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Voyages Anno: 1999 Regista: Emmanuel Finkiel; Autore Recensione: Andrea Lojoli Provenienza: Francia; Data inserimento nel database: 06-06-1999
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Voyages
Di Emmanuel Finkiel
"J'ai venu surtout pour lui. Parce qu'il sache!"
Così si esprime uno dei passeggeri del pulmann, diretto da Varsavia
ad Auschwitz, in questo film a struttura circolare, girato da Emmanuel Finkiel.
"Perché lui (il figlio) sappia "come sono andate veramente le cose".
E tra i passeggeri del pulmann (tutti sopravvissuti alla Shoah) c'è Rivka
(una donna di 65 anni, che vive ad Israele e che si è unita a questo
gruppo di persone) che è la protagonista del primo dei tre episodi che
compongono il film, incentrato sulla storia di tre donne diverse ma dallo stesso
passato in comune. Rivka sta tornando per sua sorella e sua madre, ma attraverso
di lei scopriamo anche le altre storie del gruppo. E più ci si avvicina
al campo e più i ricordi si fanno vividi. Piccoli racconti, o anche semplici
aneddoti, ma intensi di dolore e di sofferenza, raggiungono lo scopo che il
regista voleva donare a questo film, di riportare le stesse emozioni provate
su se stesso quando ascoltò per la prima volta queste "incredibili" storie.
E così semplici frasi come: "In fondo resta un bel paese", espressa di
fronte a quel paesaggio che collega Varsavia ad Auschwitz, acquisiscono un profondo
significato, espandendosi nella speranza universale che le cose possano migliorare
per tutto il genere umano; come anche per Regina (la protagonista del secondo
episodio) a Parigi, in cerca di suo padre, e che forse lo ritroverà nelle
sembianze di un vecchio smemorato, o Vera (protagonista del terzo), rimasta
orfana e senza nessuno che si occupi di lei, che decide di immigrare in Israele,
per trascorrere a Tel Aviv i suoi ultimi anni di vita. In cerca di sua cugina,
Vera, salendo e scendendo da un autobus all'altro, girerà tutta la cittˆ
fino all'ultimo autobus dove incontrerà, per caso, Rivka.
Si potrebbe obiettare che è un altro film con tema: l'Olocausto, per
far leva sui sentimenti del pubblico, soprattutto per il taglio documentaristico
datogli dal regista. Ma il percorso narrativo di questo film, parte dalla sopravvivenza
all'Olocausto ma ben presto se ne libera, attraverso la forza di volontà
di questa gente che non smette mai di sperare di ritrovare quelle persone che
una volta facevano parte della loro famiglia, o della loro vita quotidiana e
questo va oltre i campi di concentramento. E il bello del film è vedere
questa bella ostinazione sul volto di persone scritta così: "Sono sopravvissuta,
ho vinto! Adesso nulla mi può impedire di ritrovare la mia famiglia!"
Specialmente nell'ottantenne Vera che cammina a lungo per Tel Aviv, fino allo
stremo delle forze, per rivedere sua cugina. Infatti l'episodio di Vera è
il migliore dei tre, che ridona velocità al film, sceso di tono nel secondo
episodio.
Un film comunque sempre valido, per non dimenticare.
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