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Out of Sight
Anno: 1998
Regista: Steven Soderbergh;
Autore Recensione: luca aimeri
Provenienza: Usa;
Data inserimento nel database: 22-12-1998


«Opposites attract»

Out of Sight

Tit. or.: Out of Sight; regia: Steven Soderbergh; soggetto: dal romanzo di Elmore Leonard; sceneggiatura: Scott Frank; prodotto da: Danny DeVito, Michael Shamberg, Stacey Sher; produttori esecutivi: John Hardy, Barry Sonnenfeld; musica: David Holmes; fotografia: Elliot Davis; costumi: Betsy Heimann; scenografia: Gary Frutkoff; montaggio: Anne V. Coates; cast: George Clooney (Jack Foley), Jennifer Lopez (Karen Sisco), Dennis Farina (Marshall Sisco), Ving Rhames (Buddy Bragg), Nancy Allen (Midge), Don Cheadle (Maurice 'Snoopy' Miller), Steve Zahn (Glenn Michaels), Catherine Keener (Adele), Luis Guzmán (Chino), e non accreditati: Samuel L. Jackson, Michael Keaton; produzione: Jersey Films; Usa, 1998.

Nella colonna sonora: Isley Brothers, "It's Your Thing"; David Holmes, "I Think You Flooded It"; Mongo Santa Maria, "Watermelon Man"; David Holmes, "Jailbreak"; Dean Martin, "Ain't That A Kick In The Head"; David Holmes, "Trunk Scene"; David Holmes, "Foley Part 2"; David Holmes, "Rip Rip"; Willie Bobo, "Spanish Greese"; Isley Brothers, "Fight The Power"; David Holmes, "Tub Scene"; Walter Wanderly, "One Note Samba"; David Holmes, "The Drive To Ripley's"; David Holmes, "Bitch Out"; David Holmes, "No More Time Outs".

Out Of Sight
Elmore Leonard

Ennesimo adattamento per il grande schermo di un romanzo di Elmore "Dutch" Leonard, scrittore di romanzi western nella prima parte della sua carriera passato poi al "nero" e come tale, come autore di crime fiction, premiato da un ampio successo di critica e pubblico, e attualmente riconosciuto come uno dei maestri del genere. Fin dagli inizi della sua carriera, Leonard ha mantenuto rapporti stretti con il cinema, e il cinema ha trovato nello scrittore un interlocutore attento, disponibile: Leonard ha firmato soggetti e sceneggiature, ma soprattutto molti dei suoi romanzi sono stati trasposti sullo schermo. Questi, infatti, presentano una costante nella formula narrativa che li rende ideali per una trasposizione in immagini e li avvicina a una certa sensibilità e tendenza contemporanee: l’attenzione dello scrittore a creare e a mantenere forte un equilibrio tra un intreccio solido e i personaggi che lo animano, giocando su un registro che sfiora costantemente, senza immergervisi esplicitamente, la commedia riuscendo dunque a mantenere sempre pronta una riserva di leggerezza.

Nelle crime/black comedy, il telaio su cui lavora lo sceneggiatore è spesso teso tra molti personaggi e non semplicemente tra protagonista e antagonista: impostato un asse drammatico centrale e avviati in parallelo altri numerosi percorsi, lo sceneggiatore assume il ruolo di un orchestratore che virtuosisticamente intreccia gli elementi secondo modalità esasperate di coincidenza che spingono la materia, in cortocircuito tra sangue e assurdo (e metalinguaggio), a svelare una dominante comica nel nero. In Leonard non è esatto parlare di black-comedy, ma l’impostazione di fondo è analoga: sulla scacchiera che lo scrittore di volta in volta predispone c’è sempre una piccola folla di personaggi; a ciascuno corrisponde un percorso; il plot si fa sempre più serrato e serrante a mano a mano che le "altre" trame interferiscono con quella "principale" fino a comporre una texture fitta, quasi caotica; una crescita che ha ritmi rapidi, tende all’ipertrofia, ma si sgonfia improvvisamente e semplicemente appena sfiora l’implosione, evitandola in extremis. Quell’implosione che è la soluzione di molti epiloghi black-comedy e che inevitabilmente spinge verso la tragedia o ad una parodia melodrammatica. Non in Leonard: nei suoi romanzi come nei film loro ispirati si fiutano piuttosto tracce di un western ricontestualizzato, odori di rielaborazioni del noir anni ’70 (che Tarantino ha ricreato perfettamente in "Jackie Brown").

Eppure, gran parte del piacere della lettura dei testi di Leonard risiede non solo in questo lavoro di complicazione matematica, a volte stupefacente, dell’intreccio, ma proprio nel costante contrappunto ironico con cui fa emergere l’assurdità delle situazioni, la gelida casualità con cui i nodi si sciolgono, l’umore nero che si annida nella violenza. E le "parole parlate" ricoprono un ruolo importante in questo senso: Leonard è un maestro riconosciuto del dialogo. Quentin Tarantino, suo allievo dichiarato, ha messo ampiamente a frutto le lezioni imparate dalle pagine dello scrittore: scambi di battute ancorati al contesto e alla realtà attraverso l’aggancio e lo svisceramento ironico della pop culture. Il lavoro sul dialogo è poi uno degli elementi base dell’anima comedy delle operazioni di stravolgimento del noir cinematografico. Ma Leonard di norma non spinge all’eccesso: evita la parodia.

