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L'assassino ha riservato nove poltrone
Anno: 1974
Regista: Giuseppe Bennati;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: Italia;
Data inserimento nel database: 02-12-2003


La grande guerra

L’assassino ha riservato nove poltrone. Giuseppe Bennati. 1974. ITALIA.

 

1974, il ricco ereditiere Patrick Davemant porta un gruppo d’amici nel suo castello, e più precisamente a visitarne il teatro. Ci sono Russel e Kim, amanti ma quest’ultima prossima moglie di Patrick, l’ex Vivian, Albert, la sorella Rebecca e Doris (lesbiche), la figlia Lynn e Dunkan (drogati di pasticchette). Tutti, in un modo o nell’altro vivono con i suoi soldi e tutti hanno quindi un motivo a testa per tentare di uccidere il ricco proprietario del teatro. Dopo che questo però scampa ad una trave che gli cade poco vicino, sono gli altri a morire assassinati da un misterioso omicida mascherato e che indossa un domino. Nessuno può allontanarsi dal teatro perché le porte d’acceso all’esterno sono misteriosamente bloccate. Tutti sospettano del prossimo, ma esiste in realtà anche un altro personaggio, un uomo misterioso che indossa un guru e raffigurato in un quadro del teatro del 1700. Una leggenda vuole che esattamente cento anni prima, lo stesso giorno 15 febbraio, un avo della famiglia Davemant si era rinchiuso nel teatro con altre otto persone che vivevano con i suoi soldi e che volevano la sua morte, e li aveva uccisi tutti.

Un classico del lato oscuro del cinema, dialoghi rigidi, storia che da subito mischia e confonde giallo e mistero ma senza nessun effetto (compreso il trascinato finale), fotografia che cambia luce ad ogni diversa inquadratura, sceneggiatura da scarabocchi sparsi (minestrone farcito a sei mani, da Bennati, Paolo Levi e Biagio Proietti) il classico cinema che ha contribuito a dar lavoro. Budget limitato, sceneggiatura da quattro soldi, attori da tre monete, fotografia da due spiccioli, l’ultimo fiorino è stato quello speso meglio, per il ballo di Paola Senatore sulle musiche di Carlo Savina, scena che anticipa un abbraccio incestuoso (c’è proprio di tutto in questo film). L’effetto scream, l’urlo terrorizzato di donna, uno dei punti di forza del cinema di genere, in questo lavoro è sfruttato con regola. Janet Agren è la quasi moglie di Patrick, prima ospite a morire, Paola Senatore invece la figlia. Il teatro nel qual è girato il film è il Gentile di Fabriano.

 

 

Bucci Mario

[email protected]