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K-19: The widowmaker - K-19: Il fabbricavedove
Anno: 2002
Regista: Kathryn Bigelow;
Autore Recensione: Andrea Caramanna-
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 03-09-2002


K-19 The widowmaker

Visto a Venezia 2002

K-19: The Widowmaker - K-19: il fabbricavedove
Regia: Kathryn Bigelow
Sceneggiatura: Christopher Kyle
Fotografia: Jeff Cronenweth
Montaggio: Walter Murch
Interpreti: Harrison Ford (Alexei Vostrikov), Liam Neeson (Mikhail Polenin), Peter Sarsgaard (Vadim), Christian Camargo (Pavel), Joss Ackland (maresciallo Zelentstov), John Shrapnel (ammiraglio Bratyeev), Donald Sumpter (dottor Savran), Tim Woodward (Partonov)
Produzione: Joni Sighvatsson, Christine Whitaker, Edward S. Feldman, Kathryn Bigelow, Intermedia Films, National Geographic, Palomar Pictures, First Light, imf Internationale Medien und Films 2, Produktions kg
Origine: USA, 2002, 138 min., 35 mm.
Sezione: Fuori Concorso

Francamente non è facile parlare di questo film, firmato Bigelow, a meno di non vedere nell'elemento marino la stessa fluida materia che ha alimentato le immagini del suo ultimo Il mistero dell'acqua. Ma chi potrebbe assumersi la responsabilità di tale affermazione? Il cinema della Bigelow ha sempre mostrato universi opachi, spazi luoghi dell'ombra che diventavano sogni, allucinazioni, paure e misteri. Come una sonda dell'animo umano, con il suo sguardo la Bigelow ha penetrato a fondo il doppio senso, l'inganno della superficie. Per questo molti suoi titoli erano doppi (Blue Steel o Point Break o Strange Days e naturalmente Near dark opera "adottata" da Cinemah), e partivano proprio dalle apparenze per lacerarle o definitivamente inquietarci sulla fragilità di ogni segno e quindi di ogni immagine. Questo cinema infrangeva regolarmente i segni-certezze. K-19 Il fabbricavedove mantiene, almeno nel titolo, tutta la coerenza di una cinematografia decennale. Anche questa volta la contrapposizione tra due estremi è giocata da due personaggi che arriveranno a una riconciliazione profondamente significativa. La storia del sottomarino russo è la storia di una sconfitta cocente della follia di potenza e controllo dell'uomo sulle forze della Natura. La propulsione atomica è un vessillo che potrebbe terribilmente bruciare, e perfino annientare con la sua forza distruttiva l'intero pianeta. Se questo è il segno tangibile di quella dolorosa esperienza, di eroi tristemente morti per un inutile sacrificio, cerchiamo almeno di non commemorarli come eventi appartenenti agli eserciti nazionali. Sono le vittime di una vergogna universale. Ma il finale, che descrive il ritrovo degli eroi dopo trent'anni dinanzi la tomba dove sono seppelliti i soldati deceduti per radiazioni, sa soltanto di celebrazione dei caduti, non per ricordare la nostra profonda stoltezza o più semplicemente le invincibili vulnerabilità e debolezza della specie umana. Con K-19 la Bigelow dà la sensazione di credere alle storie di guerra, spesso però sono molto più amare e ambigue delle menzogne.

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