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Roger Dodger
Anno: 2002
Regista: Dylan Kidd;
Autore Recensione: Andrea Caramanna-
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 02-09-2002


ROGER DODGER 1

Visto a Venezia 2002

Roger Dodger
Regia: Dylan Kidd
Sceneggiatura: Dylan Kidd
Fotografia: Stephen Beatrice
Montaggio: Andy Keir
Interpreti: Campbell Scott (Roger Swanson), Jesse Eisenberg (Nick), Isabella Rossellini (Joyce), Jennifer Beals (Sophie), Elizabeth Berkley (Andrea), Ben Shenkman (Donovan), Mina Badie (Donna)
Produzione: Amme Chaisson, George Van Buskirk, Dylan Kidd, Holedigger Films
Origine: USA, 2002, 104 min., 35 mm
Sezione: Settimana della Critica

In Roger Dodger c'è tutto il cinema indipendente americano da Neil Labute a Hal Hartley a Kevin Smith tanto per citare i primi che ci vengono in testa. Tra i citati, le ossessioni di Labute, del suo In the company of men, sono vicinissime a questo Roger Dodger. Meno spietato, ma chiarissimo nell'identificare tutti i luoghi comuni del maschio "adulto" contemporaneo competitivo, stereotipi che isolano dal mondo esterno questo personaggio, profondamente turbato dal proprio ego, dal senso di potenza sessuale che si associa fatalmente alla conquista dell'oggetto sessuale, il possesso del corpo femminile. Ma Roger in fondo è capace di salvarsi e guarire, grazie al contatto con un adolescente che è vergine in tutti i sensi. Le lezioni di Roger al nipote Nick, con le istruzioni sulla conquista della femmina, sono ridicole. Nick apprenderà la sostanziale inutilità dell'adulto, o almeno di quella mentalità del maschio adulto, ed è una bella lezione di vita per il giovane ragazzo che troverà il piacere ed il sostegno innanzitutto del genere femminile. Da notare che la distinzione dei sessi non indica automaticamente le differenze tra mentalità. Il capo di Roger che è anche la sua amante, Joyce (interpretata da Isabella Rossellini), ha la stessa mentalità usa e getta della produzione capitalistica, ragiona in termini di obiettivi e conteggio dei risultati ottenuti e rapporti di forza e potere in base alle gerarchie nel lavoro. Joyce ha deciso di sbarazzarsi dell'amante-dipendente e questo non può essere accettato dall'orgoglio maschile di Roger.
Kidd sta addosso al suo protagonista, dall'inizio alla fine, in una sorta di pedinamento che diventa anche un percorso incerto e vagante. Lo stile visivo così tipico di certi film indipendenti con la mdp a mano non disturba né appare mai artificioso perché nei primi piani le espressioni degli interpreti sono sempre molto autentiche.

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