L’uccello
dalle piume di cristallo. Dario Argento. 1970. ITALIA-RFT.
Attori: Tony Musante, Suzy
Kendall, Enrico Maria Salerno, Eva Renzi, Mario Adorf, Umberto Raho
Durata: 96’
Italia. Roma. Un assassino
che indossa guanti e soprabito di pelle nera, incomincia a seminare il terrore
nella capitale dopo il terzo omicidio. Sam Dalmas, Uno scrittore in crisi
d’ispirazione ed in procinto di rientrare nel suo paese, gli Stati uniti,
assiste ad un tentato omicidio della gallerista Monica Ranieri. Nel cercare di soccorrerla
rimane bloccato fra le pareti di vetro della galleria d’arte. Incaricato delle
indagini è il commissario Morosini. Attraverso la scientifica, che ha esaminato
il guanto ritrovato sul luogo del tentato omicidio, il commissario può risalire
ad un approssimativo identikit del maniaco, ma è un dettaglio al quale Sam ha
assistito che manca per trovare il colpevole. Con l’aiuto di Giulia, la sua
donna, Sam decide di mettersi sulle tracce dell’assassino, dopo che questo ha
tentato di colpirlo in strada con una mannaia. Si rivolge per primo ad un
antiquario presso il quale la prima vittima lavorava ed ottiene una foto di un
quadro perverso che la vittima aveva venduto poco prima di essere
assassinata. Nel frattempo il maniaco compie un altro omicidio mentre Sam e
Giulia sono aggrediti da un uomo che indossa un giubbotto di un’associazione ex
pugili. Sfuggiti anche a questa seconda aggressione, la coppia decide di
proseguire nelle indagini e Sam si rivolge al protettore della seconda vittima,
Addio, un carcerato. Questi lo mette in contatto con un informatore e nel
frattempo il maniaco lancia una sfida al commissario Morosini. Anche Sam riceve
una minaccia dall’assassino e dopo aver ricevuto le giuste informazioni
dall’informatore, trova il cadavere di colui che due sere prima aveva cercato
di ucciderlo con una pistola. Confrontando le due voci registrate, l’ispettore
viene a sapere che si tratta di due voci differenti, ma non riesce a capire che
suono di sottofondo ci sia in una telefonata delle due. Deciso ad abbandonare
il caso, per l’incolumità propria e della sua ragazza, Sam si rivolge allora
direttamente al pittore del quadro, un folle che vive ad Aversa e che gli dice
di essersi ispirato ad un fatto vero accaduto dieci anni prima: il quadro
rappresenta l’aggressione di un maniaco ad una ragazza. Nel frattempo
l’assassino prova ad entrare in casa di Giulia per ucciderla ma l’arrivo di Sam
riesce a metterlo in fuga. Un amico ornitologo di Sam però, riconosce in un
particolare uccello del Caucaso meridionale il verso di sottofondo del nastro
su cui è registrata la voce del maniaco. Giungendo allo zoo, di fronte alla
gabbia dell’uccello, Sam si accorge che questa si trova esattamente sotto la
finestra di casa Ranieri. Saliti di corsa nell’appartamento, la polizia trova
marito e moglie in una colluttazione e nel tentativo di fermare il marito, con
un coltello in mano, lo spingono oltre la finestra e quello cade. In punto di
morte, egli si dichiara l’assassino. Pochi minuti però, e Giulia è scomparsa.
Messosi sulle sue tracce, Sam raggiunge la casa del maniaco che scopre essere
Monica, traumatizzata anni addietro per essere stata aggredita a sua volta,
dopo dieci anni, dopo aver rivissuto quell’esperienza nel quadro
dell’antiquario, aveva incominciato ad identificarsi con lui. Il marito, per
amore, aveva ucciso altre vittime per non far ricadere la colpa su di lei. Il
dettaglio che a Sam mancava ora è chiaro, quella sera era la donna ad impugnare
la lama ed a rimanerne poi ferita. L’intervento della polizia salverà Sam dalla
morte, incastrato sotto una scultura della galleria, ad un passo dal colpo
mortale che la donna sta per infliggergli.
