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Qualcosa è cambiato - As good as it gets Anno: 1997 Regista: James L. Brooks; Autore Recensione: l.a. Provenienza: USA; Data inserimento nel database: 18-02-1998
Qualcosa è cambiato (As Good As It
Gets)
Regia: James L. Brooks.Soggetto: Mark Andrus. Sceneggiatura: Mark
Andrus, James L. Brooks. Fotografia: John Bailey. Musica: Hans
Zimmer. Cast: Jack Nicholson (Melvin Udall), Helen Hunt (Carol
Connelly), Greg Kinnear (Simon Bishop), Cuba Gooding Jr. (Frank
Sachs), Skeet Ulrich (Vincent), Shirley Knight (Beverly), Yeardley
Smith (Jackie), Lupe Ontiveros (Nora), Jesse James (Spencer Stone).
Produzione: TriStar Pictures / Gracie Films. USA, 1997. Dur.: 2h e
18'.
Commedia sentimentale/(pseudo)sofisticata dolce-amara, "Qualcosa
è cambiato" gioca su un equilibrio sempre precario spingendo a
fondo su entrambi i versanti (su quello dolce e su quello amaro)
tentando regolarmente di capovolgere le situazioni (troppo dolci,
troppo amare) in extremis: sterzate spesso brusche, altrove sfumate
in crescendo, che spingono il tono verso quello opposto facendo leva
sull'ambiguità, rifugiandosi in un surreale insipido in quanto
"uscita di sicurezza"... Un gioco di svelamento dell'"altra faccia"
che informa ogni singola scena, ogni singola sequenza, dunque la
strutturazione complessiva di storia/racconto/sceneggiatura:
(presunta) "normalità" e (presunta) "paranoia", dolcezza e
brutalità, ripetizione e scarto, quiete e tempesta, in un
meccanismo di alternanza che diventa entro breve ripetitività
- quindi prevedibilità, quindi noia. Storia di uno scrittore
paranoico, bisbetico, misantropo e misogino, la cui facciata rude e
scontrosa viene sgretolata dall'eruzione del sentimento: scopre
l'affetto (per un cane), poi l'amicizia (per il pittore gay vicino di
casa), infine l'amore (per una cameriera). L'ordine, le "regole", le
abitudini, vengono scalzate dall'imprevisto: "qualcosa è
cambiato", la guarigione è vicina, happy end. La parte calza a
pennello per Nicholson; eppure, paradossalmente, è troppo
calzante: la sceneggiatura vive di battute e situazioni che risultano
vere e proprie imbeccate per il suo trasformismo, per la sua mimica,
per i suoi tic e vezzi di mattatore; conseguentemente l'attore cede
il passo all'istrione, il personaggio perde credibilità, la
sceneggiatura diventa posticcia... In un certo senso è tanto
bravo da infastidire - a volte capita. Presenza invadente, dilagante,
ad ogni livello: è Nicholson a condizionare la regia oppure
supplisce alle sue carenze? Un dato è certo: la regia quasi
non esiste... (Gli occhi di Nicholson non hanno bisogno di
soggettiva. Le sue reazioni sono meglio di un dettaglio... ecc.)
Qualcosa non funziona, in questo film: troppe strizzate d'occhio,
troppa insistenza nella ricerca dell'effetto accattivante; troppa
simpatia, troppa empatia; troppa chiarezza; pochi lati oscuri, poche
ombre, poco istinto, poca cattiveria, poca trasgressione, poca
obliquità... "Qualcosa è cambiato" è una
catalogazione degli ingredienti del film di successo: la sequenza in
cui la segretaria del mercante d'arte si presenta a casa del pittore
con una serie di cartellini annotati con le cose che gli deve dire
è paradigmatica; come se il film fosse stato confezionato
analogamente - con una scaletta di punti "necessari" desunti
dall'analisi delle migliori commedie della storia del cinema.
Abbecedario: spaziando dalle quattro mura domestiche alla cena delle
gaffes, dal road-movie in decapottabile alla passeggiata in camicia
da notte sotto i lampioni; giocando sul triangolo e sulla gelosia;
animando il plastico plasticoso con cagnolini dai comportamenti
umani, bambini poveri e malati, gay allontanati dalla famiglia,
mamme-mammone che la sanno lunga, colf ispaniche lacrimevoli,
segretarie timide e impacciate e affezionate, baristi occasionali
confidenti, camerieri ammiccanti, dottori buoni ecc. Troppo. Come i
puzzle che riproducono quadri celebri - una copia in cartone di
qualcosa di poetico, kitsch senza speranza. Un frullato tutti-gusti
buono per tutti, non necessariamente buono... attrazione-repulsione;
come il personaggio di Nicholson: le cui manie e fobie sono la summa
delle piccole manie e fobie di tutti - ognuno in sala, senza
esclusione, si riconosce in almeno una di esse... anormalità
normalizzata, "il matto che c'è in te". Solletica e disturba:
ma non è né graffio, né solletico. "Qualcosa
è cambiato" non è dolce, non è amaro: gioca a
travestire l'amaro nell'opposto e viceversa, ma non svela il lato
amaro della dolcezza, né quello dolce dell'amarezza. Un motore
su di giri, in folle: simulazione di velocità.
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