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L'uccello dalle piume di cristallo
Anno: 1970
Regista: Dario Argento;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: ITALIA-RFT;
Data inserimento nel database: 02-12-2003


La grande guerra

L’uccello dalle piume di cristallo. Dario Argento. 1970. ITALIA-RFT.

Attori: Tony Musante, Suzy Kendall, Enrico Maria Salerno, Eva Renzi, Mario Adorf, Umberto Raho

Durata: 96’

 

 

Italia. Roma. Un assassino che indossa guanti e soprabito di pelle nera, incomincia a seminare il terrore nella capitale dopo il terzo omicidio. Sam Dalmas, Uno scrittore in crisi d’ispirazione ed in procinto di rientrare nel suo paese, gli Stati uniti, assiste ad un tentato omicidio della gallerista Monica Ranieri. Nel cercare di soccorrerla rimane bloccato fra le pareti di vetro della galleria d’arte. Incaricato delle indagini è il commissario Morosini. Attraverso la scientifica, che ha esaminato il guanto ritrovato sul luogo del tentato omicidio, il commissario può risalire ad un approssimativo identikit del maniaco, ma è un dettaglio al quale Sam ha assistito che manca per trovare il colpevole. Con l’aiuto di Giulia, la sua donna, Sam decide di mettersi sulle tracce dell’assassino, dopo che questo ha tentato di colpirlo in strada con una mannaia. Si rivolge per primo ad un antiquario presso il quale la prima vittima lavorava ed ottiene una foto di un quadro perverso che la vittima aveva venduto poco prima di essere assassinata. Nel frattempo il maniaco compie un altro omicidio mentre Sam e Giulia sono aggrediti da un uomo che indossa un giubbotto di un’associazione ex pugili. Sfuggiti anche a questa seconda aggressione, la coppia decide di proseguire nelle indagini e Sam si rivolge al protettore della seconda vittima, Addio, un carcerato. Questi lo mette in contatto con un informatore e nel frattempo il maniaco lancia una sfida al commissario Morosini. Anche Sam riceve una minaccia dall’assassino e dopo aver ricevuto le giuste informazioni dall’informatore, trova il cadavere di colui che due sere prima aveva cercato di ucciderlo con una pistola. Confrontando le due voci registrate, l’ispettore viene a sapere che si tratta di due voci differenti, ma non riesce a capire che suono di sottofondo ci sia in una telefonata delle due. Deciso ad abbandonare il caso, per l’incolumità propria e della sua ragazza, Sam si rivolge allora direttamente al pittore del quadro, un folle che vive ad Aversa e che gli dice di essersi ispirato ad un fatto vero accaduto dieci anni prima: il quadro rappresenta l’aggressione di un maniaco ad una ragazza. Nel frattempo l’assassino prova ad entrare in casa di Giulia per ucciderla ma l’arrivo di Sam riesce a metterlo in fuga. Un amico ornitologo di Sam però, riconosce in un particolare uccello del Caucaso meridionale il verso di sottofondo del nastro su cui è registrata la voce del maniaco. Giungendo allo zoo, di fronte alla gabbia dell’uccello, Sam si accorge che questa si trova esattamente sotto la finestra di casa Ranieri. Saliti di corsa nell’appartamento, la polizia trova marito e moglie in una colluttazione e nel tentativo di fermare il marito, con un coltello in mano, lo spingono oltre la finestra e quello cade. In punto di morte, egli si dichiara l’assassino. Pochi minuti però, e Giulia è scomparsa. Messosi sulle sue tracce, Sam raggiunge la casa del maniaco che scopre essere Monica, traumatizzata anni addietro per essere stata aggredita a sua volta, dopo dieci anni, dopo aver rivissuto quell’esperienza nel quadro dell’antiquario, aveva incominciato ad identificarsi con lui. Il marito, per amore, aveva ucciso altre vittime per non far ricadere la colpa su di lei. Il dettaglio che a Sam mancava ora è chiaro, quella sera era la donna ad impugnare la lama ed a rimanerne poi ferita. L’intervento della polizia salverà Sam dalla morte, incastrato sotto una scultura della galleria, ad un passo dal colpo mortale che la donna sta per infliggergli.