Dopo anni di gavetta (come
critico e con collaborazioni con grandi autori come Sergio Leone, Bernardo
Betolucci) Dario Argento, trentenne, approda finalmente dietro la m.d.p. (è sua
anche la sceneggiatura) con il suo primo giallo sul maniaco metropolitano. Il
film fu concepito durante una vacanza in Tunisia e sebbene fu snobbato al nord,
ottenne un grosso successo al meridione dove circolò per oltre un anno nei
cinema di seconda visione facendo incassare poco oltre un miliardo di lire. Ciò
che in questa pellicola apparirà come novità, si trasformerà ben presto in un
cliché sia per lo stesso autore, diventandone il marchio dei gialli
immediatamente successivi, che matrice per altri registi sia italiani che
stranieri. Il maniaco con guanti neri ed impermeabile di pelle, l’uomo nero in
quanto tale, la parete nera senza indizi sulla quale sbatte qualsiasi
commissario, diventerà uno degli aspetti più ripresi del cinema di genere di
tutti gli anni settanta. Non mancano le soggettive dell’assassino tanto meno
quelle delle vittime (incredibile la soggettiva di Alberto Ranieri che cade dal
palazzo: la m.d.p. conserva anche il colpo in terra). Seminando indizi circa
l’assassino sin dall’inizio (attraverso i risultati della scientifica) Argento
si diverte poi a distribuirli sui diversi personaggi, lasciando quindi che i
sospetti si diramino in più direzioni. Il tema principale della pellicola,
rimane comunque quello della perversione sia morale che psicologica dei
personaggi (l’antiquario effeminato che critica le tendenze lesbo della
vittima, la fase del riconoscimento dei pervertiti al commissariato, il quadro
perverso del pittore naif, il giudizio del pappone sul probabile omicida “Sicuramente
ricco per fare queste cose qui…”). Raffinata, la pellicola raggiunge i suoi
punti più alti nella sequenza all’origine della trama, quella dell’aggressione
nella galleria, montata tra il silenzio dei vetri ed il sospiro della vittima,
e la sequenza del quarto omicidio del maniaco, il cui ingresso in scena è
mozzafiato (l’ombra che compare sulla porta). L’americano Sam è come Alice
di Lewis Carrol, attirato dentro lo specchio scuro da un particolare che si
rivela la chiave che fa schiudere una dimensione folle e sanguinaria (Francesco
Costa – Umori maligni). Interessanti anche i personaggi di contorno, dal
gallerista ambiguo al pappone che tartaglia, fino all’informatore che parla
all’opposto per non lasciare tracce. Ottimo lavoro di montaggio che distilla e
distribuisce suspence fino allo zoo, momento in cui la trama si consuma,
nonostante il doppio finale (ripreso poi anche in Inferno). Cast tecnico
superlativo: Vittorio Storaro direttore della fotografia (che utilizza luci
basse per i momenti più oscuri della pellicola) ed Ennio Morricone alla
composizione delle musiche, dirette da Bruno Nicolai. Biglietto d’autore per
quello che è stato definito il più degno successore di Mario Bava (il quale
aveva già utilizzato i guanti neri per l’assassino) e che affronterà il giallo
in tre pellicole successive ed una parentesi storica con Le cinque giornate
(1973), scegliendo poi una strada diversa con Suspiria (1977). L’uccello
dalle piume di cristallo gli valse la targa Mario Gromo come miglior
esordio dietro la macchina da presa al Festival di Saint Vincent. Fu, questa
pellicola, la prima produzione della SEDA, società fondata con il padre
Salvatore, e che provvederà a finanziare tutti i film del regista fino a Suspiria
(1977).
Bucci Mario
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