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Bayna al-quasrayn - Tra due palazzi Anno: 1964 Regista: Hassan al-Imam; Autore Recensione: Andrea Caramanna Provenienza: Egitto; Data inserimento nel database: 15-01-2001
Bayna al-quasrayn - Tra due palazzi
Bayna al-quasrayn - Tra due palazzi
Regia: Hassan al-Imam
Sceneggiatura: Youssef Gohar, dal romanzo di Nagib Mahfuz
Fotografia: Mostafa Hassan
Montaggio: Rachida Abdel Salam
Suono: Nasri Abdel Nour
Interpreti: Maha Sabri, Yehya Chahine, Zizi El Badrawi
Produzione: Gabriel Talhami Films
Origine: Egitto, 1964, 130 min.
visto al Cinemamed. Il Cinema dei Paesi Arabo Mediterranei. Palermo 11-18
Gennaio 2001
Retrospettiva: Il Cairo, una città illuminata dai suoi registi
$align="left"; include "image1.php3"; ?>Film popolare, melodramma
farsesco, con una cornice storica, il risveglio dell'orgoglio nazionale
egiziano contro il protettorato inglese. Ma la parte più vivace e interessante
è la serie di scenette familiari, durante le quali una madre e i suoi figli
ripetono i rituali della tradizione che dà diritto al padre e marito di
decidere per tutti, di pretendere quel rispetto formale che è una sorta di
ridicola processione di momenti in cui ciascun recita la propria parte. Così di
fronte al tavolo della cena il padre può accomodarsi, iniziare tranquillamente
a mangiare, mentre i figli maschi si dispongono ai suoi lati in attesa di un
segno per sedersi anche loro, e le donne, moglie e due figlie, stanno ancora
più indietro solo a guardare. Il racconto è divertente perché concentra le
smorfie e gli sberleffi dei figli contemporaneamente e alle spalle del
genitore, la conflittualità è appena accennata. Un altro episodio è quello
della moglie che esce di nascosto e per sua sfortuna un camion la investe
procurandole una distorsione al piede, cosicché deve inventare insieme ai figli
una menzogna per giustificare la ferita, ma non riesce a raccontare bugie al
marito come a denotare la rassegnazione di donna appartenente alla vecchia
generazione (ma anche la giovane figlia rinuncia all'amore che aveva cantato
dalla finestra con tanta esuberanza). Se il tutto è raccontato con la massima
leggerezza, si tratta pur sempre di momenti esemplari di una situazione
familiare regolata rigidamente dalla disciplina islamica: la donna non può
uscire senza il permesso del marito, le figlie si sposano solo attraverso
matrimoni combinati.
Dall'altra parte il ruolo dei maschi deve corrispondere alle aspettative di
difesa dell'onore, non importa se poi l'uomo sposato si sollazza con altre
donne di un bordello. Infine la chiusura del cerchio, con l'epilogo che
richiama l'organizzazione della lotta di liberazione nazionale a forza di
volantini, una conclusione che forse riporta alla crudezza della vita.
L'opposizione agli inglesi significherà il martirio del popolo tra cui uno dei
giovani protagonisti, e a livello di rappresentazione ciò si traduce, forse
perché manca del tutto lo spessore drammaturgico, solo in esaltazione retorica
dello spirito nazionale.
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