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Comédia Infantil
Anno: 1998
Regista: Solveig Nordlund;
Autore Recensione: Adriano Boano
Provenienza: Svezia; Mozambico; Portogallo;
Data inserimento nel database: 08-03-1999


Comédia Infantil

Regia: Solveig Nordlund
Soggetto: Henning Mankell
Interpreti: Sérgio Titos, João, ManjaAdelino Branquinho, Lilia Momple
Formato: 35 mm.
Provenienza: Svezia/Mozambico/Portogallo
Anno: 1998
Durata: 92'


Comédia Infantil

Se mettiamo a confronto Nelio e Bomba, i ragazzini della foto catturata dal film con quelli pubblicati dalla rivista Africa non rileviamo alcuna notevole differenza, eppure il film rifugge fortunatamente da qualsiasi tentazione neo-realista. Fin dal primo fotogramma occupato dal fuoco del forno del panettiere, che funge da costante nell'opera di Solveig Nordlund, la storia prorompe come narrazione e non come realtà: è un racconto di magia visto con gli occhi del bambino ritenuto un curandeiro dai suoi compagni di strada. Ma lo straniamento si acuisce con il proseguimento di quella sequenza che dal primo piano sul panettiere nel suo antro si sposta sul palcoscenico del teatro annesso al forno attraverso lo sparo che penetra quello spazio magico. Con questo veniamo a conoscenza dell'epilogo, rivelato solo al termine nei suoi dettagli, altrettanto inquietanti per la caratterizzazione dei personaggi che popolano Maputo e l'immaginario dei suoi meninos de rua, di cui è un intenso interprete Nelio (impersonato dal decenne non attore Sergio Titos). Quella messinscena sul palco del teatro consente al film di non scadere nella descrizione di bambini travolti dalla guerra a cui ci abituò il nostro cinema post-bellico e preferisce dare rilievo alla personalità di un ragazzo in grado di condizionare la vita di coloro che vengono a contatto con il suo potente "spirito", quello stesso che egli dice di voler liberare sul tetto dove viene adagiato dal panettiere e dalla quale fa cadere l'intera storia che coinvolge sia il Mozambico e le sue miserie, sia la splendida affabulazione che si nasconde dietro le capanne della campagna dall'incendio dalle quali prende le mosse il messaggio quasi evangelico che il bambino affida al panettiere.

Non c'è sacralità nell'atteggiamento di Nelio, semplicemente adotta la figura del panettiere pregna di significati metaforici accentuati dalla fotografia, elevandolo al rango di testimone dei suoi incontri dal momento dell'incendio del suo villaggio: di nuovo il fuoco dà inizio al racconto e sarà anche fine dello stesso con il rito eucaristico un po' naïf e per nulla cristologico della distribuzione del pane (quel pane che per tutto il film viene ripreso con un'attenzione prolettica mai fastidiosa e la cui potenza scaturisce dall'apparentamento con lo spirito che pervade il bambino dato dagli elementi che lo costituiscono, ribaditi dalla canzone che accompagna l'insegnamento: "Il pane si fa ricominciando sempre con acqua e sale, acqua e sale") cotto nel forno in cui Nelio chiede di essere cremato. Purtroppo possiamo rivelare senza patemi l'intera trama del film perché, se lo avete perso al Sesto Festival del Cinema delle Donne di Torino, non lo vedrete mai, ringraziando la distribuzione scandalosa che affligge l'intera penisola.

Oltre ai meninos de rua e al panettiere un'altra figura positiva di questa congrega di spostati è la proprietaria del teatro, Doña Esperancia, moglie dell'ultimo governatore, che aveva contribuito a deporre, consapevole della agonia del bambino e pure del racconto che si protrae anteposto a qualsiasi cura, allargandosi come la macchia di sangue che accompagna il sapore del vento, sul soffio del quale assistiamo ai lavori della madre prima del massacro da parte degli uomini mascherati da scheletri: non sono immagini peregrine perché gli stessi arnesi che servivano come mortaio per preparare il cibo verranno usati dal peggiore dei guerrieri che occupano l'incubo di Nelio per fracassare vivo un neonato strappato alla madre, sequenza che non ci viene risparmiata, ma che è priva del compiacimento documentaristico di certi telegiornali, perché fa parte della formazione del curandeiro scampato al rogo del suo villaggio solo per essere catturato in un'alba livida. Però il vero momento clou per il destino di Nelio è riflesso nella sottile fessura dei suoi occhi di brace, che prendono la decisione di essere solidali con il suo compagno di prigionia, condannato dall'aguzzino che ne pretenderebbe da Nelio l'esecuzione; il giovane attore un istante prima di farlo riesce a comunicarci con gli occhi che avrebbe sparato sull'aguzzino anziché sul suo compagno di prigionia. La sua fuga da quel momento in poi è costellata di incontri emblematici, incantati, quasi onirici e imbevuti di animismo, quasi che la natura stessa per quel gesto di altruismo lo volesse nascondere: il primo è la donna lucertola, la quale sarà la sua protettrice lungo tutto il film, seguita dal nano Yabu Bata in grado di evocare gli spiriti e di accompagnarlo fino a Maputo ("In città puoi scomparire: ci sono tante persone e uno in più o uno in meno non fa differenza" è la descrizione del destino di tanti giovani orfani che popolano la capitale africana): sono figure che adempiono la loro funzione di aiutanti magici e poi la cinecamera si gira a ritroso e ne svela la sparizione. Forse rappresentano fantasie nel delirio del ragazzino moribondo sotto la tettoia, ma culminano tutte nella piccola albina, che nella tradizione africana "significa morte", come già avveniva in Ainsi soit-il del senegalese (e quindi molto lontano a significare la pervicacia della credenza, ma anche l'associazione immediata degli africani tra bianco e morte) Gaye Ramaka; una morte non certo temuta e degna conclusione del racconto.

Il primo incontro cittadino è con il Señor Castigo, uno sfruttatore di minori, costretti a versargli le elemosine recuperate, al controllo del quale il giovane ribelle sfugge, rivelando l'importanza rivestita dalla sua storia: diventa intuitivo che il suo destino è quello di insufflare ai tanti ragazzi di strada schierati in massa davanti al teatro-panetteria il suo spirito irriducibile e indomabile affinché si possano liberare dalle vessazioni. Già prima del suo sacrificio rivestiva una figura carismatica nel gruppo da quando aveva affrontato il Señor Castigo e aveva sentito "la puzza di morte che esalava" prima che questi finisse sotto un camion. Da quel momento la banda della lucertola penetra in un supermercato e gozzoviglia in una casa, ma quando sparisce l'albina comincia il degrado e la perdita dei poteri. Questi servono ancora per salvare Bomba, facendogli incontrare i genitori sull'isola in cui i vivi incontrano i morti e si sconfigge la paura, poi "ho sognato che morire non è facile".

Il panettiere porterà la sua storia anche fuori della città dopo averla distribuita ai diseredati per infondere loro coraggio e coscienza.