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Zeder
Anno: 1983
Regista: Pupi Avati;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: italia;
Data inserimento nel database: 02-12-2003


La grande guerra

Zeder. Pupi Avati. 1983. ITALIA.

Attori: Gabriele Lavia, Anne Canovas, Paola Tanziani, Cesare Barbetti, Bob Tonelli.

Durata: 96’

 

 

Chartres, Francia. 1956. A seguito dell’ennesima morte sospetta, il commissario, con l’aiuto del dottor Meyer e di sua figlia, scavando nel terreno di una villa trova le ossa di un cadavere sepolto anni addietro. Si tratta dei resti di Paolo Zeder, studioso dell’occulto. Bologna, Italia. Oggi. In occasione del loro anniversario Alessandra regala a Francesco una macchina da scrivere usata, con nastro già impresso e sul quale il giovane scrittore trova una vecchia incisione. Cercando di risalire all’origine sia del proprietario che del significato dei deliranti appunti su di esso impressi, s’imbatte nella storia di un prete scomunicato, don Luigi Costa, che aveva trovato un terreno K (dalle potenti forze alchemiche) capace di riportare in vita i morti. Mosso dalla voglia di trarne un romanzo, Francesco e la fidanzata s’improvvisano ricercatori e con le indagini si spingono dove non dovrebbero: vicino alla necropoli etrusca di Spina, nei pressi di Comacchio, un gruppo di ricercatori italo-francesi, tra i quali lo stesso professor Meyer, sono intenti ad analizzare il terreno di un’ex colonia, una volta gestita dalla Chiesa, e caratterizzata da una vasta presenza di terreno con fattore K. Il gruppo di ricercatori sta usando il cadavere dello stesso prete per verificare le teorie di Paolo Zeder.

Seconda incursione nell’horror e nel cinema di genere, dopo la più agghiacciante e riuscita esperienza de La casa dalle finestre che ridono (1976), ancora una volta con la collaborazione di Maurizio Costanzo e del fratello Antonio Avati nella stesura della sceneggiatura. Chiesa (crocifissi disseminati ovunque, preti scomunicati), terra (la padania dove il regista è nato), vecchiaia e provincia sono i temi dell’adolescenza del regista e che cerca di ripresentare come matrici delle sue più inquietanti paure, ancora una volta mescolate con discreto dosaggio al fine di una buona suspence. Musiche di Riz Ortolani un po’ ripetitive ma d’effetto, recitazione degli attori sufficiente ma non al livello di Capolicchio e Gavina. Interessanti alcune panoramiche della colonia ed il finale (non per come si conclude il film ma per come dovrebbe). La donna che muore nella prima sequenza è l’attrice Vanna Busoni, una delle folli sorelle assassine de La casa dalle finestre che ridono. Nello stesso anno Stephen King diede alle stampe Pet Sematary, dal quale fu tratto il film horror Cimitero vivente (1989) di Mary Lambert, ma l’autore si limitò a far resuscitare gli animali.

 

 

Bucci Mario

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