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Giallo napoletano
Anno: 1979
Regista: Sergio Corbucci;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: Italia;
Data inserimento nel database: 02-12-2003


La grande guerra

Giallo napoletano. Sergio Corbucci. 1079. ITALIA.

Attori: Marcello Mastroianni, Ornella Muti, Renato Pozzetto, Michel Piccoli, Zeudi Araya, Peppino De Filippo

Durata: 111’

 

 

Napoli. Festività natalizie. Raffaele Capece, maestro di mandolino e zoppo, si arrangia suonando nei ristoranti o sulla strada. Un giorno, inguaiato dal padre perché incallito giocatore d’azzardo, è costretto a suonare una particolare serenata per riavere il suo libretto dei risparmi che il biscazziere Giardini ha in custodia come cauzione dei debiti del padre. All’appuntamento lo conduce una donna bionda al volante di un maggiolone bianco. Dopo aver incominciato a suonare quanto chiestogli, l’uomo che si trovava al balcone verso la quale la serenata era rivolta, muore cadendo dabbasso. Interrogato dal commissario milanese Voghera, scopre che il morto era il segretario del direttore d’orchestra Victor Navarro. Uscito dal commissariato, Raffaele consoce il direttore d’orchestra che gli domanda di informarlo sull’evolversi dei fatti. Raffaele decide di chiarirsi le idee e va da Giardini, ma giunto sotto casa di quello, assiste alla sua morte, gettato anch’egli dal balcone. Accortosi della presenza del maggiolone bianco lo insegue fino alla clinica psichiatrica S. Rita dove scopre Lucia, la moglie di Walter Navarro, figlio del direttore d’orchestra. Nel frattempo s’inseriscono due loschi banditi nella vicenda e che cominciano a perseguitare Raffaele per avere informazioni riguardo alla donna bionda che gli commissionò la prima serenata. Messo a conoscenza del matrimonio del figlio, con il quale non si vedeva da anni, il direttore d’orchestra Navarro decide di incontrare Lucia, ma il ricevimento della clinica al quale è invitato il maestro è ancora una volta scenario di morte: il nano responsabile dell’ospedale è ritrovato morto in un frigorifero. I due malavitosi intanto, tornano a far visita a Raffaele e gli domandano espressamente di una bobina, un nastro magnetico sul quale è registrata la musica che aveva suonato la prima sera. Interessato al nastro, Raffaele va a casa del nano e recupera l’originale. Grazie a questo riuscirà a scoprire un omicidio avvenuto molti anni prima e sul quale sia Walter che Lucia, sia i due delinquenti che il nano, stavano facendo pressione per ricattare il colpevole, il maestro Navarro. Morto suicida durante un concerto, il direttore d’orchestra lascerà il suo patrimonio a Raffaele e non a Lucia.

Forse mai un titolo è stato così vicino a rappresentare concretamente il contenuto di un film. Qualora non fosse bastato questo, Corbucci inserisce le fotografie di Hitchcock e Totò sulle quali appaiono i titoli di testa. Proprio dall’unione dei due simboli, caratteristici di due generi differenti fra loro, il giallo complicato del maestro inglese e la commedia popolare dell’attore napoletano, trae la forza questo lavoro. Elementi della commedia italiana (la scena sui tetti con Raffaele e i due malavitosi) si alternano con quelli del giallo, senza escludere punte nel poliziesco di matrice hollywoodiana (l’inseguimento sui tetti che termina dietro la grande insegna luminosa). La figura del vice commissario Voghera, istupidita ed assonnata (“Andiamo via, il mio istinto mi dice di lasciare stare” a due passi da Raffele e dopo averlo perso) in contrapposizione alla figura di Raffaele, investigatore occasionale, come spesso capita ai protagonisti di Hitchcock, zoppo come l’assassino, come un cane che cerca di azzannarlo una volta introdotto nella villa Coen, è l’immagine sdoppiata di uno stesso dilemma: chi è l’assassino? La figura di Peppino De Filippo invece, che interpreta il padre di Marcello Mastroianni, è l’elemento di continuità con la tradizione comica napoletana; per l’attore fu l’ultima apparizione sul grande schermo. Molto belle le musiche di Riz Ortolani, mentre la sceneggiatura ha il difetto di compiacersi troppo velocemente di aver raggiunto la soluzione dell’enigma, scoprendo l’assassino Victor, interpretato da Michel Piccoli, e facendo sì che nelle parole finali del direttore d’orchestra si sciolgano tutti i dubbi irrisolti degli omicidi e della sceneggiatura stessa (composta oltre che dal regista anche da Sabatino Ciuffini, Giuseppe Catalano e Elvio Porta). Le scenografie povere del film, infine, non rispecchiano l’aria di festività natalizie nel quale si svolgono i fatti. Godibile, ma senza pretese.

 

 

Bucci Mario

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