Il
demone sotto la pelle. David Cronenberg. 1975. CANADA.
Attori: Paul Hampton, Joe
Silver, Lynn Lowry, Allan Magicovsky, Susan Petri, Barbara Steele
Durata: 87’
Titolo
originale: The
parasite murders o distribuito anche come Shivers, they came from whitin,
frissons.
Toronto. Canada. Uno spot
pubblicitario introduce il complesso residenziale L’arca di Noè,
sull’isola Starliner. Caratterizzato da tutti i conforts, lontano dalla città,
il complesso è una struttura completamente autonoma, dotata anche di un
ambulatorio medico. Una coppia di giovani svedesi vi arriva per affittarne un
appartamento. Nello steso momento, in un altro appartamento, un uomo anziano
uccide la giovane Annabella Brown e dopo averle aperto lo stomaco con un
bisturi, si taglia la gola anch’egli. Nicholas Tudor, un inquilino del
complesso, che di lavoro fa l’assicuratore, quella stessa mattina passa
nell’appartamento della ragazza e, visto il massacro, si rifugia nel suo
studio. A denunciare il ritrovamento dei cadaveri è invece il dottore della
clinica privata de L’arca di Noè, Roger St. Luc, contattato dall’anziano uomo
proprio quella mattina. L’uomo, il professor Emil Hobbes, era una sua vecchia
conoscenza universitaria. Mettendosi in contatto con il dipartimento del
professore, Roger conosce Rollo Linsky, l’assistente di quello, che lo informa
degli esperimenti che il professore stava conducendo su dei nuovi parassiti in
grado di sostituire gli organi umani malati. Nicholas Tudor nel frattempo, è
colpito da strane convulsioni e giunto a casa espelle dalla sua bocca un verme
che si rifugia nei condotti dell’aria condizionata. Nella clinica privata del
complesso residenziale, il dottor St. Luc riscontra in un paziente che aveva
avuto rapporti sessuali con Anabella Brown, un’anomalia nello stomaco, la
stessa che preoccupa la moglie di Nicholas Tudor che si rivolge al medico per
far visitare il marito. Il professore accetta ma poco dopo è ancora una volta
contattato da Linsky che lo mette al corrente del fatto che la ragazza uccisa
era stata usata da Hobbes come cavia dei suoi esperimenti su particolari
parassiti in grado di reagire solo all’istinto della violenza e dell’attrazione
sessuale. Nel frattempo il verme incomincia a riprodursi ed a contaminare altri
inquilini del complesso. Anche un’amica della signora Tudor è contagiata mentre
fa il bagno. L’infermiera della clinica, che ha una relazione con St. Luc, è
aggredita nella propria casa dallo svedese ma riesce a colpirlo ed a fuggire,
rifugiandosi nella clinica privata, dove si trova ancora Roger. I due
incontrano una coppia di anziani appena aggrediti dal verme e mentre lei rimane
a prendersi cura di loro, il medico va in cerca del parassita per constatare
quanto sta accadendo. Sceso nei sottoscala, il dottore è aggredito da un
inserviente ma riesce a liberarsi e lo uccide. Nell’appartamento dei coniugi
Tudor intanto, Nichols prova a violentare la moglie che si sottrae e si rifugia
nell’appartamento dell’amica. Nel frattempo la diffusione dei parassiti si
diffonde fino alla portineria del complesso. Roger riesce ad avvertire il
direttore della necessità dell’intervento della polizia, ma in realtà anche il
direttore è stato già contagiato dal parassita. Aggredita nel garage,
l’infermiera è messa in salvo dall’intervento del medico ma la coppia, mentre
cerca di darsi alla fuga con l’automobile, è bloccata dall’intervento di un
altro contagiato che provoca un incidente. A casa della sua amica, la signora
Tudor cede ad un rapporto saffico e rimane anch’ella infettata. Rollo Linsky
decide di raggiungere l’isola dove si trova il complesso ed entrando
nell’appartamento dei Tudor è aggredito dai parasiti di questo. Al riparo dagli
aggressori, Roger scopre che anche la sua donna è stata contagiata e rimane
subito dopo vittima di un’aggressione collettiva alla quale sfugge solo il
medico. Tornato nell’appartamento dei Tudor, Roger trova il cadavere di Linky
ed uccide Nicholas Tudor prima di tentare l’ennesima fuga. Fuori dal complesso
però è accerchiato da tutti gli inquilini e spinto nella piscina rimane
anch’egli sopraffatto. All’alba, tutti i residenti escono per dirigersi in
città mentre il telegiornale rassicura i cittadini circa l’omicidio di
Annabella Brown.
