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SONG OF THE STORK
Anno: 2001
Regista: Jonathan Foo; Nguyen Phan Quang Binh;
Autore Recensione: Andrea Caramanna-
Provenienza: Vietnam; Singapore;
Data inserimento nel database: 10-07-2002


SONG OF THE STORK

Song of the stork
Regia: Jonathan Foo, Nguyen Phan Quang Binh
Soggetto e sceneggiatura: Nguyen Quang Sang, Thu Bon, Nguyen Duy, Wayne Karlin
Fotografia: Mohd Jeffri, Mod Yusof
Montaggio: Sean Ashley
Musiche: Nguyen Thien Dao, Joshua Hong
Scenografia: Andy Heng
Interpreti: Chi Bao Pham (Lam), Ngoc Bao Ta (Manh), Quang Hai Ngo (Van), Quang Vinh Luu (Vinh), Mai Nguyen Trinh (May), Ngoc Hiep Nguyen (Thuy), Hai Yen Do (Hoai), Dung Nhi Le (Commander)
Produzione: Peggy Lim, Ngo Thi Bich Hanh
Origine: Singapore, Vietnam, 2001, 121', v.o. thailandese, 35 mm
visto al Taormina BNL Film Fest 2002

Incredibile impressione della prospettiva "capovolta". Non solo il Vietnam visto, raccontato dalle immagini americane (per questo i paragoni con Full Metal Jacket o Apocalypse Now si sono sprecati), ma il Vietnam vivo, della popolazione in guerra per lunghissimi anni. La guerra davvero si muta in limbo, in sospensione di tutti i sentimenti. La necessità di subire quel processo, la dimensione di un conflitto (con chi?), che è definita anomalia del genere umano. All'interno dell’anomalia si costruisce un mondo di sopravvivenza, di speranza, di dolore per ciò che sembra definitivamente sottratto e perduto delle vite dei personaggi. Song of the stork genera questo processo ambiguo dalla memoria dei protagonisti di guerra, trent’anni dopo. Ci sono immagini del Vietnam d’oggi, del 2000, le biciclette sono state sostituite dalle automobili, tutto il passato sembra così sommerso e le testimonianze dei reduci di guerra, insieme ai filmati d’archivio, cercano di fare luce ancora, nell'incerto sentimento di dimenticare il passato e pure di ricordarlo perché tutti gli orrori di guerra "non si possono filmare", e in effetti si misura la sostanziale uguaglianza tra le immagini di fiction e quelle d’archivio. Song of the stork è un film simbolico, il suo titolo allude alla cicogna, uccello che nelle leggende porta i bambini. Ed è chiaro quindi il desiderio di rinascita, di superamento per raggiungere una dimensione di serenità che è utopia, ma anche la prospettiva della fine di tutte le guerre. Uno spazio dove possano incrociarsi i destini umani senza essere aggrediti dalla guerra. Song of the stork racconta in modo stratificato i vari momenti della guerra, lascia intuire la drammatica stasi delle battaglie, i suoi improvvisi movimenti che si traducono negli assalti veri e propri (più o meno oscenamente spettacolari), il caleidoscopio della situazione di guerra, la sua parte intimista, la solidarietà, l’orribile contemplazione della morte, la speranza infine nel ritorno ad una vita quotidiana normale.


Conferenza stampa con i registi Jonathan Foo, Nguyen Phan Quang Binh e i produttori Peggy Lim e Ngo Thi Bich.

Com’è nata l'idea del film e come vi siete incontrati?
Jonathan Foo, Nguyen Phan Quang Binh: Stavamo parlando del Vietnam e cercavamo di raccogliere le storie raccontate dai nostri genitori, ci siamo accorti delle molte incomprensioni esistenti tra le varie versioni e i ricordi.

La sceneggiatura è stata scritta anche da un americano...
Peggy Lim e Ngo Thi Bich.: Abbiamo quattro autori del Vietnam e uno scrittore americano, volevamo raccontare una storia realistica sulle esperienze dei nostri parenti, la loro prospettiva e il loro punto di vista.

Ci sono anche dei momenti di documentario...
Jonathan Foo, Nguyen Phan Quang Binh: Volevamo essere il più possibile vicino alla realtà e abbiamo preso le immagini dagli archivi vietnamiti ma anche da quelli americani. Abbiamo così inserito il personaggio del veterano americano.

Quanto sono durate le riprese del film?
Jonathan Foo, Nguyen Phan Quang Binh: Il film ha avuto una durata di due anni, le riprese alcuni mesi, la postproduzione è durata più di un anno, non siamo dei cineasti a tempo pieno e quindi questo progetto ha richiesto del tempo per la raccolta delle storie.

La reazione della popolazione mentre giravate il film.
Peggy Lim, Ngo Thi Bich: Abbiamo avuto come team internazionale l’autorizzazione a girare il film, la popolazione locale ci ha dato un grandissimo sostegno.
Jonathan Foo, Nguyen Phan Quang Binh: Abbiamo avuto anche sostegni da brasiliani tailandesi, è una storia universale, alcuni di noi hanno perso la vita, altri la giovinezza, altri l'amore.

C'è in Vietnam ancora lo spettro di una guerra?
Jonathan Foo, Nguyen Phan Quang Binh: Quando eravamo con i volontari abbiamo avuto la sensazione che non volessero dimenticare la guerra, dobbiamo guardare al futuro, ma la sensazione prevalente è quella di non volere più una guerra.
L'immagine del vietnamita è centrale ed è anche lontana dallo stereotipo del vietnamita col cappello di paglia e la tunica nera. Devo poi aggiungere che prevale anche la rappresentazione reale della guerra con i suoi tempi "morti" durante i quali si passava la maggior parte del tempo a parlare.