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Road to perdition - Strada della perdizione
Anno: 2002
Regista: Sam Mendes;
Autore Recensione: Andrea Caramanna-
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 02-09-2002


Road to perdition 1

Visto a Venezia 2002

Road to perdition
Regia: Sam Mendes
Sceneggiatura: David Self
Fotografia: Conrad L. Hall
Montaggio: Jill Bilcock
Interpreti: Tyler Hoechlin (Michael Sullivan jr,), Tom Hanks (Michael Sullivan), Paul Newman (John Rooney), Daniel Craig (Connor Rooney), Jude Law (Maguire), Stanley Tucci (Frank Nitti), Jennifer Jason Leigh (Annie Sullivan)
Produzione: Richard D. Zanuck, Dean Zanuck, Sam Mendes, DreamWorks Pictures, Twentieth Century Fox, Zanuck Company
Origine: USA, 2002, 119 min., 35 mm.
Sezione: Concorso

In American Beauty la scansione delle sequenze corrispondeva a un sogno particolare, quello disperato, banale, ma umanissimo di un senso ulteriore di fronte alla vita come evento che si dipana incessantemente di fronte allo sguardo di una macchina da presa, qualunque macchina da presa. In Road to perdition invece il cammino è molto più cupo, già segnato da quell'appartenenza che è costruita sulle necessità delle persone. Michael Sullivan non ha alcuna risorsa, nell'America in crisi dei primi anni trenta, soffocata dalla depressione, mentre contro il proibizionismo sull'alcol impazzano le attività criminali di contrabbando, guidate a Chicago da Al Capone. Il clima familiare dei gangster, laddove gli sguardi si propagano minacciosi ed ambigui tra un volto ed un altro è molto vicino a The Funeral - Fratelli di Abel Ferrara. Road to perdition inizia proprio con un funerale, dove s'intrecciano immediatamente i vissuti di tanti personaggi. Una visione sul passato che però non vediamo né conosciamo subito. Michael Sullivan appare nella sua maestosa autorità agli occhi del figlio che lo chiama un po' impaurito a distanza per la cena già pronta. Un paesaggio psicologico che conosciamo, costituito da silenzi e pochi abbracci e carezze. La fierezza corrisponde a un dolore che già si è raccolto negli anni e corrisponde a un futuro predestinato. Mendes descrive benissimo questo clima di pesantezza dell'anima, che è diventato quasi uno stereotipo da Il padrino in poi. Ma Road to perdition in effetti è anche un percorso di redenzione, o se vogliamo di palese ribellione di fronte alle leggi non scritte della mafia. Una ribellione che nel film diventa spettacolo e fuga per la libertà coincidente anche con la sfida plateale ai grandi boss. Road to perdition a tratti incanta per questa sua ostentata classicità e rilettura di una storia già ampiamente vissuta anche a livello di immaginari meno consuete, di scenari che corrispondono più alla voglia di rasentare un universo surreale, invece che stupire lo spettatore con la bella immagine e l'estetismo fine a sé stesso (anche se molte cose sembrano provenire direttamente da Ancora vivo di Hill).

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