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Perez
Anno: 2014
Regista: Edoardo De Angelis;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: Italia;
Data inserimento nel database: 09-09-2014


“La vostra parola non vale un cazzo.” Anche quest’anno, alla Mostra del cinema di Venezia, le monocordi tematiche mainstream degli intellettuali italiani non si potevano evitare. Potevamo scansare un’edizione della Mostra senza dei film su Berlusconi? o sulla mafia? Assolutamente no. Non ho visto, ma forse mi sarà sfuggita, la storia sull’immigrato buono bravo poeta. Fortunatamente parlare di questi argomenti sta provocando perfino a qualche autore un senso di vertigine. Riconquistare gli spazi mentali sta diventando una sopravvivenza. Perez di Edoardo De Angelis è un film di genere, è un noir al cento per cento, costruito con questa finalità e obbedendo a tutte le sue regole. La mafia c’entra, e anche molto, ma è come nelle storie di Camilleri del commissario Montalbano. La Sicilia è circondata da mafiosi ma il commissario è impegnato nelle sue storie personali, la vede, la percepisce ma non si pestano i piedi più di tanto. Napoli ci sommerge totalmente, si parte dal Vesuvio per tuffarsi poi in un palazzo di vetro. Dei legali litigano per procacciarsi dei clienti. Distante da loro c’è l’avvocato Perez. Egli è all’ultimo posto nella scala alimentare della procura: quando addirittura gli avvocati d’ufficio sono ripudiati, entra in gioco lui. Perez è il classico personaggio da noir: un lavoro frustrante, mal pagato, con una famiglia disgregata, moglie assente, una figlia ribelle che s’innamora di un mafioso, depresso, senza amici, attaccato alla bottiglia di whiskey. Perez senza volerlo si trova coinvolto in una vicenda adrenalinica. Si cavalca fra un finto pentito mafioso fino ai problemi sentimentali della figlia. Egli deve risolvere l’impossibile cercando di salvare i rimasugli della sua vita. Primi piani, un montaggio vibrante, azione quanto basta, dei caratteri degnamente delineati, una tromba a occupare i silenzi e i vuoti, una base di colore nero e scuro. Alcune depressioni tipiche come la voce fuori campo dello stesso Perez. Bisogna apprezzare il noir espresso con giudizio da Edoardo De Angelis, riconoscergli di aver mantenuto un filo umano alla storia, una dose di suspense, una struttura lineare con qualche intreccio nella storia. L’unica sottigliezza politica potrebbe essere la diffidenza nei confronti del pentito: “Vi invito a verificare meglio le dichiarazioni degli altri.”