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Rosa e Cornelia
Anno: 2000
Regista: Giorgio Treves;
Autore Recensione: Andrea Caramanna
Provenienza: Italia;
Data inserimento nel database: 04-07-2000


Rosa e Cornelia

Visto al Taormina Film Festival 2000Visto al
Taormina Film
Festival 2000

Rosa e Cornelia
Regia: Giorgio Treves
Sceneggiatura: Remo Binosi, Francois De Maulde, Giorgio Treves dalla commedia teatrale "L'attesa" di Remo Binosi
Fotografia: Camillo Bazzoni
Montaggio: Carla Simoncelli
Interpreti: Stefania Rocca, Chiara Muti, Athina Cenci, Massimo Poggio, Daria Nicolodi, Massimo De Rossi
Produzione: Grazia Volpi, Gierre Film-Film Tre
Origine: Italia, 2000, 90' min.

Nella contrapposizione frontale, diretta, tra due giovani donne il film di Giorgio Treves tenta di cogliere i sentimenti dei personaggi, le emozioni, che in un impetuoso crescendo deflagrano in scene climax. L'ambientazione, una villa di campagna del Settecento, lontana dagli sguardi del mondo sociale, ha il fascino della costrizione claustrofobica che prepara, nutre, le pulsioni istintive, guidandole inesorabilmente verso l'esplosione. Perché tutti gli elementi, cose e personaggi, intorno a Cornelia e Rosa, spingono per isolarle. Non solo la casa solitaria, ma la lontananza fisica dei genitori, e la custodia vigile, quasi carceraria, di Piera, l'anziana nutrice, e Lorenzo, unica inquietante presenza maschile. Il film procede seguendo con attenzione i minimi gesti delle due donne, verso un recupero dei sensi, soprattutto quelli intorpiditi di Cornelia, ragazza viziata di illustre famiglia, che è un semplice oggetto per i genitori, il cui unico interesse è di sposarla a un ricco e influente duca francese. L'opposizione tra Cornelia e Rosa è l'apparente diversità tra classi sociali. Divisioni culturali che tendono facilmente a sciogliersi di fronte a temi universali quali l'amore e il sesso. Eppure nonostante questa evoluzione sia abbastanza prevedibile e scontata, il testo diventa molto oscuro e pessimista. Il cambio di umore è quanto mai percepibile.
Il rapporto tra Cornelia e Rosa, dall'iniziale conflitto alla affettuosa gioia culmina nel bacio di tenerezza e nell'intimità sensuale che le due fanciulle si sono confidate, mentre la gravidanza di entrambe è rappresentata al pari delle altre energie primordiali.
Non solo le forze naturali, coi temporali che spaventano Cornelia, e la pioggia scrosciante, ma anche le forze maschili, che strutturano la società secondo l'inflessibile gerarchia patriarcale. Uomini insomma che non avevano molti scrupoli a rinchiudere la figlia e uccidere il figlio "bastardo". Nel personaggio di Lorenzo c'è una curiosa miscela di sentimenti, che rende ancora più cupa la rappresentazione del genere maschile nel diciottesimo secolo. Prima il fidato sgherro della famiglia si intenerisce per un coniglio al punto che sembra soffrire perché la serva Piera ne sta squartando uno sotto i suoi occhi; poi uccide con assoluta tranquillità la serva Rosa, confermando chiaramente che a quei tempi la vita di una donna valeva quanto quella di un coniglio.


Conferenza stampa con Giorgio Treves, Stefania Rocca, Chiara Muti, Remo Binosi, Grazia Volpi, Carla Simoncelli

Come è avvenuto l'incontro con il testo di Binosi?
Treves: Alcuni anni fa mi capitò di vedere a teatro"L'attesa" - con Elena Crippa e Elisabetta Pozzi - c'era in sala una grande emozione, pensavo fosse possibile portare il soggetto sul grande schermo per questa storia così forte.

