La
grande rapina al treno. Edwin
Stanton Porter. 1903.
U.S.A.
Attori: Max
“Broncho Billy” Aronson, George Barnes, Frank Hanaway, Mark Murray
Durata: 12’
Titolo originale: The great train robbery
Un gruppo di delinquenti fa irruzione nell’ufficio di una
stazione ed imbavaglia il funzionario telegrafista. Appostandosi sotto una
cisterna vicino alla ferrovia, salgono furtivamente sul treno quando questo si
ferma a fare rifornimento. Uccidono il custode del vagone merci e fanno saltare
in aria una cassa di valore. Riescono a conquistare anche la locomotiva dopo
aver ucciso uno dei due macchinisti. Fatto fermare il treno, derubano prima
tutti i passeggeri, uccidendone uno che aveva provato a darsi alla fuga, e poi
si fanno trasportare dal macchinista in un punto della foresta dove hanno
nascosto i cavalli. Il funzionario imbavagliato riesce comunque a liberarsi
grazie all’intervento della figlia e ad avvertire alcuni pistoleri della rapina
al treno. Inseguendo i malviventi, il gruppo di pistoleri riuscirà ad ucciderli
tutti ed a recuperare il malloppo.
Riconosciuto come il primo western della storia del
cinema, ricco di elementi drammatici (l’irruzione del fatto nella scena
del ballo), prodotto dalla Edison Company, il film di Edwin Porter, artigiano
di origini scozzesi, si rifà ad una storia vera (a sua volta utilizzata anche
per una rappresentazione teatrale) e della quale si assume l’incarico di
scriverne la sceneggiatura e di farne da fotografo. Sebbene manchi ancora una
teoria del linguaggio narrativo cinematografico, ne sono presenti già parecchi
elementi: c’è già la profondità di campo (il treno che arriva alla stazione e
che s’intravede dalla finestra, il movimento degli attori in direzione della
macchina da presa nelle scene in cui c’è la colluttazione sul treno e quando un
passeggero cerca di fuggire, tutti campi medi e lunghi); si utilizza un set
mobile per rendere reale quanto accade sul treno (il vagone aperto fa vedere il
fondale che scorre velocemente); ci si avvale per la prima volta del montaggio
per le 14 sequenze (Porter è considerato lo scopritore del montaggio secondo
Franco La Polla su Cinema di tutto il mondo di Alfonso Canziani,
il primo a rivoluzionare il tempo narrativo slegandolo dalla sua coincidenza
con quello reale) e soprattutto si cerca di colpire lo spettatore, in
questa pellicola quasi nel vero senso della parola, con i sei colpi sparati dal
bandito (interpretato da George Barnes) direttamente in macchina, sul pubblico,
a fine pellicola. Proprio a tal riguardo si ricorda che questa scena fu
aggiunta all’opera originale e che una volta distribuita, nelle istruzioni
per i protezionisti, si diceva che poteva essere messa in testa, in coda o nel
mezzo (Enrico Ghezzi – Paura e desiderio), senza che avesse avuto un
contesto temporale e narrativo legato al resto del lavoro. Questa particolarità
contribuì a rendere celebre non più la pellicola in quanto tale (che comunque
ottenne un grosso successo) ma l’idea che del cinema se ne poteva fare un’arte
in movimento (il movimento del segmento cinematografico all’interno dello
stesso film). Elementi di finzione rimangono le scenografie (la porta che si
richiude dell’ufficio è visibilmente di cartone come il resto del set) ed il
fantoccio che sostituisce lo stunt (quando un bandito scaraventa il macchinista
giù dal treno). Quella che Porter riprende è comunque una realtà che ha
elementi di finzione estremamente violenti (guardare i colpi del bandito al
macchinista) e che fece di questa drammatica ferocia il proprio successo:
costato 150 dollari fu stampato in centinaia di copie e venduto a 11 dollari a
copia (il Morandini 2003). Le riprese furono girate nel settembre del
1903 a Dover, nel New Jersey, lungo la ferrovia della Delaware-Lackawanna and
Western. Alcuni dizionaristi si riferiscono a questa pellicola con il
titolo di Assalto al treno (Paolo Mereghetti e Alfonso
Canziani)
Bucci
Mario
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