I romanzi di Leonard restano ben piantati nel territorio del "nero" grazie soprattutto all’attenzione dedicata ai personaggi che la rete drammatica ha intrappolato, coinvolto: outsiders o integrati, truffatori gangster poliziotti gente-comune; spesso figure invischiate in partite troppo grandi, in giochi troppo pesanti e duri, e loro malgrado – perché sono altri i problemi che hanno; personaggi dotati di una umanità che li rende credibili e che funge da contraltare ridimensionante all’epica che ammanta le loro azioni: non ci sono eroi, e se ci sono, appaiono come eroi spenti perché troppo umani o quotidiani. Leonard "racconta" (o fa raccontare) i suoi personaggi, non propone mai pure funzioni narrative, delle pedine: crea dei momenti di rallentamento sui personaggi mentre attorno a loro il mondo continua a girare (troppo) veloce, creando un mulinello che li trascina verso l’epilogo. Mo(vi)menti di rallentamento sui personaggi (di loro isolamento dalla realtà) che Soderbergh in questa trasposizione ha forse cercato di riprodurre, suggerendoli con quegli stop frames che punteggiano l’intera pellicola (e non solo durante l’incipit, come accade spesso in Scorsese: un fermo immagine cui si sovrappone una voce narrante). Stop frames che sono spesso sottolineature di attimi, e non evidenziazioni dei passaggi di snodo della vicenda narrata; e sostanzialmente Soderbergh trasgredisce anche quella convenzione linguistica secondo la quale lo stop frame "congela il presente" e lascia spazio a un flashback – qui il passato riemerge senza preannucio, il tempo è fluttuante, perché come nella realtà o in un dialogo la verità è qualcosa che viene ricostruita pezzo per pezzo.

Nella sue architetture drammatiche, Leonard non disdegna il sentimento, anzi; e proprio una love story è l’elemento portante di "Out of Sight" offrendo il materiale ideale per quella che era l’intuizione produttiva portante dell’operazione, ovvero mettere insieme sullo schermo due sex-symbol-stars: George Clooney & Jennifer Lopez.

"Gli opposti si attraggono" recita il flano del film, il concept fondante: lui è un rapinatore incallito, lei è uno sceriffo che deve catturarlo dopo l’evasione. Opposti che si attraggono, "dovere e piacere": date le rispettive attività dei protagonisti, non resta che trasformare la caccia all’uomo in un pedinamento sentimentale, e la fuga in un’attesa dell’inseguitore. Una relazione impossibile che manda in tilt i meccanismi del "plot of pursuit", dell’intreccio di caccia. E’ così che queste soste, queste non-mosse illogiche, questo trattenersi un attimo di troppo, creano nel film un movimento opposto a quello evolutivo e rapido delle trame e sottotrame criminose (anche qui, compresenza di opposti). Tappe forzate e passi rischiosi, contro le regole/regolamenti di entrambi: il cuore è più forte, come a dire che ci troviamo davanti a una love story travestita da actionner, ma in cui l’action (l’azione e il conflitto oggettivi, qui "crime") è determinante, inestricabilmente connessa al côté rosa ne costituisce il dna – il colpo di fulmine tra i due avviene mentre lei è ostaggio di lui, entrambi chiusi, corpo-a-corpo (gli opposti si attraggono), in un bagagliaio; i loro incontri seguenti sono azioni-di-polizia, cioè scontri.

L’equilibrio tra intreccio e personaggi di Leonard. Riprodurre quell’equilibrio non è facile (e Soderbergh ci riesce relativamente): la forza cinematografica di Leonard sta proprio in questo, nell’offrire costantemente due possibili direzioni di sviluppo, due chiavi di rielaborazione. Si può seguire quell’intreccio intricato ridimensionando i personaggi e sfociare nella black comedy, come accade nell’adattamento di "Get Shorty" (id., 1995, di B. Sonnenfeld - che qui ricompare come produttore esecutivo; sceneggiato da Scott Frank, che ha adattato anche "Out of Sight"; da quel film, ritornano anche Danny De Vito come produttore, e Dennis Farina ancora come interprete); o si può lavorare sui personaggi, andando quindi in direzione noir, come succede in "Jackie Brown" (id., 1997, di Q. Tarantino; da qui ritornano Samuel L. Jackson e Michael Keaton), in cui sono i ritratti dei protagonisti, il dibattersi di esistenze al capolinea, a costituire il nucleo drammatico che predomina sull’azione criminosa. "Out of Sight" tende a rispettare l’equilibrio tra intreccio e personaggi; la componente action è tenuta in sordina mentre si insiste sui risvolti comedy della traccia sentimentale; il risultato è una commedia rosa in salsa "crime". Attraverso le pause e le inversioni dette (l’attendere l’inseguitore da parte dell’inseguito, e il lasciar fuggire l’inseguito da parte dell’inseguitore), Soderbergh concede spazio e tempo alla love story, ma intanto l’azione continua a ramificarsi e complicarsi: si ricrea quindi un effetto di frizione, di controtempo/fuoritempo (opposti legati e slegati senza soluzione), come una sinuosa e lenta melodia sovrapposta ad una ritmica jungle. Questa schizofrenia mantiene la storia in tensione; e alla tensione contribuisce la non linearità temporale detta, il sovrapporsi di presente e passato; ad esempio, l’avanzamento veloce al ricovero della Lopez e lo svelamento completivo di un flashback che sintetizza gli eventi – soluzione adottata per seguire entrambi i personaggi: prima Clooney durante la fuga, poi la Lopez da dove l’avevamo "persa".

