Brood
(La covata malefica). David Cronenberg. 1979. CANADA.
Attori: Oliver
Reed, Samantha Eggar, Art Hindle, Cindy Hinds, Nuala Fitzgerald
Durata: 89’
Titolo
originale: The
brood
Canada. Toronto. All’istituto
Somafree of Psychoplasmics, il dottor Raglan, psicologo di nuova generazione,
aiuta i suoi pazienti a liberarsi della rabbia repressa con lunghi confronti
quasi teatrali che portano questi a vivere una specie di nuova vita di
dipendenza dal proprio medico. È ricoverata presso il suo istituto anche Nola
Carveth, madre della piccola Candice, e moglie di Frank. Tornata dal weekend
passato in compagnia di quella, il padre della bambina scopre sul corpo di lei
preoccupanti ecchimosi. Intenzionato a denunciare sia la clinica che la moglie
per violenze sulla piccola, Frank contatta ex pazienti del dottor Raglan per
raccogliere testimonianze sufficienti a screditare l’istituto. Una sera,
lasciata Candice a casa della nonna Juliana, s’introduce nell’appartamento uno
strano essere che uccide la donna a colpi di martello. Giunge in città Barton,
marito della deceduta e nonno della piccola Candice, mentre Frank incontra un
ex paziente dell’istituto intenzionato a fare causa alla Somafree per un cancro
linfatico alla gola. L’accusa che egli muove è quella che l’istituto ha
rivoluzionato il suo organismo. Barton, preoccupato d’informare Nola della
morte della madre, non riesce a parlarle perché bloccato dallo stesso dottore.
Una sera, solo nell’appartamento dove la sua ex moglie è stata assassinata,
anche egli è ucciso ma suo genero riesce ad arrivare appena in tempo per
scoprire che l’assassino è un bimbo deformato, morto subito dopo aver tentato
di aggredire anche lui. Passate poche ore, altri due mostruosi bambini
s’introducono nell’asilo frequentato da Candice e, dopo aver ucciso la maestra,
rapiscono la piccola. Suo padre allora si rivolge al dottor Raglan, anche
perché scopre che i pazienti della clinica sono stati allontanati, tutti tranne
sua moglie. È, infatti, proprio lei che, probabilmente attraverso i metodi
studiati dal dottore, riesce a partorire dalla propria carne piccoli deformi,
alimentati dal suo odio. Ultimo a farne le spese sarà proprio il dottor Raglan
mentre Nola sarà uccisa da suo marito. Sul corpo della piccola Candice, le
tracce delle sue lacrime.
Terzo lavoro a basso costo
scritto e diretto dal regista canadese che, fedele ai propri temi, non rinuncia
all’intreccio di psiche e corpo. A tre anni di distanza dal precedente
lungometraggio, Cronenberg sposta l’ago della bilancia tra psiche e corpo in
favore della prima. Forte delle letture freudiane, egli si rifà alle teorie
della mutazione del corpo tramite l’intervento di una forte personalità (sia
questa dello psichiatra o il percorso privato di ogni paziente) inscenando un
parto simbolico di creature mosse dall’odio della protagonista Nola. Dopo il
precedente Rabid (1976), in cui l’interesse del regista manifestava nel
mettere a nudo il corpo dell’uomo, privandolo anche di quel lembo di pelle che
ne determina i tratti e le caratteristiche percettive, in questa pellicola
compie il solito passo indietro, facendone un paio in avanti: tutti i
protagonisti sono goffamente ricoperti di abiti (scelta supportata anche dalle locations
invernali) e quello che è messo a nudo è il pensiero, non più il corpo. Il
corpo diventa, in questa pellicola, quasi elemento esogeno di un processo
psichico. Il corpo è una sensazione e ciò è più che esplicito nell’incontro tra
Barton e la sagoma della sua ex moglie, dopo l’omicidio, immagine eterea che
egli non calpesta e che invece accarezza, accarezzandone l’esistenza,
percependone la presenza. Ancora una volta è l’uomo debole all’origine delle
riflessioni di Cronenberg, l’uomo che si mostra come Michael, con tutte le sue
cicatrici, piangendo, ed al quale il dottor Raglan finalmente dice “Ti vedo,
adesso!”. Alla rabbia evidente, quasi idrofoba, di Rabid, subentra
in questa pellicola una rabbia latente e repressa, che la psicanalisi cerca di
riportare alla luce, dando vita a veri e propri mostri dell’anima. Forse c’è un
velo di critica in questo rapporto tra medico e paziente, nel quale Cronenberg
inserisce un breve ma importante dubbio “La psichiatria gioca sulle
emozioni”. Anche la scelta delle locations è diversa, la vegetazione
canadese è, infatti, più triste e presente che nelle altre pellicole,
funzionale a descrivere un terreno arido e freddo sul quale s’infiammano i
piccoli focolai domestico-psichiatrici. Che sia un discorso che pone in primo
piano la mente sul corpo, è anche espresso nel tipo di omicidio che i bambini
compiono: tutte le vittime sono uccise a colpi di martello sulla testa, la sede
del pensiero, quella che permette a Nola di procreare feti maligni, nell’ultima
immagine truculenta di questa pellicola, il corpo mutato che Cronenberg aveva
risparmiato per il finale. Il personaggio di Nola è quello attorno al quale
ruota non solo la spirale di violenza, ma anche l’intero discorso della
pellicola. Ella rappresenta il trauma, è madre e figlia al tempo stesso, è due
appartamenti insieme, quello nel quale ella vive e dove Frank si introduce per
recitare la parte del buon marito ancora innamorato, e la stanza dove tutti i
bambini dormono, figli del suo odio, rappresentazione dell’inconscio della
donna. Oltre al corpo della donna, altri riferimenti diretti alle mutazioni del
corpo sono espressi nell’autopsia eseguita sul corpo del bambino morto, un
breve elenco di deformità che caratterizzano il suo essere assolutamente
anormale. Quello che Croneberg mette in
scena è un discreto impianto teorico e narrativo dell’odio che genera i suoi
figli (Nola odiava sia la madre che il padre ed è gelosa della maestra di sua
figlia perché la crede amante del marito). Climax del dramma rispettato, che
raggiunge il momento più alto quando Nola mostra il suo corpo pronto al parto di
un nuovo feto deforme. Meno fatalista ed apocalittico, molto profondo e
cerebrale. La contesa per la piccola Candice è a suo modo simile ad un’altra
grande contesa per i figli riprodotta sul grande schermo nello stesso anno,
quella di Kramer contro Kramer (1979) di Robert Benton (in entrambi i
casi il punto di vista è quello del padre) anche se il punto di partenza, così
come il risultato, sono diametralmente opposti.
La versione in dvd della
pellicola, distribuita in Italia dalla Otaku video, presenta il secondo titolo
in italiano La setta, ovviamente fuorviante.
Bucci Mario
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