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Prima la musica, poi le parole
Anno: 1998
Regista: Fulvio Wetzl;
Autore Recensione: Federica Arnolfo
Provenienza: Italia;
Data inserimento nel database: 30-06-2000


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Prima la musica, poi le parole
Di Fulvio Wetzl
Con Anna Bonaiuto, Andrei Chalimon, Amanda Sandrelli, Barbara Enrichi

"Un thriller dell'anima". Così il regista Fulvio Wetzl definisce questo piccolo gioiello della cinematografia italiana che, per non si sa bene quale motivo, non riesce a trovare una distribuzione regolare. Sì, è un thriller dell'anima, ma c'è molto di più.
Attraverso le vicissitudini di un bambino in età scolare che si esprime per mezzo di un linguaggio all'apparenza incomprensibile (la prima impressione è quella che declami i versi di qualche poesia poco conosciuta) il regista ci offre infatti l'occasione per riflettere su quanto sia difficile comunicare. E di fronte a fior di studiosi e di medici che vorrebbero "rieducare" il bambino all'uso corretto (ma corretto solo perché una convenzione ci dice che lo è) della lingua italiana, una dottoressa capisce che sono loro, i "normali", a dover imparare il codice del bambino, a capire chi lo ha educato ad un linguaggio così diverso e perché.
Ma la comunicazione passa attraverso diversi codici, diversi "segni": ecco così che la dottoressa riesce a comunicare molto meglio con il bambino che con i suoi colleghi, e solo lei, grazie alla straordinaria capacità che qualsiasi studioso dovrebbe avere di rimettersi costantemente in discussione, sarà in grado di svelare il "mistero" che sta dietro al linguaggio del bambino.
Era stato il linguista svizzero Ferdinand de Saussure ad asserire che i termini assegnati dall'uomo per "significare" ciò che lo circonda sono del tutto arbitrari e frutto di convenzione. Sembra tanto ovvio da risultare quasi banale. Ma lo è veramente? Sono davvero le parole ad essere importanti, come urlava Nanni Moretti qualche anno fa?