'angolo, quello smarrito e futuro sposo inesperto, che era il suo cliente mancato di cinque ore prima: tutto si ricompone.

Tra gli scambi migliori di battute c'è quella affidata all'esilarante poliziotto, pazzo, che aveva conosciuto Amor, la fidanzata del barista, da adolescente al mare e poi l'aveva persa, riconosciutisi e rinnovate promesse di amore eterno: "Sono entrato in polizia per trovarti, ho guardato tutte le foto". "Ma avete solo quelle dei delinquenti". "Non m'importava sapere cos'eri diventata".