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Il responsabile delle risorse umane - The Human Resources Manager
Anno: 2010
Regista: Eran Riklis ;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: Israele; Germania; Francia;
Data inserimento nel database: 20-12-2010


Il topos del viaggio è energicamente adottato dal cinema. Le chiavi di lettura sono molteplici. Una variante del viaggio contribuisce in modo ragguardevole ad accelerare le tensioni espressive e a mettere totalmente a nudo le pulsioni umane: il viaggio con una bara, vale a dire un funerale. Al Festival di Venezia di quest’anno ha avuto un gran successo un ‘’funerale’’ russo con Silent Souls (www.cinemah.com/neardark/index.php3?idtit=1442). Ricordo un ironico attraversamento di Cuba con una bara in Guantanamera di Tomas Gutièrrez Alea e Juan Carlos Tabio. Dello scorso anno è un altro “funerale” israeliano: Simon Konianski (www.cinemah.com/neardark/index.php3). Ha un consistente consenso il binomio viaggio con morto perché ci ricorda sempre la destinazione finale della nostra vita. Possiamo essere felici, tristi, belli, brutti, ma tutti noi dobbiamo trapassare. Il feretro è sempre lì a ricordarcelo. Non possiamo fuggire da ciò. Perciò siamo ancora più deboli, diventiamo vulnerabili, corriamo alla ricerca di un riparo. Come se fossimo in punto di morte, sogniamo di regolare le nostre relazioni umane, bramiamo di chiudere i conti in sospeso, desideriamo riprendere a vivere. Il responsabile delle risorse umane segue lo stesso ordine emotivo. E’ tratto da un romanzo dello scrittore israeliano Abraham B. Jehoshua. Gerusalemme, 2002. Una donna rumena muore in un attentato palestinese. Viveva sola in Israele. La famiglia è in Romania, non ha amiche, ma solo un lavoro in un gran panificio. Per qualche giorno il corpo giace all’obitorio e nessuno lo reclama. Esplode uno scandalo alimentato dalla stampa a causa della insensibilità della azienda: non si è accorta dell’assenza di una operaia dalla fabbrica. Il responsabile delle risorse umane è incaricato a rimediare all’errore e a riportare in Romania la salma. La storia del film si incentra su di lui. Di lui e del suo passato non sappiamo molto. E’ sposato, ma vive in un grande albergo da solo. La figlia si sente trascurata dal padre. “Anche quando ci sei riesci ad essere assente”. Ha un rammarico, ha un peso a noi sconosciuto. Non si sente libero, non è felice, non si realizza. E nuovamente alla ricerca di se stesso ma non riesce a trovare una direzione soddisfacente. E’ una persona inquieta. E’ lui stesso a confermare: “Non ci sono mai”. Questo dilemma ed angoscia saranno accentuati durante questo viaggio assurdo e paradossale. Soprattutto sarà sconvolto dall’incontro con il figlio della donna, un adolescente ribelle, ostinato; odia il padre ed il mondo intero. Con il ragazzo, il responsabile, darà vita ad uno scontro ed un successivo incontro consentendogli di trovare una minuscola via di uscita per sua esistenza. Comprenderà da dove deve ricominciare. Dietro la bara di ricongiungerà la famiglia della donna: il marito divorziato, il figlio recalcitrante, la madre e la comunità rumena dove era nata. Osservando tutto questo il responsabile dovrà affrontare la propria vita, dovrà sicuramente conoscerla meglio e prendersi delle responsabilità umane e sociali. Il ritorno a casa insieme alla bara da un significato alla narrazione. Entrambi, responsabile e donna uccisa, potranno trovare pace solo da dove erano partiti e solo insieme. Con un linguaggio yiddish, Eran Riklis, regista del Il giardino di limoni e La sposa siriana affronta la drammaticità della vita del responsabile. Ha momenti di ironia. I tanti personaggi “fasulli”: come il viceconsole, il giornalista corrotto, i soldati rumeni lo aiutano a creare un mondo beffardo. Il responsabile rimane a volte in ombra; un personaggio del genere ha indubbiamente dentro di se una cattiveria solo accennata nel film. Non siamo curiosi del suo segreto, siamo interessati al suo mondo. Sarà l’incontro con il giovane ragazzo a costringerlo ad aprirsi e riprendere quella umanità esaurita da tempo. Accompagnando la morte possiamo comprendere meglio la nostra vita. Se poi per molte miglia utilizziamo un blindato dell’esercito comunista su cui leghiamo la bara possiamo anche riflettere sulla campagna rumena e la semplicità di un mondo immutato nel tempo, come la tradizione cristiana ortodossa a cui tutti sono sensibili, a partire proprio dalle preghiere del ragazzo.