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The Avengers - Marvel's The Avengers
Anno: 2012
Regista: Joss Whedon;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 04-06-2012


“Può darsi che siano emarginati, degli squilibrati.” Ci sono stati tempi duri per i supereroi. C’è stato un momento in cui risultavano inutili, anzi dannosi, perché nella feroce dittatura antinaturalista e antiecologista del politicamente corretto, era considerato offensivo, per tutti i normal dotati, mostrare pubblicamente la loro virilità. Il livellamento al basso è la regola. Hanno subito un trattamento alla Pol Pot: inviati in campi di rieducazione culturale. Per riapparire hanno dovuto mettere in evidenza l’aspetto umano, obbligatoriamente depresso e sfigatello per compensare i vantaggi delle loro trasformazione. Ora il mondo sta cambiando. L’incertezza per futuro prevale, la crisi economica ha minato le basi della convinzione di un arricchimento continuo. Certezze inossidabili si sono capovolte. Se dieci anni fa ci avessero detto che la Fiat avrebbe comperato la General Motors, una delle più importanti fabbriche di automobili del mondo, avremmo chiamato la neuro. Non solo, la minaccia esterna, dopo il primo settembre, è aumentata. Le guerre per distruggere i terroristi – combattute in modo bizzarro – stanno dimostrando la terribile verità: i terroristi stanno vincendo e presto ritorneranno. Aggiungiamoci le centrali atomiche distrutte, i terremoti, le guerre varie, lo sprofondamento della borsa, la fine del mondo dei Maya. Tutto serve ad alimentare il terrore nella popolazione: percepiamo una catastrofe terrificante in arrivo. La normalità è già sconfitta prima di iniziare. Con i mezzi di tutti i giorni non ci sono speranze. Noi uomini non possiamo risolvere questi problemi. Sappiamo già che saremo soprafatti. Ecco allora l’impellente la necessità di ripristinare l’invincibile eroe al suo antico ruolo. Solo una persona con delle doti sopranaturali può sconfiggere il mondo in pericolo di devastazione. Anzi, la minaccia è colossale, perciò un solo supereroe sarebbe insufficiente, ci vuole un esercito di potenti supereroi, ci vogliono i migliori, uniti contro il nemico del disfattismo. Dall’unione dei migliori della Marvel nasce il film The Avengers (titolo completo in originale The Avengers - Marvel's), diretto da Joss Whedon. La trama è semplice. Nonostante siano stati derisi, cacciati in disparte, sottomessi, alcuni forzati alla normalità come The Hulk, altri condannati a una detenzione ibernata come Captain America, quando il nemico è impellente alla chiamata rispondono positivamente a costo della loro vita. Sono dei supereroi fessi? Probabilmente sì, infatti, possiamo stare certi, passato il pericolo saranno posizionati nuovamente nello scantinato. La riconoscenza non è di questo mondo. Il film è molto bello. Il 3D contribuisce ad alimentare lo stile fulmineo delle strabilianti immagini e rende supersonica la velocità di movimento. L’immagine è a tutto schermo, completa. Gli effetti speciali ci attorcigliano alla poltrona sballottandoci in alto e basso come legati in un bungee jumping. Pure il senso dell’udito è inglobato nell’azione fulminea delle sequenze. La musica è altisonante, stratosferica, impressionante e non ci lascia mai un momento. Eppure non siamo di fronte a un coacervo di scosse elettriche meramente esterno ed estetico, il film è chiaramente scritto da professionisti della parola. Siamo di fronte a un’ironia ricercata, basata sul ruolo presunto e immaginario dell’eroe prima dell’allontanamento. Inoltre c’è un inseguimento continuo di ricche battute, frecciate improvvise e energiche, le quali penetrano nella mente scatenando il nostro umorismo. Dopo una partenza ambientata nel mondo intero e perfino in una fantasmagorica portaerei volante, la battaglia finale si svolge nel suo teatro naturale in questo frangente storico: l’isola di Manhattan a New York. Nella baraonda del combattimento spunta il dovuto richiamo agli avvenimenti della cronaca. Impegnati nella guerra, oltre i supereroi, appaiono, impolverati fra le macerie, i fieri ed eroici pompieri e i poliziotti di New York City. A vincere sarà il gruppo, perché nonostante la brutta partenza, dove prevalgono le divisioni e le gelosie, alla fine capiranno: solo l’unione può evitare lo sfacelo tirannico. Tutti sono all’altezza del compito. Robert Downey Jr. – Iron Man si è tenuto in allenamento con i due episodi di Sherlock Holmes. Mark Ruffalo è un The Hulk incazzatissimo: “È questo il mio segreto. Sono sempre arrabbiato.” Chris Hemsworth – Thor continua a essere infastidito da quella piattola del fratello stupido: “Devi fare attenzione come parli di lui. Egli è mio fratello.” “Lui ha ucciso ottanta persone in due giorni.” “In verità è stato adottato.” Scarlett Johansson è un’innamorata Black Widow: “L’amore è per i bambini, io sono in debito con lui.” Ma il mio preferito è il fuori moda Chris Evans - Captain America: “Forse alla gente serve qualcosa di antiquato.” Perchè nella follia dittatoriale di Loki - “Un mondo libero.” “Libero da cosa?” “Libero dalla libertà.” - la libertà è messa di dubbio come strumento di decisione dei popoli. Tanti pericoli possono nascere dalla paura, soprattutto l’arrivo di despoti autoritari prevaricatori. La libertà è un piacere incompreso, non è amato perché richiede impegno, responsabilità e fatica. Molti confondono il suo significato; per tanti è un lusso che non possiamo permetterci, per molti solo una inutile sfacchinata, altri la scambiano per uno strumento di accumulo di diritti senza nessun dovere. Il risultato di tanta terrificante sbadataggine è il prevalere del desiderio che ci sia qualcuno a decidere per noi, esaltando la nostra pigrizia e la nostra stupidità : “Voi siete nati per essere governati.” In questa babele di comportamenti Capitan America è il più debole e il più vulnerabile. Non ha dei super poteri ma ha subito unicamente una trasformazione del DNA. In confronto agli altri è un nulla. Eppure sarà lui a costituire il legame fra la mortificata America di oggi e quella del tempo della sua nascita: la Seconda Guerra Mondiale. È la sua naturalezza e la sua semplicità demodé a procurarci una simpatia umana. Inoltre è lui a restringere il proprio ruolo e quello dei suoi compagni combattenti in una dimensione terrena, perché è importante non confondere mai quella che è una deformazione di un essere umano, capace di compiere atti e gesti fuori del comune, e la sfera divina. Perciò riporta tutti sulla terra con la sua definitiva sentenza: “Esiste un Dio soltanto e sono certo che non si veste in quel modo.”