Come Leonard, anche Soderbergh piega lo spazio ad una funzione espressiva, superficie di riverbero e amplificazione dello stato d’animo del personaggio o del tono dell’evento che vi si svolge. La solitudine dei personaggi in ambienti chiusi (abitazioni soprattutto), la scelta di piani ravvicinati, l’esterno oltre finestre e sbarre; infine, il passaggio dal violento sole della "costa dorata" alla nevosa e cupa Detroit – una notte che come un mantello si richiude sulle teste dei due protagonisti che finalmente si fermano e si incontrano. Cartolinesco, eppure funzionante: puro armamentario da commedia sentimentale in stanza d’albergo, mentre fuori, oltre la neve, i gangsters continuano i loro traffici. "Clooney meets Lopez", anche in questo caso Soderbergh ricorre all’alleggerimento: sovrappone più livelli temporali e azioni (la seduzione della cena/i preliminari/la notte d’amore) e crea un effetto onirico, una sorta di pre-visualizzazione dei desideri dei due amanti che si srotola parallela ai loro discorsi (ancora il dialogo come elemento im/portante), svuota le immagini polarizzandole verso un’ironia che rende la scena non noiosa (come invece accade inevitabilmente in gran parte dei film a questo passaggio).

Un buon adattamento di Leonard; nonostante alcuni scivoli verso alcune soluzioni comiche semplcistiche, e qualche perdita di ritmo (nel fuori/contro-tempo dell’impianto) un film divertente che non è vero che si risolva nel fascino dei due interpreti.

 

ELMORE LEONARD

FILMOGRAFIA

(adattamenti di suoi romanzi)

- - - - Be Cool (Get Shorty II; in produzione)

1998 Out of Sight (id.)

1997 Jackie Brown (id.)

1997 Last Stand at Saber River

1997 Gold Coast (TV)

1997 Pronto (TV)

1995 Get Shorty (id.)

1992 Split Images (TV)

1990 Border Shootout

1989 Cat Chaser (Oltre ogni rischio)

1988 Glitz (id.; TV)

1987 The Rosary Murders (I delitti del rosario)

1986 Pick-Up

1985 Stick (Scherzare col fuoco)

1984 The Ambassador (I guerrieri del vento)

1980 High Noon, Part II: The Return of Will Kane (TV)

1974 Mr. Majestyk

1972 Joe Kidd (id.)

1971 Valdez Is Coming (Io sono Valdez)

1970 The Moonshine War

1969 The Big Bounce

1967 Hombre (id.)

1957 3:10 to Yuma (Quel treno per Yuma)

1957 The Tall T (I tre banditi)

BIBLIOGRAFIA

(i romanzi di Leonard)

Romanzi western:

The Bounty Hunters, 1953; The Law at Randado, 1955; Escape from 5 Shadows, 1956; Last Stand at Saber River, 1957; Hombre,1961; Valdez is Coming, 1970; Forty Lashes Less One, 1972; Gunsights, 1979.

Romanzi neri:

The Big Bounce, 1969 (revised edition, Armchair Detective: 1989); The Moonshine War, 1969; Mr. Majestyk, 1974; Fifty-two Pickup, 1974; Swag, 1976 (re-published as Ryan's Rules: 1976); Unknown Man, No. 89, 1977; The Hunted , 1977; The Switch, 1978; City Primeval: High Noon in Detroit, 1980; Gold Coast, 1980 (revised edition: 1985); Split Images, 1981; Cat Chaser, 1982; Stick, 1983; LaBrava, 1983; Glitz, 1985; Bandits, 1987; Touch, 1987; Freaky Deaky, 1988; Killshot, 1989; Get Shorty, 1990; Maximum Bob, 1991; Pronto, 1993; Riding The Rap, 1995; Out of Sight, 1996; Cuba Libre, 1997.

 

filmografia di

STEVEN SODERBERGH

1999 The Limey (in lavorazione)

1998 Out of Sight (id.)

1996 Gray's Anatomy

1996 Schizopolis (id.)

1995 Underneath (Torbide ossessioni)

1993 King of the Hill (Piccolo, grande Aaron)

1993 "Fallen Angels" (serie tv)

1991 Kafka (Delitti e segreti)

1989 Sex, Lies, and Videotape (Sesso, bugie e videotapes)