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Respiro Anno: 2002 Regista: Emanuele Crialese; Autore Recensione: cipx Provenienza: Italia; Francia; Data inserimento nel database: 22-04-2003
Profondo sud. Sicilia. Isole (di fronte all'Africa). Sole
picchiante.
Bande di ragazzini, le strutture di case mai costruite terreno di
giochi. Lotte di supremazia fra corpi dimenantisi; braccia e gambe si
incastrano, ossa giovani scricchiolano. I costumi si abbassano, la
fionda si tende, di fronte a lineamenti duri e scuri. La forte
fisicità di RESPIRO è subito svelata innanzi agli
occhi.
Una donna e un bambino cantano "Tu mi fai girar",
riparandosi nell'ombra di un giardino dai demoni del mezzogiorno.
Intorno c'è il villaggio di pescatori, le sue strade su e
giù, le case basse e bianche, le vie strette, il
porticciuolo.
Le corse in tre sulla vespa verso la spiaggia con il vento in
faccia; spogliarsi, fare il bagno e ridere di una felicità
primitiva.
Tornare a casa la sera, mangiare tutti insieme ("Fli, u vino")
di fronte alla barba scura, fra gli aspri lineamenti da navigatore
fenicio, del capo famiglia.
Il lavoro di Crialese, capace di citare i maestri Buñuel e
Vigo, senza timore reverenziale, intreccia abilmente leggenda,
realtà e poesia.
Lo scenario fra il quale si muove la macchina da presa di RESPIRO è
intriso di poesia; non si squaglia al sole siciliano, ma è
velata, leggera, diffusa. Non indulge mai, non scade in barbatrucchi
o effettacci da videoclip. Ad essi oggigiorno si ricorre sempre di
più, creando miscugli video-sonori nauseanti e ridondanti
(vedi "Amnesia" e "Denti" di Salvatores)
Il linguaggio di RESPIRO, lo stretto dialetto siciliano, è
l'unico sistema possibile per decifrare l'incredibile aspra bellezza
dei luoghi; c'è il confronto con l'asettica lingua delle
metropoli del nord: il dialogo del piccolo Filippo con il
carabiniere lombardo svela con disarmante naturalezza la certa
incompatibilità fra le due geografie.
RESPIRO rimane a noi come una grande visione mediterranea che
abbraccia luoghi, personaggi e cultura.
La leggenda della donna di Lampedusa, allontanata dalla comunità
perchè "strana", è ricamata nella realtà
dell'isola e dei suoi abitanti, scrutati da un occhio semplice e
leggero, che non attacca, non giudica, mai urla. Con delicatezza si
posa sulle cose, per poi dissolversi nella fluidità finale
dell'acqua.
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