Giallo
napoletano. Sergio Corbucci. 1079. ITALIA.
Attori: Marcello Mastroianni,
Ornella Muti, Renato Pozzetto, Michel Piccoli, Zeudi Araya, Peppino De Filippo
Durata: 111’
Napoli. Festività natalizie.
Raffaele Capece, maestro di mandolino e zoppo, si arrangia suonando nei
ristoranti o sulla strada. Un giorno, inguaiato dal padre perché incallito
giocatore d’azzardo, è costretto a suonare una particolare serenata per riavere
il suo libretto dei risparmi che il biscazziere Giardini ha in custodia come cauzione
dei debiti del padre. All’appuntamento lo conduce una donna bionda al volante
di un maggiolone bianco. Dopo aver incominciato a suonare quanto chiestogli,
l’uomo che si trovava al balcone verso la quale la serenata era rivolta, muore
cadendo dabbasso. Interrogato dal commissario milanese Voghera, scopre che il
morto era il segretario del direttore d’orchestra Victor Navarro. Uscito dal
commissariato, Raffaele consoce il direttore d’orchestra che gli domanda di
informarlo sull’evolversi dei fatti. Raffaele decide di chiarirsi le idee e va
da Giardini, ma giunto sotto casa di quello, assiste alla sua morte, gettato
anch’egli dal balcone. Accortosi della presenza del maggiolone bianco lo
insegue fino alla clinica psichiatrica S. Rita dove scopre Lucia, la moglie di
Walter Navarro, figlio del direttore d’orchestra. Nel frattempo s’inseriscono
due loschi banditi nella vicenda e che cominciano a perseguitare Raffaele per
avere informazioni riguardo alla donna bionda che gli commissionò la prima
serenata. Messo a conoscenza del matrimonio del figlio, con il quale non si
vedeva da anni, il direttore d’orchestra Navarro decide di incontrare Lucia, ma
il ricevimento della clinica al quale è invitato il maestro è ancora una volta
scenario di morte: il nano responsabile dell’ospedale è ritrovato morto in un
frigorifero. I due malavitosi intanto, tornano a far visita a Raffaele e gli
domandano espressamente di una bobina, un nastro magnetico sul quale è
registrata la musica che aveva suonato la prima sera. Interessato al nastro,
Raffaele va a casa del nano e recupera l’originale. Grazie a questo riuscirà a
scoprire un omicidio avvenuto molti anni prima e sul quale sia Walter che
Lucia, sia i due delinquenti che il nano, stavano facendo pressione per
ricattare il colpevole, il maestro Navarro. Morto suicida durante un concerto,
il direttore d’orchestra lascerà il suo patrimonio a Raffaele e non a Lucia.
Forse mai un titolo è stato così vicino a rappresentare
concretamente il contenuto di un film. Qualora non fosse bastato questo,
Corbucci inserisce le fotografie di Hitchcock e Totò sulle quali appaiono i
titoli di testa. Proprio dall’unione dei due simboli, caratteristici di due
generi differenti fra loro, il giallo complicato del maestro inglese e la
commedia popolare dell’attore napoletano, trae la forza questo lavoro. Elementi
della commedia italiana (la scena sui tetti con Raffaele e i due malavitosi) si
alternano con quelli del giallo, senza escludere punte nel poliziesco di
matrice hollywoodiana (l’inseguimento sui tetti che termina dietro la grande
insegna luminosa). La figura del vice commissario Voghera, istupidita ed
assonnata (“Andiamo via, il mio istinto mi dice di lasciare stare” a due
passi da Raffele e dopo averlo perso) in contrapposizione alla figura di Raffaele,
investigatore occasionale, come spesso capita ai protagonisti di Hitchcock,
zoppo come l’assassino, come un cane che cerca di azzannarlo una volta
introdotto nella villa Coen, è l’immagine sdoppiata di uno stesso dilemma: chi
è l’assassino? La figura di Peppino De Filippo invece, che interpreta il padre
di Marcello Mastroianni, è l’elemento di continuità con la tradizione comica
napoletana; per l’attore fu l’ultima apparizione sul grande schermo. Molto
belle le musiche di Riz Ortolani, mentre la sceneggiatura ha il difetto di
compiacersi troppo velocemente di aver raggiunto la soluzione dell’enigma,
scoprendo l’assassino Victor, interpretato da Michel Piccoli, e facendo sì che
nelle parole finali del direttore d’orchestra si sciolgano tutti i dubbi irrisolti
degli omicidi e della sceneggiatura stessa (composta oltre che dal regista
anche da Sabatino Ciuffini, Giuseppe Catalano e Elvio Porta). Le scenografie
povere del film, infine, non rispecchiano l’aria di festività natalizie nel
quale si svolgono i fatti. Godibile, ma senza pretese.
Bucci Mario
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