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Uttara
Anno: 2000
Regista: Buddhadeb Dasgupta;
Autore Recensione: Sara Borsani
Provenienza: India;
Data inserimento nel database: 01-09-2000



Visto a Venezia2000
Scheda Tecnica
Regia Buddhadeb Dasgupta
Sceneggiatura Buddhabeb Dasgupta
Produttore escecutivo Dulal Roy
Montaggio Rabi Ranjan Maitra
Musiche Biswadeb Dasgupta
Art Director Ashok Bose
Scenografia Kuntala Dasgupta
Cast Jaya Seal, Tapas Pal, Shankar Chakraborty, R.I. Asad, Tapa Adhikari

Buddhadeb Dasgupta non solo è uno dei più importanti e conosciuti registi indiani, ma è anche un poeta molto rinomato e apprezzato, i cui lavori sono stati tradotti in varie lingue: un dettaglio non trascurabile visto il forte contenuto lirico presente nel film…un film che vede le sue origini in una novella di Samaresh Bose, ma che se ne serve solo come spunto, come canovaccio sul quale la personalità del regista si è inserita per ricavarne un piccolo capolavoro.

"I lottatori", questo il titolo italiano, è un’opera delicata, dotata di una poesia sospesa, che si perde nei meandri della vita di uno sperduto villaggio bengalese e nei reticoli della fantasia e del sogno. I protagonisti principali sono Balaram e Nimai, rispettivamente l’addetto ai segnali e il custode del passaggio a livello della ferrovia; i due vivono insieme, in un rapporto simbiotico che a tratti sembra identificarsi con un legame amoroso omossessuale, condividono ogni singolo momento della giornata, mangiano e dormano insieme e praticano uno sport che entrambi amano: la lotta, sport che si trasforma in gioco rituale, in un momento della loro giornata del quale non possono fare a meno. Accanto a loro si svolge la vita immobile del villaggio: un sacerdote cattolico e il di lui figlio adottivo, Matthew; un gruppo di nani che costituiscono una realtà a sé stante e si distinguono dagli altri uomini non tanto per la diversità fisica, quanto per la disposizione d’animo; e poi donne e uomini che gestiscono la loro povertà con coraggio e decoro: una donna che scrive una lettera al nipote lontano soffermandosi sul suo stato di salute, un telefono che non vuole funzionare, una radio che trasmette i suoni di un altro pianeta (Nuova Dheli).

In questo mondo isolato e tranquillo sopraggiunge Uttara, la sposa di Balaram, una ragazza bellissima ed innocente, che senza volerlo si inserisce fra i due (a tutti gli effetti una specie di coppia sposata) e incrina il loro splendido rapporto: da questo momento non solo qualcosa si spezza in questa amicizia dai toni fortemente maschili, facendo sì che la lotta da gioco si trasformi in una vera e propria guerra, ma l’intero equilibrio sembra dissolversi e la cattiveria umana cancella un’atmosfera onirica e ci riporta nella crudele realtà a cui tanto siamo avvezzi. Tre estremisti hindu, che all’inizio non assumono un ruolo ben definito, ma si muovono come semplici comparse, uccidono il sacerdote e incendiano la chiesa; Uttara cerca di salvarlo, ma a nulla valgono i tentativi per distogliere i due uomini che si stanno battendo per lei dalla loro stupida e vana lotta…alla fine anche lei insieme ad un nano verrà uccisa: la morte e la malvagità hanno avuto il sopravvento.

Al di là della storia vera e propria, il film si segnala sia per la splendida fotografia, sia per i mille piccoli particolari che a mio avviso la rendono unica (qui, però, i pareri sono discordi: quello che a me è parso un simbolismo immaginifico ed estetico, per altri è risultato essere una forzatura…qualsiasi sia il parere, credo sia giusto ricordare che il nostro retaggio culturale è completamente diverso da quello del regista, fattore non da poco per una piena comprensione del suo messaggio). L’idea formale di uno spazio vuoto che a tratti si riempie di figure umane, che quasi lo opprimono, per poi tornare di nuovo libero; la presenza vivifica della natura immortalata nel suo regale splendore; la ricerca di un significato altro che si avverte nei personaggi di Uttara e del nano e per finire l’apparizione nei momenti più impensabili di un gruppo di danzatori che indossano delle maschere rituali…dei cantori, degli aedi che ricostruisco una storia primordiale.

Non so se Uttara verrà distribuito in Italia, sarebbe il segno di una nuova attenzione concessa al panorama cinematografico di paesi che non conosciamo, ma voglio concludere questa recensione con un’immagine sospesa nel tempo: nella parte iniziale, Uttara ancora non conosce il suo futuro sposo, ma sa che lo sposerà perché questa è la volontà della nonna di lui; ad un certo punto viene incaricata di spedire una lettera, lei la imbuca e poi con delicatezza avvicina l’orecchio alla cassetta delle lettere e ascolta la voce delle parole…