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Rjabinovyj Val’s – The Rowan Waltz
Anno: 2009
Regista: Alena Semenova; Aleksandr Smirnov;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: Russia;
Data inserimento nel database: 24-06-2011


“Il campo è campo. E’ terra.” La seconda guerra mondiale sta per finire. Nella Russia nord occidentale i tedeschi si sono ritirati sbrigativamente per convergere su Berlino. Dietro, per proteggersi, hanno lasciato sterminati campi minati. Dove c’era grano, dove c’era vita ora ci sono migliaia di strumenti vigliacchi e codardi pronti ad uccidere senza distinzione. In un piccolo villaggio russo sono rimasti solo donne, qualche bambino e dei vecchi. Intorno hanno solo vastissimi campi minati. Gli abitanti devono convivere con la morte. Tre soldati russi sono inviati nel villaggio per insegnare alle donne a sminare e ripulire – consentendo alla vita di ripartire – il territorio dalle mine. Questi tre soldati sono un maggiore, un capitano ed un esuberante ed ironico tenente. Sono giovani, belli, affascinanti. L’arrivo dei tre soldati in un ambiente totalmente femmineo avrà l’effetto di un’esplosione. Si aprono confronti, gelosie, desideri, invidia. Un gruppo di signore e signorine, belle, desiderose e sognanti possono essere tremendamente pericolose. Il film pulsa di femminilità. Ecco lo sguardo femminile del cinema russo. Quello di donne rimaste sole, ma capaci di prendere possesso della propria vita e di quella degli altri. Sono in grado di difendersi, di diventare valide sminatrici. Gli uomini sono un segno arrivato dal cielo, sconvolgente, scioccante. La forza delle donne è completa, totale. Il film alimenta questa vigoria, creando caratteri decisi, volitivi. A volte utilizza l’arma del dubbio. Il dolce paesaggio crea il contrasto con il terrore delle mine. Oppure la sottile ironia; come la carrellata sulle mine e la descrizione sensuale delle stesse. Le donne le prendono, le trattano con rispetto e curiosità. Oppure il sacrificio delle bambole, offerte alla terra per risparmiare altre vite. Il finale è un segno d’amore nella miseria della guerra. Ma pure di forza e di tempra. Le donne inquadrate come un plotone, visi convinti e truci, partono per il loro pericoloso lavoro. Devono ripulire le campagne, devono tornare a vivere. E loro, possono riuscirci, è inutile aspettare gli uomini.