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Prime luci dell'alba
Anno: 2000
Regista: Lucio Gaudino;
Autore Recensione: Andrea Caramanna
Provenienza: Italia;
Data inserimento nel database: 12-06-2000


Prime luci dell'alba

Prime luci dell'alba
Regia: Lucio Gaudino
Sceneggiatura: Nicola Molino
Fotografia: Felice De Maria
Produzione: Andrea De Liberato
Interpreti: Gianmarco Tognazzi, Francesco Giuffrida, Laura Morante
Origine: Italia, 2000, 86 min.
Genere: Drammatico

Un film coraggioso che la distributrice Mikado - avrà pure giuste motivazioni - confina nella parte conclusiva della stagione novantanove duemila, con lo spauracchio del caldo e le dolenti statistiche di questi giorni che indicano la diminuzione verticale di presenza di pubblico nelle sale, dai diciotto ai nove milioni di quest'anno. Cifre, dunque, che dovrebbero far riflettere sulla fragilità di opere che non meritano la totale indifferenza a prescindere da altisonanti referenze come il titolo di film d'interesse culturale. Prime luci dell'alba (dopo l'apparizione in concorso al festival di Berlino 2000) è stato presentato nell'anteprima nazionale a Palermo, come un film che tratta il difficile tema della mafia ed in particolare il terribile racket del pizzo. E sulla rappresentazione di queste tematiche, il film di Lucio Gaudino accetta la sfida, evitando tutti gli stereotipi del genere. Ma ancora di più. Infatti, Prime luci dell'alba è una sorta di kammerspiel, nel quale l'idea centrale è la contrapposizione psicologica tra due fratelli la cui differenza d'età e di carattere, di vissuti opposti - Edo ha lasciato la Sicilia, Saro, invece, è sempre rimasto a Trapani anche per l'handicap fisico -, tende a deflagrare dopo lunghe ed ambigue schermaglie, durante le quali l'espressione dei due è soggetta a continui aggiustamenti, appena rivelata da sottili ed incerte sfumature. Così il film si dipana come una lunga conversazione intima tra i protagonisti in cui occorre focalizzare i minimi dettagli. In questo gioco millimetrico del gesto Gianmarco Tognazzi e Francesco Giuffrida (giovanissimo talento già evidenziato in Così ridevano di Gianni Amelio) mostrano una rara delicatezza. Il film, inutile negarlo, è tutto sulle loro spalle, anche perché gli elementi esterni, come l'attentato ai genitori, e i pochi episodi "secondari" sono resi visibili soltanto attraverso un processo d'interiorizzazione da parte dei due protagonisti, e la voce fuori campo di Edo. Gaudino si limita a mettere in risalto i volubili istanti dell'incontro-scontro tra i due fratelli. I climax sono rappresentati attraverso l'alternanza ossessiva di primi e primissimi piani.

Meno brillante invece appare l'apporto musicale che si limita ad un insignificante ed innocuo accompagnamento dell'esile traccia narrativa. Il film, in realtà, ha svolgimento anomalo, non si affida alla successione di eventi, di azioni, ma all'evoluzione psicologica dei personaggi. Cosicché tutto ciò che ruota attorno ai due fratelli appare ancora più inutile: non solo gli altri interpreti, come l'inesistente Laura Morante, ma anche lo sfondo, il paesaggio, nonostante una fotografia ben calibrata sulla particolare luminosità dell'isola, non riescono a identificarsi come variabile (o si tratta di elementi sfuggenti) dipendente dal dissidio interiore dei personaggi.