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Paradiso perduto - Great Expectations Anno: 1998 Regista: Alfonso Cuarón ; Autore Recensione: Federica Arnolfo Provenienza: USA; Data inserimento nel database: 30-04-1998
Che non ha nulla anche vedere col capolavoro di Milton, ma e' tratto da
"Grandi speranze" di Dickens.
Finnegan Bell, Finn per tutti, e' un ragazzino che vive in Florida con
la sorella e il compagno della sorella. Qui, ancora ragazzino, incontra
tre persone che gli cambieranno letteralmente la vita: un galeotto
fuggito di prigione (Robert De Niro, che si conferma una volta di piu',
se pure ce n'era bisogno, capace di interpretare qualsiasi ruolo),
un'eccentrica miliardaria, Miss Dinsmoor, che vive isolata dal mondo
dopo essere stata abbandonata molti anni prima sull'altare (una
straordinaria Anne Bancroft) e una bella bambina bionda, nipote della
Dinsmoor. Finn dipinge, ha il talento necessario per sfondare, con gli
anni arriva a New York dove riesce a tenere la sua prima mostra e a
reincontrare lei, Estella, la bambina di allora che ha sempre amato...
Una deliziosa favola moderna, con qualche momento forse un po' troppo
melenso ma tutto sommato sopportabile, bravi i due ragazzi (Ethan Hawke,
di nuovo lui, e forse questo look da artista sfigatello gli dona di piu'
di quello del pilota all'apparenza ultra programmato della Gattaca
Corporation, e Gwyneth Paltrow, biondissima ex compagna di Brad Pitt),
notevole la fotografia, belle le musiche.
Da ricordare la ricostruzione della villa "Paradiso perduto", la scena
di lui che ritrae lei nuda (e che mi ha ricordato in modo soprendente
una scena molto simile, anche se di registro ben diverso, in "Qualcosa
e' cambiato"), quella di lui che insegue lei in taxi a piedi scalzi, e
lei che gli confessa, con le lacrime agli occhi, che si comporta in un
certo modo perche' solo quello conosce, solo quello la rende sicura; da
dimenticare alcune scene davvero smielate, tipo quella di lui che bacia
appassionatamente lei sotto la pioggia, che puzza di gia' visto lontano
chilometri, e l'uso eccessivo della voce fuori campo, a tratti davvero
insopportabile.
In conclusione, nulla di troppo impegnativo, una favoletta come gia'
detto, con la sua bella morale dickensiana dove i cattivi non lo sono
mai fino in fondo e dove i buoni spesso sono costretti dalla vita a
comportarsi da bastardi. Non imperdibile, ma carino.
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