Rabid
dogs – Cani arrabbiati. Mario Bava. 1974. ITALIA.
Attori: Riccardo Cucciolla, Don
Backy, Luigi Montefiori, Maurice Polì, Lea Lander, Lea Kruger
Durata: 94’
Portata a segno una rapina
da cento milioni ad un porta valori, quattro malviventi si mettono in fuga
inseguiti dalla polizia. Braccati all’interno di un parcheggio sotterraneo, uno
di loro muore freddato dai poliziotti ma gli altri tre riescono a fuggire
sequestrando una donna, dopo aver ammazzato per errore la sua vicina di casa.
Preoccupati perché la polizia è al corrente del tipo di macchina con la quale
si sono dati alla fuga, il gruppo riesce ad impossessarsi di una nuova
automobile con a bordo due nuovi ostaggi. Un padre ed un figlio malato che
necessita cure mediche, sono i due ostaggi che si aggiungono alla donna. In
fuga sull’autostrada, alla larga dai poliziotti, Trentadue e Bisturi, due dei
rapinatori, cercano a più riprese di violentare la donna una volta che questa è
stata riacciuffata da loro dopo un tentativo di fuga. I rapporti all’interno
della macchina subiscono una serie di frustrazioni che porteranno il Dottore,
il terzo dei rapinatori, a sparare contro Trentadue dopo l’ennesimo tentativo
di violenza sessuale. Ad una stazione di servizio, una magra e chiacchierona
donna dell’alta borghesia domanda loro un passaggio, ma sarà freddata dopo
pochi chilometri con una coltellata di Bisturi. Fatti sparire i corpi dei due
cadaveri (Trentadue non era ancora morto, ma è giustiziato sul posto) e
raggiunto il luogo dove il Dottore ha preparato la macchina di scambio,
Riccardo, il padre del bambino malato, si trova in possesso di una pistola e
riesce ad uccidere i due malviventi. La donna muore sotto il fuoco incrociato,
ma il bambino è salvo. Giunto ad una cabina telefonica, Riccardo fa una telefonata:
in realtà anch’egli è un sequestratore e quel bambino non è suo, ma un ostaggio
per chiedere un riscatto miliardario.
Inedito in Italia per
oltre venti anni, Rabid dog è giunto a noi solo nel 1998 in copia dvd.
Tratto da un racconto di Ellery Queen, è stato definito come uno dei primi road
movie italiani (Stracult – dizionario dei film italiani di Marco Giusti).
Un film violento, raccontato attraverso dialoghi serrati, follie
claustrofobiche e primi piani che sfruttano perfettamente tutto lo spazio
gestibile in un’automobile, non ebbe fortuna perché dopo le riprese la casa di
distribuzione fallì. Superbo l’accostamento tra la musica di Stelvio Cipriani
ed il perfetto montaggio di Carlo Reali nella sequenza della fuga di Maria,
l’ostaggio, attraverso il campo di pannocchie. Finale incredibile, uno di
quelli che ti permette, una volta terminata la proiezione, di ritornare con la
mente all’inizio del film e di reinterpretarlo attraverso il dictu
dell’ultima sequenza. Una chicca del cinema di genere.
Bucci Mario
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