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Al Hubb Fawqua Hadabit Al-Haram - L'amore ai piedi delle pir
Anno: 1984
Regista: Atef Al-Tayeb;
Autore Recensione: Andrea Caramanna
Provenienza: Egitto;
Data inserimento nel database: 12-01-2001


La descrizione parossistica della macchina da presa a mano sul collo dei protagonisti sembra bloccare questi esseri umani nell

Al Hubb Fawqua Hadabit Al-Haram - L'amore ai piedi delle piramidi
Regia: Atef Al-Tayeb
Sceneggiatura: Mustafa Muharram
Fotografia: Said Chimi
Musica: Choukry
Interpreti: Ahmid Zaki, Athar Al Hakim, Ahmed Rateb, Nagah Al Mogi, Hanan Seliman, Nashed Roshdy, Nahed Samir
Produzione: Abdel Azim Al Zoghabi Film
Origine: Egitto, 1984, 125'
visto al Cinemamed. Il Cinema dei Paesi Arabo Mediterranei.
Retrospettiva: Il Cairo, una città illuminata dai suoi registi

La descrizione parossistica della macchina da presa a mano sul collo dei protagonisti sembra bloccare questi esseri umani nell'universo mentale della Regola nel momento in cui capiamo che il girovagare di Alì s'identifica con la frustrante ricerca di una ipotesi autentica di vita. La legge islamica assorbe completamente le esistenze della società umana. Eppure l'ortodossia religiosa è diventata altro, solo il riflesso lontano della disciplina originale. Ali interroga un ministro del culto. Chiede cosa occorra perché un matrimonio sia giusto. Il sacerdote risponde che la cosa più importante è la volontà degli sposi, sono certamente secondari i problemi economici. Su questa frattura s'inserisce perfettamente il tono polemico del film, il quale non risparmia critiche dall'inizio alla fine alla grettezza mentale di un popolo che preferisce mentire sapendo di mentire. Come l'intellettuale che professa la parola, predica bene, ma razzola male. Infatti è elegantemente vestito e Alì riesce a parlargli mentre l'anziano saggio si fa lustrare le scarpe sorseggiando tranquillamente il tè, poi una limousine con autista l'attende per portarlo chissà dove. Da queste persone, ormai profondamente corrotte, Alì capisce che non avrà mai alcun consiglio utile. Per sposare la donna che ama non deve pensare. Non pensare corrisponde esattamente al rifiuto totale della serie di tradizioni familiari e sociali che hanno costruito la terribile prigione. La vera rivolta è realizzabile solo a patto di una netta infrazione. La fuga notturna verso le Piramidi per accendere finalmente il sogno dell'amore sincero, al di fuori delle combine familiari, è destinata a infrangersi nel controllo autoritario e repressivo che inizia dagli sguardi pettegoli dei vicini, dei colleghi o anche dei semplici sconosciuti, e le sbarre diventano la condizione ineliminabile di una società che appare per molti aspetti rassegnata. Se, infatti, Alì esprime chiaramente il suo rifiuto per il mondo che lo circonda, l'ufficio dove nessuno lavora, le famiglie che organizzano matrimoni che sono soltanto dei contratti economici, gli incontri ipocriti tra le famiglie dove si stabiliscono le spese d'affrontare per il corredo, tutti gli altri personaggi sono del tutto assoggettati. Anche l'amata Raga all'inizio è titubante, in seguito la proposta di Alì le appare come la più vera liberazione dalle catene.
La vicenda è raccontata con intenso furore, battute a vuoto, atmosfera tra rabbia e sogno surreale, sequenze scomposte che s'interrompono bruscamente seguendo l'umore dei personaggi. L'ambiente della città Il Cairo è un protagonista alternativo fortissimo ed efficace. Col suo traffico caotico di automobili, Alì che all'inizio rischia di essere investito. Le file interminabili, le pensioni malfrequentate, le caffetterie dove quasi ci si rifugia e le Piramidi che sono la testimonianza che settemila anni sono passati dalla loro erezione, ma l'amore, ai piedi delle mirabolanti costruzioni, è ancora proibito.