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The Childhood of a Leader
Anno: 2015
Regista: Brady Corbet;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: UK; Ungheria; Francia;
Data inserimento nel database: 21-10-2015


“Ti volevamo bene, ci mancherai.” Conclusa la prima guerra mondiale, iniziarono le trattative fra vinti e vincitori. Il Trattato di Versailles del 1919 fu repressivo e costoso per gli sconfitti tedeschi. Le pesanti conseguenze, i danni da pagare, saranno ritenute dei motivi della vittoria popolare di Hitler. Collegamento fra l’accordo e la futura nascita della dittatura è sperimentato in The Childhood of a Leader del giovane regista americano Brady Corbet: “The childhood of a leader parla di eventi che hanno definito e sconvolto il 20esimo secolo (gli eventi del film coprono gli anni tra il 1918 e il 1933): tirannia, violenza, guerre.” Le prime immagini sono scene di battaglie della prima guerra mondiale, passate le quali si arriva in un paesino della Francia. Un americano, importante collaboratore della segreteria di stato del Presidente Wilson, e sua moglie, si sono trasferiti in Francia per seguire e organizzare il trattato. Con essi loro figlio. Il bambino prima canta in chiesa, nelle prove della cerimonia di Natale e poi scaglia delle pietre contro i presenti. Perché si è scatenato contro dei pacifici sconosciuti? Il ragazzino è il centro della storia. Tutto si accentra su di lui, perché siamo di fronte non al classico bambino irrequieto, ma a qualcosa di più. C’è qualcosa di oscuro, di nascosto, di tenebroso. Vivono in una grande casa cupa, con fioche luci. Tutto all’interno è bianco e nero. Il marito e un amico stanno parlando dei grandi sistemi della vita. Nella villa il figlio imperversa, ha una personalità diabolica, e soprannaturale. Tocca il seno della bell’insegnante di francese e successivamente la fa cacciare. Lo stesso accade alla beneamata domestica. Va in incandescenza quando lo scambiano per una bambina per via dei capelli lunghi. La situazione peggiora. Si scatena contro la madre e il padre. Chi è questo bambino? Perché è dispotico e manesco? Si stacca e nella scena finale ci stupiamo, ma forse comprendiamo chi sia diventato. Un film teorico, belle immagini, una musica forte e totale. Un soggetto presuntuoso e una sceneggiatura volutamente incomprensibile. Alcuni elementi sono interessanti, idealizzati, ma il soggetto è borioso eccessivamente arrogante e si finisce a essere incomprensibile. In ogni momento siamo in attesa di qualcosa. Ma il veloce finale non ci aiuta a dissipare la nostra tensione.