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Amore e altre catastrofi - Love and other catastrophies
Anno: 1996
Regista: Emma-Kate Croghan;
Autore Recensione: l.a.
Provenienza: Australia;
Data inserimento nel database: 06-03-1998


Love and Other Catastrophies (Amore e Altre Catastrofi), di Emma-Kate Croghan. Soggetto, Stavros Andonis Efthymiou. Sceneggiatura, Yael Bergman, E.-K. Croghan, Helen Bandis. Con F. O'Connor, A. Garner, R. Mitchell, M. Dyktynski, M. Day, K. Gyngell. Australia, 1996.

Esordio della giovanissima Emma-Kate Croghan (24 anni), "Amore e altre catastrofi" è stata una delle rivelazioni dell'ultimo Festival di Venezia. La storia si svolge nell'arco di ventiquattr'ore: protagoniste principali, due studentesse universitarie con i loro problemi sentimentali, economici, burocratici, di studio... ma soprattutto sentimentali. La regista segue i percorsi e le vicissitudini delle due ragazze, alternandoli a quelli dei coprotagonisti: percorsi che si intersecano a più riprese, per poi unirsi felicemente nel finale (leggi, happy-end). "L'Amore": è la catastrofe principale nella vita delle due donne; una è alla ricerca dell'uomo ideale e nel frattempo crede di innamorarsi di un tenebroso studente (che lavora part-time come gigolò), l'altra (omosessuale) si lascia con la propria compagna perché teme un legame troppo impegnativo, si pente immediatamente dopo e si trova a lottare contro il proprio orgoglio. "Altre Catastrofi": piccole e grandi, ovvero: organizzare la festa di inaugurazione della nuova casa; farsi firmare da un professore improvvisamente deceduto un permesso di trasferimento in un'altra università; vedersi attribuire una multa salata dalla biblioteca senza ragione e non avere i soldi per pagarla; trovare un nuovo coinquilino per dividere le spese d'affitto; scoprire dopo aver fatto carte false (letteralmente) che il professore per cui si vuole cambiare università è stato trasferito in Francia; portare a termine una tesi su "Doris Day: guerriera femminista"... Tuttavia, risolte le catastrofi amorose tutto sembrerà più roseo e meno angosciante. La Croghan gira in super-16mm. e racchiude il film tra due sequenze simulatamente amatoriali, sporche, montate in camera (trattate in modo tale da risultare come dei super-8 vecchi o girati con pellicola scaduta): nella prima, quella di apertura (titoli di testa), vediamo le due protagoniste e la compagna di una di esse arredare la nuova casa, felici e contente (insomma, prima della "catastrofe"); la seconda, quella di chiusura (che precede i titoli di coda), ritrae il gruppo di amici e di coppie che si è composto durante la festa di inaugurazione della nuova casa (felici e contenti durante un pic-nic di compleanno, ovvero: dopo la "catastrofe"). La Croghan ripropone un taglio registico analogo nelle sequenze durante la festa, simulando, questa volta, riprese-"souvenir" fatte con una videocamera; il risultato è forse più realistico, ma meno efficace. Sono i tre momenti in cui la ricerca di soluzioni formali vagamente sperimentali, per quanto già viste, è più esplicita; ma nell'intero arco del film la regista propone un taglio che suggerisce rimandi ad un'ipotesi di cinema sporco, povero, con piccoli scarti in direzione documentaristica, camera a spalla, talvolta apparentemente montato in macchina... in sostanza: una parvenza di amatorialità, o comunque di allegra distanza da pulizia ed ordine patinati, si insinua quel tanto sufficiente da valere alla pellicola, sommandosi alla materia narrata, gli aggettivi di "leggero", "fresco", "giovane" da parte della critica e del pubblico. La Croghan, dunque, si accoda alla ondata di giovani registi (leggi, "Clerks", Sundance Film Festival & Co.) che fanno "di necessità virtù": le opzioni registiche di cui sopra, esacerbando la natura ed i limiti del low-budget, li riscattano elevandoli a cifra stilistica. E come dimostra il box-office sembra essere una formula vincente, soprattutto quando supportata da una esplicita voglia di raccontare e raccontarsi (l'autobiografismo, o quantomeno la scelta di protagonisti generazionalmente vicini ai registi, sembra essere un'altra delle costanti). Un altro elemento che gioca a favore del successo di questa come di molte analoghe operazioni è la qualità delle interpretazioni dei giovani attori: pienamente nella parte, credibili, naturali, sicuri, brillanti (in una parola, bravi). Se, infine, si innestano stacchi musicali rock il gioco è fatto. "Amore e altre catastrofi" rappresenta la versione meno patinata, meno melò, più credibile (e forse più genuina) del filone inaugurato da "Giovani Carini e Disoccupati", "Singles" ecc. Divertente, con buoni sentimenti - senza scadere nel caramelloso: veloce, immediato e un po' furbetto.