NearDark - Database di recensioni

NearDark - Database di recensioni

Africa

Godard Tracker


Tutte le
Rubriche

Chi siamo


NearDark
database di recensioni
Parole chiave:

Per ricercare nel database di NearDark, scrivete nel campo qui sopra una stringa di un titolo, di un autore, un paese di provenienza (in italiano; Gran Bretagna = UK, Stati Uniti = USA), un anno di produzione e premete il pulsante di invio.
È possibile accedere direttamente agli articoli più recenti, alle recensioni ipertestuali e alle schede sugli autori, per il momento escluse dal database. Per gli utenti Macintosh, è possibile anche scaricare un plug-in per Sherlock.
Visitate anche la sezione dedicata all'Africa!


O rio do ouro - Il fiume d'oro
Anno: 1998
Regista: Paulo Rocha;
Autore Recensione: Andrea Caramanna
Provenienza: Brasile; Portogallo;
Data inserimento nel database: 09-09-1998


Tao 98
Visto a TaoCinema 98O rio do ouro (Il fiume d'oro)

di Paulo Rocha; sceneggiatura Paulo Rocha, Claudia Tomaz; fotografia Elso Roque; montaggio José Edgar Feldman; scenografia Alberto Péssimo, Jorge Gonçalves; costumi Manuela Bronze; musica José Mário Branco; suono Nuno Carvalho; interpreti Isabel Ruth (Carolina), Lima Duarte (António), Joana Bárcia (Mélita), João Cardoso (Zé dos Ouros), Felipe Cochofel (João),

António Capelo (Joaquim); Produttori Paulo Rocha, Bruno Stroppiana; produzione Suma Filmes, Skylight; origine Brasile-Portogallo, 1998, colore, 35 mm., 103'

C'è tutto il sapore di una vita, di ricordi che si accumulano, di memorie perdute che si riaccendono attraverso le tradizioni più antiche di un paese. Le leggende rurali ricche di fantasmi, di oscure vicende personali che si confondono con quelle del popolo portoghese. Rocha elabora tutto questo materiale nelle diverse tonalità di luce e ombre. E attraversando le acque del fiume, immergendo nei liquidi i personaggi con il sangue e il miele delle api.

La storia di Carolina, Antonio e Melita ha il sapore di quelle tragedie dell'antichità classica che si compiono attraverso oscuri presagi (l'indovino Zé dos Ouros che legge negli occhi di Carolina il segreto terribile di una vita precedente), l'assassinio che si compie inevitabile come voleva la maledizione della collana d'oro.

Certamente non è semplice fare chiarezza su tante connessioni, tanti fili sparsi, che si incrociano l'un l'altro intrisi ciascuno da suggestioni diverse. L'importante in questo bellissimo film di Rocha (forse sottovalutato dalla giuria taorminese) è cogliere innanzitutto la fascinazione del paesaggio nelle sue disposizioni cromatiche cangianti, in cui la luce solare ha comunque un effetto predominante. In secondo luogo la fisicità prorompente degli attori protagonisti. Sono corpi che si muovono sottolineando la minima espressione e non solo dei volti, perché nelle posture c'è quasi sempre impressa una sensualità devastante. Cosicché i sentimenti di gelosia raggiungono il climax al momento in cui straripano dall'animo, e nel momento in cui percepiamo massima la tensione.

Nella sequenza dell'omicidio, una delle più esaltanti, Carolina si muove in una sorta di trance, si dispone insieme ai liquidi (miele e sangue) che va spargendo nella casa.