Zeder.
Pupi Avati. 1983. ITALIA.
Attori: Gabriele Lavia, Anne
Canovas, Paola Tanziani, Cesare Barbetti, Bob Tonelli.
Durata: 96’
Chartres, Francia. 1956. A
seguito dell’ennesima morte sospetta, il commissario, con l’aiuto del dottor
Meyer e di sua figlia, scavando nel terreno di una villa trova le ossa di un
cadavere sepolto anni addietro. Si tratta dei resti di Paolo Zeder, studioso
dell’occulto. Bologna, Italia. Oggi. In occasione del loro anniversario
Alessandra regala a Francesco una macchina da scrivere usata, con nastro già
impresso e sul quale il giovane scrittore trova una vecchia incisione. Cercando
di risalire all’origine sia del proprietario che del significato dei deliranti
appunti su di esso impressi, s’imbatte nella storia di un prete scomunicato,
don Luigi Costa, che aveva trovato un terreno K (dalle potenti forze
alchemiche) capace di riportare in vita i morti. Mosso dalla voglia di trarne
un romanzo, Francesco e la fidanzata s’improvvisano ricercatori e con le
indagini si spingono dove non dovrebbero: vicino alla necropoli etrusca di
Spina, nei pressi di Comacchio, un gruppo di ricercatori italo-francesi, tra i
quali lo stesso professor Meyer, sono intenti ad analizzare il terreno di un’ex
colonia, una volta gestita dalla Chiesa, e caratterizzata da una vasta presenza
di terreno con fattore K. Il gruppo di ricercatori sta usando il cadavere dello
stesso prete per verificare le teorie di Paolo Zeder.
Seconda incursione nell’horror e
nel cinema di genere, dopo la più agghiacciante e riuscita esperienza de La
casa dalle finestre che ridono (1976), ancora una volta con la
collaborazione di Maurizio Costanzo e del fratello Antonio Avati nella stesura
della sceneggiatura. Chiesa (crocifissi disseminati ovunque, preti
scomunicati), terra (la padania dove il regista è nato), vecchiaia e provincia
sono i temi dell’adolescenza del regista e che cerca di ripresentare come
matrici delle sue più inquietanti paure, ancora una volta mescolate con
discreto dosaggio al fine di una buona suspence. Musiche di Riz Ortolani un po’
ripetitive ma d’effetto, recitazione degli attori sufficiente ma non al livello
di Capolicchio e Gavina. Interessanti alcune panoramiche della colonia ed il
finale (non per come si conclude il film ma per come dovrebbe). La donna che muore
nella prima sequenza è l’attrice Vanna Busoni, una delle folli sorelle
assassine de La casa dalle finestre che ridono. Nello stesso anno
Stephen King diede alle stampe Pet Sematary, dal quale fu tratto il film
horror Cimitero vivente (1989) di Mary Lambert, ma l’autore si limitò a
far resuscitare gli animali.
Bucci Mario
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