Il pretesto può sembrare militante. Lo è, ma con l'aggiunta dello sberleffo ironico: un poliziotto deforme per obesità, balbettante e non troppo sveglio è ossessionato da un giovane impertinente e gioiosamente trasgressivo; lo incontriamo in una sorta di township, intento a sgraffignare i soldi dalla tasca della madre per darsela poi a gambe, inseguito dalle grottesche urla di lei, centuplicate dal montaggio e dalla deformazione sonora, resa ancora più buffa e canzonatoria dal ventaglio turbinosamente agitato in consonanza con la musica..

Si nota un'evoluzione rispetto al precedente Contras City del '68, che era quasi un depliant turistico con commenti fuori campo talvolta irriverenti verso il colonialismo e stridenti con la realtà rappresentata: quello si può considerare quasi come una preparazione per questo prodotto più complesso, ma altrettanto scanzonato, libero dal dover essere un capolavoro, come sarà poi Touki Bouki, meditato urlo di disperazione migratoria, anche in quel caso legato nei suoi spazi troppo ristretti per l'immaginario giovanile dei '70s dal lento deambulare di un gendarme in bicicletta. In Badou Boy si trova di più la gioia di Le Franc, venata dal bisogno di evidenziare i guasti della vita di Dakar; non per questo mancano puntualizzazioni che lasciano immaginare una meditazione profonda nella costruzione di plot e immagini, solo che il risultato è molto più armonioso e non soffocato da orpelli intellettualistici. Persino i titoli, durante i quali si assite alle riprese sul set e allo scatto di foto di scena, sono percorsi da uno spirito innanzitutto fatto di divertimento puro e semplice. Ma è dalle macchiette che si ricava la sensazione che i veri destinatari di quelle situazioni fossero gli abitanti di Dakar, allora attirati dalle sale all'aperto del fervore indipendentista africano e quindi potevano essere attirati alla visione dalle situazioni e in questo modo venire incuriositi da una forma linguistica non così facile. E allora si repertoriano: il cantante sull'angolo di strada, cieco, che dà il tempo alle tante situazioni di lieve comicità popolare (i palloncini che ogni tanto scoppiano) o cinefila, come l'omaggio al western di un ragazzo caracollante su un ronzino e poi soprattutto l'assalto al bus-diligenza con un carretto, la cui preparazione è il prologo divertito di un'azione, che è mitica, perché ricalca un mito, pur trasportandolo nella quotidianità fino al punto che le grida indiane si interrompono con la frenata al semaforo rosso, in pieno stile nouvelle vague.

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Badou Boy
Anno: 1970
Regista: Djibril Diop-Mambety;
Autore Recensione: Adriano Boano
Provenienza: Senegal;
Data inserimento nel database: 27-11-1998


Badou Boy
Visto al

      Badou Boy

Regia: Djibril Diop-Mambéty
Fotografia: Baidy Sow
Interpreti: Lamine Ba, Al Demba, Ciss, Cristophe Colomb, Aziz Diop-Mambéty
Produzione: Les Films Kankourama, Smadja Myriam e Ministère de la Coopération Français
Formato: 16 mm.
Provenienza: Senegal
Anno: 1970 Durata: 60'