Prima pellicola distribuita
regolarmente per il regista canadese, all’età di trentadue anni, dopo altri due
lungometraggi che non ebbero la stessa sorte. La traccia della sua carriera è
comunque ben definita: contaminazione sembra la parola d’ordine, mutazione
del corpo l’effetto che egli prende in considerazione. La pellicola si
apre con una voce fuori campo che, sullo scorrere di lussuose diapositive,
invita all’utopia di un luogo incontaminato, ideato per difendervi dalle
contaminazioni delle città… ed è questo il luogo nel quale Cronenberg
inserisce il contagio. La struttura sociale è il corpo nel quale il parassita
si annida, pronto al contagio, pronto a far mutare il corpo. La prima scena di
violenza del suo cinema, è un’aggressione che si consuma su una scenografia
spoglia e sulla quale troneggia un quadro che rappresenta un occhio, lo sguardo
del regista sul pubblico. L’esperimento del professor Hobbes rimanda ad un
demone sotto la pelle che, letto in un sottotesto psicanalitico, è soprattutto
istinto dell’uomo, nella ricerca del cibo, della morte e dell’amore (dice
Linsky leggendo gli appunti del professore “L’uomo è un animale che pensa
troppo ed ha così preso distanza dal suo corpo indebolendolo…. Un parassita
dalla forza afrodisiaca avrebbe permesso all’uomo di vivere in un’assoluta
ebbrezza senza senso”. Che il demone sotto la pelle sia un istinto
soggettivo, è espresso anche nel dialogo tra Nicholas Tudor ed il suo
parassita, nella sequenza, forse, più dura dell’intera pellicola, quando
nell’ombra della camera da letto lo stomaco di lui reagisce alle domande
mostrando la mutazione della carne, il demone sotto la pelle, appunto. La
contaminazione per Cronenberg non si limita solo alla messa in scena d’immagini
truculente, è più sottile, è oltre la m.d.p., è nel montaggio anche, sulle
spiegazioni di Linsky al telefono ed il meraviglioso corpo di Lynn Lowry, nei
frammenti di pellicola che durante quanto accade sull’isola Starliner,
raccontano istanti di quotidianità della metropoli. La contaminazione non
lascia scampo a nessuno, e raggiunge anche i piani più alti, fino all’orgia
nell’ufficio del direttore del complesso residenziale. Il sangue, sebbene usato
in abbondanza, in questa pellicola è confinato al ruolo di traccia, d’elemento
che contraddistingue, che non è per forza rappresentazione dell’orrore, o
comunque non è più malsano della bellezza mortale dell’infermiera
Forsythe in piscina. È il corpo, quello che Enrico Ghezzi definisce come l’effetto
speciale grado zero (Enrico Ghezzi – Paura e desiderio), lo spazio
attraverso il quale l’orrore si riproduce (il covo dei parassiti nello stomaco
di Nicholas Tudor) ed il sangue ne diventa solo una traccia. Raffinato, sebbene
legato al filone horror di serie B, il film mostra una teoria superlativa e
dissacrante, provocatoria, mettendo in scena il sesso rappresentato con
l’ottica della perversione, mostrando così incesti, rapporti lesbo, pedofilie,
sconsacrando la purezza del bacio in profondi rallenty di un contagio.
L’immagine del finale, con tutti i residenti che escono allo scoperto per
invadere la metropoli, è sintesi del radicale pessimismo apocalittico del
regista. Uso delle musiche ridotto al minimo, fotografia scura, è un lavoro
chiaramente lowbudget, ma che non risente della precarietà dei mezzi.
Nella rappresentazione dei contagiati, innegabili i rimandi all’immaginario di
Gorge A. Romero e del suo La notte dei morti viventi (1968), nel primo
piano sul cameriere che aggredisce madre e figlia nell’ascensore, nelle diverse
aggressioni di gruppo, e soprattutto nella sequenza finale dove gli zombie
mutanti compaiono dal buio, dietro la collina, per non lasciar scampo ad
una possibile salvezza. Per pochi secondi appaiono dal sottoscala due bambini a
quattro zampe tirati per un collare, frammento di pellicola che ricorda ad un
altro sconvolgente lavoro dello stesso anno, che metteva sulla stessa scena i
corpi e la morte, il destino ed il sesso: Salò o le 120 giornate di Sodoma
(1975) di Pier Paolo Pasolini. La chiave di lettura della pellicola, si trova
comunque nel sogno che Lynn Lowry (Forsythe) racconta a Paul Hampton (Roger) “Perfino
la morte è un atto d’erotismo…”.
Bucci Mario
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