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The Truman Show
Anno: 1998
Regista: Peter Weir;
Autore Recensione: Federica Arnolfo
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 07-09-1998


Untitled Document

The Truman Show
di Peter Weir
Con Jim Carrey, Laura Linney, Ed Harris

Visto 
a Venezia 98It could happen to you. Così recita, minaccioso, un poster in un'agenzia di viaggi dove Truman Burbank (Jim Carrey), trentenne assicuratore americano, si reca per acquistare un biglietto aereo per le isole Fiji. Il poster ritrae un aereo che sta precipitando, ed è messo lì a bella posta per scoraggiare Truman a partire. E' una frase che mi assilla da quando sono uscita dalla sala: può davvero accadere anche a me (e non di precipitare da un aereo...)?

In realtà quello che accade a Truman Burbank, che viene "adottato" da un Network e mandato in onda ventiquattr'ore su ventiquattro da giorno della sua nascita, che vive dunque in un mondo costruito appositamente per lui, dove tutte le persone che gli ruotano attorno, dalla madre al padre creduto morto molti anni prima al migliore amico di sempre alla moglie altro non sono che attori dello show, è solo un esagerazione di quanto avviene, o può avvenire, a ciascuno di noi, che veniamo ripresi da telecamere a circuito chiuso in banca, nei grandi magazzini, o che magari ci imbattiamo in qualche simpatico presentatore televisivo che si diletta con la candid camera o con stupide trasmissioni che tanta presa hanno sul pubblico tipo "Stranamore", "C'eravamo tanto amati" etc. La televisione non si accontenta più di farci il lavaggio del cervello, vuole appropriarsi della nostra vita, vuole sfruttare commercialmente le nostre emozioni, i nostri sentimenti, il nostro dolore e il nostro amore. C'è anche chi sceglie scientemente di vendersi, come già fanno da tempo alcuni ragazzi e ragazze che si fanno pagare per installarsi una telecamera in camera da letto che li riprende e li rimanda in tutto il mondo attraverso Internet.
Alle soglie del terzo millennio la realtà dei mass-media sembra essere diventata un incubo peggiore di quello ipotizzato da George Orwell nel 1948. Perché nulla è davvero più tragico e terribile di ciò che è ridicolo.
Truman non è più un uomo, è un fantoccio cui è stato tolto il libero arbitrio ancor prima della vita privata: nulla gli accade per caso, tutto è programmato fino all'ultimo fotogramma. Ma ogni tanto gli "oggetti" si rivoltano, come ci insegnava molti anni fa quel gran genio che era Vladimir Majakovskij. E lo fa anche Truman, quando si accorge grazie ad una di quelle storture che pure ci sono in tutti i programmi ben congegnati (un segnale sbagliato alla radio) di quanto che gli sta accadendo. Arriva al confine di questo mondo di cartapesta costruitogli con estrema cura e varca il confine. Della vita che troverà dall'altra parte, nulla sappiano e nulla ci è dato sapere. Magari sarà anche più finta di quella che ha vissuto finora. Ma, e questa sembra essere la cosa più importante, sarà finalmente una sua scelta.

Dal "The Truman Show" passiamo al "Jim Carrey Show", cui ho avuto la fortuna di assistere ieri mattina nella sala stampa dell'Hotel Excelsior: con questo ruolo, il suo primo "serio", Jim Carrey si consacra l'ottimo attore che ho sempre pensato che fosse. In conferenza stampa ci racconta che si è allenato, dopo aver letto la sceneggiatura (il cui autore, Andrew Nicoll, può secondo me aspirare all'oscar per la migliore sceneggiatura originale), "parlando" con gli specchi della sua sala da pranzo. Ci regala molte meno smorfie, in questo film, ma come dimenticare lo sguardo sofferto e sperduto da animale in trappola che ha quando comincia ad intuire la verità? "The Truman Show" doveva essere inserito tra i film in concorso, ci dice Felice Laudadio, ma poi il grande successo ottenuto dalla pellicola negli USA ha fatto ritenere più opportuno toglierlo dalla competizione (ed eccolo, lo show nello show: Jim Carrey interrompe Laudadio per comunicare a tutti che sul canale sei degli apparecchi distribuitici per la traduzione simultanea c'e' una canzone dei Beatles!). Chiude la conferenza Peter Weir, annunciando che sta lavorando su un film biografico, la vita dell'artista statunitense Jackson Pollock. In bocca al lupo a Peter Weir, dunque: se continua a regalarci film così belli, che vada avanti a lungo!