Hai cambiato molto rispetto all'opera teatrale?
Treves: Naturalmente i linguaggi cinematografico e teatrale sono molto diversi, ho lavorato soprattutto su alcuni personaggi, aggiungendo peraltro le figure del padre e della madre di Cornelia che nel testo teatrale non apparivano mai.

Rispetto alle fonti classiche, come la tragedia greca, che rapporto trova col suo film?
G. Treves: I miti classici sono senz'altro molto vivi, anche se spesso non al livello cosciente. D'altra parte le storie, il cinema, sono tutti racconti universali. Se vediamo i manuali di sceneggiatura, o semplicemente di scrittura, alla base ci sono sempre i miti principali.

Volevo sapere qualcosa sui personaggi femminili e se le attrici avevano trovato delle somiglianze con la loro vita privata
C. Muti: Quando si tratta di personaggi vissuti in tempi così lontani è difficile trovare delle somiglianze. Comunque anche in un ruolo lontanissimo ho cercato di mettere dentro il personaggio sfaccettature anche ignote della propria personalità. La solitudine dell'infanzia mi ha legato al personaggio di Cornelia. La solitudine è anche il tema centrale che si riflette sui rapporti di Cornelia con il mondo esterno così mediati dalla stessa serva e dai genitori freddi e distaccati.

A proposito del dialetto veneto...
S. Rocca: Ho studiato parecchio gli accenti con un'attrice, è stato comunque molto divertente

Alla produttrice vorrei chiedere se il film ha incontrato difficoltà ad essere realizzato...
G. Volpi: All'inizio ero un po' spaventata, almeno dopo la prima lettura del testo, però mi era rimasto dentro questo legame dei personaggi con forze arcaiche come la gravidanza; c'era anche il rischio del ridicolo per alcune scene, affidate alla bravura delle attrici.

Quali sono i temi comunque attuali nonostante l'ambientazione nel passato?
S. Rocca: È comunque il bello del film, per i temi fondamentali dell'universo femminile

C. Muti: Per me è la stessa cosa, credo ci siano ancora forme di snobismo e razzismo ed è ancora fortissimo il tema della solidarietà e delle ragazze madri.

R. Binosi: Sono molto soddisfatto del risultato, considerato che la mia immaginazione partiva dalla semplice scrittura ho visto un po' tutti i momenti successivi delle trasposizioni, anche in lingue straniere. Sapevo quanto gratificante e doloroso lavorare sulla stessa storia eppure vedere dei risultati sempre completamente diversi. Per quanto riguarda la contemporaneità la storia è stata costruita, senza alcun rigore filologico, su stereotipi e la stratificazione di miti, il rapporto servi padroni, i conflitti, la vita, la morte ecc. Volevo inoltre sottolineare come tra le due giovani donne si crea un rapporto animale, un rapporto fisico molto forte e che arriva a domande fondamentali: cos'è l'amore, la morte, il sesso ecc. Non è facile per le attrici accettare lo stereotipo come elemento di espressione

G. Treves: Ho cercato di trasmettere il più possibile le emozioni fondamentali, provocando i singoli apporti di fronte alla materia, e anche in sede di montaggio con Carla Simoncelli ho cercato il suo contributo forte, di un'altra donna.

C. Simoncelli: il film mi ha appassionato per l'intensità delle tematiche femminili.

Il bacio lesbico: è metaforico o è qualcos'altro?
R. Binosi: Uno dei problemi di Cornelia è quello di non essere toccata e quindi baciata. Il contatto dunque che manca tra madre e figlia. Rosa invece risulta più toccata "quella volta l'ho fatto con gusto e se ci resto me lo tengo", ma proprio per questo non toccata. Cornelia ha la possibilità di stabilire finalmente un contatto anche in un ambiente molto chiuso. È importante naturalmente la contrapposizione dei personaggi femminili con lo stereotipo maschile, e soprattutto le differenze nella cultura dei padroni e dei servi.

G. Treves: Il bacio lesbico sarebbe un'etichetta limitativa, è invece un segno di riflessione o di libertà, l'importante è che avvenga, magari fuori dei ruoli.