Dopo anni di gavetta (come critico e con collaborazioni con grandi autori come Sergio Leone, Bernardo Betolucci) Dario Argento, trentenne, approda finalmente dietro la m.d.p. (è sua anche la sceneggiatura) con il suo primo giallo sul maniaco metropolitano. Il film fu concepito durante una vacanza in Tunisia e sebbene fu snobbato al nord, ottenne un grosso successo al meridione dove circolò per oltre un anno nei cinema di seconda visione facendo incassare poco oltre un miliardo di lire. Ciò che in questa pellicola apparirà come novità, si trasformerà ben presto in un cliché sia per lo stesso autore, diventandone il marchio dei gialli immediatamente successivi, che matrice per altri registi sia italiani che stranieri. Il maniaco con guanti neri ed impermeabile di pelle, l’uomo nero in quanto tale, la parete nera senza indizi sulla quale sbatte qualsiasi commissario, diventerà uno degli aspetti più ripresi del cinema di genere di tutti gli anni settanta. Non mancano le soggettive dell’assassino tanto meno quelle delle vittime (incredibile la soggettiva di Alberto Ranieri che cade dal palazzo: la m.d.p. conserva anche il colpo in terra). Seminando indizi circa l’assassino sin dall’inizio (attraverso i risultati della scientifica) Argento si diverte poi a distribuirli sui diversi personaggi, lasciando quindi che i sospetti si diramino in più direzioni. Il tema principale della pellicola, rimane comunque quello della perversione sia morale che psicologica dei personaggi (l’antiquario effeminato che critica le tendenze lesbo della vittima, la fase del riconoscimento dei pervertiti al commissariato, il quadro perverso del pittore naif, il giudizio del pappone sul probabile omicida “Sicuramente ricco per fare queste cose qui…”). Raffinata, la pellicola raggiunge i suoi punti più alti nella sequenza all’origine della trama, quella dell’aggressione nella galleria, montata tra il silenzio dei vetri ed il sospiro della vittima, e la sequenza del quarto omicidio del maniaco, il cui ingresso in scena è mozzafiato (l’ombra che compare sulla porta). L’americano Sam è come Alice di Lewis Carrol, attirato dentro lo specchio scuro da un particolare che si rivela la chiave che fa schiudere una dimensione folle e sanguinaria (Francesco Costa – Umori maligni). Interessanti anche i personaggi di contorno, dal gallerista ambiguo al pappone che tartaglia, fino all’informatore che parla all’opposto per non lasciare tracce. Ottimo lavoro di montaggio che distilla e distribuisce suspence fino allo zoo, momento in cui la trama si consuma, nonostante il doppio finale (ripreso poi anche in Inferno). Cast tecnico superlativo: Vittorio Storaro direttore della fotografia (che utilizza luci basse per i momenti più oscuri della pellicola) ed Ennio Morricone alla composizione delle musiche, dirette da Bruno Nicolai. Biglietto d’autore per quello che è stato definito il più degno successore di Mario Bava (il quale aveva già utilizzato i guanti neri per l’assassino) e che affronterà il giallo in tre pellicole successive ed una parentesi storica con Le cinque giornate (1973), scegliendo poi una strada diversa con Suspiria (1977). L’uccello dalle piume di cristallo gli valse la targa Mario Gromo come miglior esordio dietro la macchina da presa al Festival di Saint Vincent. Fu, questa pellicola, la prima produzione della SEDA, società fondata con il padre Salvatore, e che provvederà a finanziare tutti i film del regista fino a Suspiria (1977).

 

 

Bucci Mario

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