Fulminante e applauditissimo dalle donne presenti in sala durante la proiezione: la violenta prevaricazione dell’uomo che perde le staffe in un bisticcio con la compagna, esploso sulle scale per futili motivi e parlato in un francese quasi incomprensibile per la concitazione – intercalato da una profusione di insulti –, si allarga endemicamente alla coppia di figli, che ricalcano il cattivo esempio in una stanza attigua.

Oltre al ritmo incalzante pure i tagli delle inquadrature servono a inserire nel circuito di modelli violenti anche il pubblico, aggredito dai volti irosi, rintronato dalle urla, riverso sull’impiantito con la bambina, ripresa con la cinepresa ad altezza pavimento, ravvicinatissima, mentre il fratello è pronto a finirla con una mazza già brandita con intenzioni omicide, quando il padre si specchia senza riconoscersi e interviene aggiungendo nuova violenza a quella che già invade lo schermo.

Non si avverte tanto la componente didattica promessa dal titolo ed invece si apprezza la violenza pura dell’iracondia scatenata dall’insopportabilità della situazione. Se durasse qualche minuto in più sarebbe insostenibile, limitato a cinque minuti consente di meditare sull’atteggiamento aggressivo di ciascuno di noi: ogni occasione per esplodere in un fiotto di rabbia irrazionale trova rappresentazione in questo corto che fa della ragione un optional, ottenendo il risultato prefisso di evidenziare le conseguenze.