Lo
sceicco bianco. Federico
Fellini. 1952.
ITALIA.
Attori: Alberto Sordi, Brunella
Bovo, Leopoldo Trieste, Giulietta Masina, Ernesto Almirante
Durata: 85’
Roma. 1951. Wanda e Ivan Cavalli,
in viaggio di nozze, arrivano nella capitale per incontrarsi con i parenti di
lui che hanno organizzato un incontro con il Papa nel giorno in cui il
pontefice accetta le visite delle coppie appena maritate. Mentre il marito si
riposa in albergo però, Wanda va in Via 24 maggio dove c’è la sede di un
diffuso giornale fotoromanzo e dove il suo attore preferito, Fernando Rivoli,
lo sceicco bianco, le ha risposto per corrispondenza assicurandole che
l’avrebbe incontrata. La donna, il cui nome di fan è bambola appassionata,
stordita dal mondo dello spettacolo si lascia caricare assieme alla troupe per
raggiungere il set sulle spiagge fuori Roma. Ivan intanto s’accorge della fuga
della moglie e, davanti ai parenti, finge che Wanda si sia sentita male.
Cercando una strada per tornare a Roma, Wanda incontra proprio il suo idolo, lo
sceicco bianco il quale, dopo averle offerto qualcosa al bar ed aver danzato
con lei, la porta sul set facendole interpretare una piccola parte. Ivan
continua a fingere il malanno della moglie davanti ai suoi parenti mentre
durante la pausa pranzo sul set Fernando ci prova con la donna su una piccola
imbarcazione al largo, ubriacandola di manierismi sentimentali e cialtroneschi.
Dopo pranzo, a teatro con gli zii, Ivan chiama per l’ennesima volta in albergo
per controllare se la moglie ha fatto rientro ed alla risposta negativa del
portiere decide allora di rivolgersi alla polizia. Fernando e Wanda intanto,
fanno ritorno sul set dopo quasi tre ore (durante le quali però l’uomo non è
riuscito a sedurre la donna) e dove li attendono quelli della troupe infuriati
e la moglie di lui, Anita, che da vita ad una scenata che travolge anche la
giovane sposina. A notte, fuggita dal set, Wanda rimane sola sulla spiaggia
mentre Ivan, a Roma, vaga per le strade alla ricerca della moglie. La donna
riesce finalmente a trovare il modo di tornare in città ma giunta davanti
all’albergo è colta da un rimorso e tenta un improbabile suicidio. Al mattino,
rientrando dalla lunga notte, Ivan è chiamato, dall’ospedale dove sua moglie è
stata condotta dopo il fallito suicidio e la raggiunge portando con sé i
vestiti di quella. Senza domandarle spiegazioni, la obbliga a presentarsi
all’appuntamento con i parenti ed a rispettare l’invito del Papa. Sulla strada
che li separa dal pontefice Wanda giura al marito di essere stata una donna fedele
e che si è trattato di un equivoco.
Prima pellicola del regista
romagnolo dopo la mezza esperienza con Luci del varietà (1951) condivisa
con Alberto Lattuada ed un anno prima del grande capolavoro, I vitelloni
(1953). Spunto di partenza è il soggetto
scritto in collaborazione con M. Antonioni e T. Pinelli, la storia di una
coppia di meridionali, lui pragmatico ma debole mentre lei romantica ed illusa,
entrambi in cerca della benedizione dei modelli conservatori (legame
famigliare, senso del matrimonio) e che s’imbattono invece nella finzione di
una rappresentazione da fotoromanzo. Punto d’incontro, l’auto che sopraggiunge
vicino il bar dove lo sceicco bianco offre da bere a Wanda, la musica che esce
dallo stereo, e la realtà che si trasforma in finzione, come se fosse una
storia d’amore irreale, come se fosse il cinema, la fabbrica dei sogni. Molto
bravi i due attori principali maschili, Leopoldo Trieste e Alberto Sordi, che
verranno richiamati dal regista l’anno dopo, entrambi per partecipare ad I vitelloni;
interessante il gusto e la passione del regista per i sogni della gente comune
e la parata di personaggi mediocri, spunti che caratterizzeranno tutte le
future pellicole. Colonna sonora di Nino Rota, in futuro più volte
collaboratore di Fellini, e cameo di Giulietta Masina nel ruolo della
prostituta Cabiria, una delle due donne con le quali Ivan si confessa.
Sceneggiatura dello stesso Federico Fellini con la collaborazione di Ennio
Flaiano e T. Pinelli. Per i primi accenni barocchi, nelle sequenze sulla
Roma dell’anno santo e sulla deformazione, si è parlato di “espressionismo
candido” (Cristina Bragaglia – Cinema di tutto il mondo a cura di Alfonso
Canziani). Per un attimo solo, mentre Ivan rincorre sua zia per le scale
dell’albergo, si nota l’ombra dell’operatore alla m.d.p. sulla parete.
Bucci Mario
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