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Saw – L’enigmista Anno: 2004 Regista: James Wan; Autore Recensione: Mario Bucci Provenienza: USA; Data inserimento nel database: 25-04-2005
Saw
Saw – L’enigmista. James Wan.2004. USA.
Attori: Cary Elwes, Danny Glover, Monica Potter,
Leigh Whannell,Michael Emerson, Tobin Bell, Benito
Martinez, Mike Butters
Durata: 100’
Titolooriginale: Saw
Senza motivo, senza memoria,
senza sceneggiatura, due uomini si ritrovano imprigionati in un sottoscala,
legati con una catena al piede, uno di fronte all’altro. Tra
loro, il cadavere di un uomo che si è tolto la vita sparandosi alla testa e che
stringe in una mano un piccolo registratore. Sono tutti vittime di un
pericoloso psicopatico che si diverte a costruire enigmi su nastri magnetici e
che costringe le persone a scannarsi l’un l’altra.
Ovviamente le apparenze sono il primo inganno di questa storia connotata da
forti tinte nevrotiche ed al limite della più vacua logorroicità. Presentato al Sundance
Festival in versione integrale, il film di JamesWan (autore anche della sceneggiatura assieme all’attore LeighWhannell, che nel film
interpreta Adam) arriva nelle nostre sale censurato
proprio delle sue parti migliori, quelle truculente, delle quali si sente
purtroppo la mancanza e senza le quali il film circola senza giustificazioni. A
metà strada tra un saccheggio senza scrupoli e qualcosa che ha solo il sapore dell’originalità,
Saw non
convince mai fino al finale quando, ad onor del vero,
è la più improbabile (e forse per questo davvero scontata) la soluzione che
viene presentata per risolvere l’enigma. Infatti, se per la maggior parte del tempo lo spettatore è costretto a domandarsi dove il regista
voglia andare a parare, o quanto possano essere assurde alcune manipolazioni
narrative (DannyGlover con
la gola tagliata che riesce ancora ad avere il tempo di rincorrere l’eventuale
assassino), la scelta di far emergere dallo schermo una soluzione che si è sempre
avuta sotto gli occhi, sembra strizzare l’occhio a pellicole nemmeno troppo
lontane: ciò che spinge l’enigmista a scegliere le sue vittime infatti è una
morale socio-religiosa già molto spinta in Seven (1995) di David Fincher, anche se entrambe rimandano alla folle serialità de L’abominevole
Dr. Phibes (1971) di RobertFuest, depurate di ogni
eccesso barocco e vendicativo, mentre la soluzione finale sembra proprio presa
e riportata da I soliti sospetti
(1995) di Bryan Singer. Deludente, zoppicante e ruffiano.