Mrs. Caldicot's cabbage war
Regia: Ian Sharp
Sceneggiatura: Malcolm Stone basato sul libro di Vernon Coleman
Fotografia: Sue Gibson
Montaggio: Gerry Hambling
Musiche: Alan Lisk
Interpreti: Pauline Collins (Thelma), Peter Capaldi (Derek), Anna Wilson-Jones
(Veronica), Gwenllian Davies (Audrey), Sheila Reid (Joyce), Frank Mills
(Leslie), Frank Middlemass (Bernard), John Alderton (Hawksmoor)
Produzione: Andy Birmingham
Origine: Regno Unito, 2001, 110 min., 35mm
Visto al Taormina FilmFest 2001
$align="left"; include "image1.php3"; ?>La
ribellione di Thelma mi ricorda, casualmente, una citazione appena fatta a
proposito del film di De Oliveira, Ritorno a casa. Anche lì una storia
sulla vecchiaia, su una senilità che fa paura. Perché viverla serenamente
appare quasi impossibile giacché tante sono le insidie e i bilanci sull'intera vita
che hanno un effetto deflagrante e decisivo per una svolta. Michel Piccoli
diceva alla fine: basta torno a casa.Thelma (Pauline Collins) rischia di non
poter più dire torno a casa. Proprio l'espropriazione da parte del figlio, da
parte del suo stesso sangue, come in Shakespeare onnipresente nelle trame dei
vincoli familiari, il terribile allontanamento dalla casa in cui ha vissuto per
tutta la vita diventa un momento di partenza. Come la morte del marito: una
liberazione, la consapevolezza di avere a che fare con la propria vita e
determinarne da soli la direzione. Ecco il momento de "L'uomo in rivolta.
La ribellione come moralità" (di Albert Camus), vale a dire il momento di
non ritorno di chiarezza abbacinante della condizione esistenziale che brutalmente
si riduce alla negoziazione di diritti e doveri. Thelma non ha più diritti, ha
solo doveri e quindi subisce, con l'unica possibilità di animare la rivolta
solo in una bozza di pensiero intimo, che non è mai pratica attiva. È vittima
dunque di una tirannide che si scioglie con la morte del sovrano. Morto il re,
Thelma si rende presto conto che subentrano prontamente i successori: il figlio
e la nuora e il direttore della casa di riposo. Adesso dipende da lei una
reazione decisiva. Camus dice che l'uomo si rivolta quando la lesione dei suoi
diritti ha raggiunto un limite. Il racconto di Ian Sharp basato sul romanzo di
Coleman inizia da questa ipotesi di vita nuova. E ci descrive la prassi di
un'attività che ha lo scopo quasi primordiale di conquistare se stessi, il
proprio spazio vitale. La case di riposo allora davvero rappresentano il punto
di non ritorno per molti anziani, perché basta l'inganno delle pillole, pochi
grammi di sostanze sedative corrispondono alla conquista crudele del dominio su
decine di esseri umani. Con la giustificazione che da soli non ce la faranno ad
affrontare l'ultima parte della loro vita. Sharp si è affidato molto agli
attori, alla vivacità e credibilità di tutte le interpretazioni. Sebbene il
film contenga numerosi passaggi ridondanti e una fin troppo convenzionale
organizzazione delle immagini, forse basterebbero un paio di sequenze. La
prima, l'ultimo incontro-scontro tra marito e moglie in cucina, vero spazio
regno della più piccola quotidianità, la simbolica recisione dei crisantemi, e
le battute ciniche, raggelanti del direttore, nella casa di riposo, luogo
ancora più spaventoso della peggiore prigione: "Niente di meglio di una
morte per tenerli buoni".
Conferenza stampa con Ian Sharp
Qual è la difficoltà di fare un film sugli anziani?
Sharp: In realtà abbiamo girato il film in 25 giorni in modo così frettoloso,
che forse nessuno si era accorto di tutto ciò che il film stava esprimendo.
Certo è un tema scottante quello della vecchiaia e della gente che diventa
anziana ed ha sempre più bisogno di cure.
Qual è secondo lei la vera anima del film tra l'inizio scoppiettante e poi
il tono favolistico?
Sharp: Per quanto riguarda la scena iniziale, si sentono in questa scena i
monologhi interiori ripresi dal libro, certo non si poteva continuare seguendo
lo stesso percorso del libro. Volevo cercare di raccontare la relazione della
donna in una situazione dispotica. Questa vera e propria tirannide del marito,
ed il fastidio dei piccoli gesti quotidiani, esagerando i suoni ed i rumori,
come i piatti, i guanti ed il versare il tè, volevano significare la convivenza
in due mondi separati dei due personaggi. Questo indicatore è un focherello che
diventerà un grande incendio. Tuttavia il film cambia mostrando la capacità di
resistenza della donna, ci sono molti elementi come quello favolistico e
fantastico e quello che è stato definito il modo di concludere il film con un
lieto fine e ciò mostra che c'è un futuro per questa donna che si guarda allo
specchio e finalmente si piace, è riuscita infine a superare l'impasse.
Perché tanta fretta nel girare il film
Sharp: Il film doveva essere consegnato entro una data fissata precisamente e
Gerry Hambling (il montatore) era peraltro presente sul set
Potrebbe parlarci di Pauline, come si sentiva in questa parte in cui era più
anziana della sua età?
Sharp: L'avevo già vista in "Shirley Valentine" e non capisco come
mai non fosse stata presa in altri film; in " Shirley Valentine" ero
stato colpito dall'attrice, c'era qualcosa di straordinario, pensavo che
dovevamo assolutamente averla nel nostro film. Lei ha 61 anni e anche nel film
ha 61 anni, quindi ha dovuto recitare la parte di una persona di troppo che
dava fastidio, è più giovane degli altri anziani, ma anche gli altri anziani,
più vecchi di lei, non è giusto che siano accantonati
Avete fatto delle ricerche nelle case di riposo, quali sono state le
reazioni dei gestori?
Sharp: Sì ho vissuto vicino a una casa di riposo per 15 anni Nel pomeriggio
arrivavano i parenti che prelevavano gli ospiti e poi li riportavano nella casa
di riposo. Era terribile il momento in cui venivano lasciati lì da soli. È vero
il personale spesso proviene dalle isole caraibiche o dai paesi asiatici. In
qualche caso le case vengono rilevate e gli anziani sono addirittura trasferite
e non sappiamo che fine fanno. Questo sta avvenendo per ora in Inghilterra.
Parte del personale era comunque solidale con gli ospiti.
Ci può parlare del mondo finanziario che specula su questo tipo di affari,
vale a dire il controllo della gestione delle anime che sono rinchiuse nella
casa?
Sharp: Credo che oggi tutto riguardi i soldi, la maggior parte delle
proprietà immobiliari appartengono a finanziarie che non hanno alcun interesse
nei confronti degli anziani. È un grande giro d'affari. La tragedia degli
anziani in queste case è una tragedia vera perché non si tiene presente che
hanno dei diritti. Si discute dell'aumento della popolazione anziana e questo
tema è ormai divenuto scottante, valutare se gli anziani devono essere a carico
dello Stato o soltanto delle famiglie.
Ogni personaggio del film ha un "dark side", dal giornalista del
Globe alla protagonista stessa. Pensa che sia un film più sulla bontà o sulle
cattiverie? Il cabbage world corrisponde un po' all'italiano un mondo del
cavolo?
Sharp: No in Inghilterra il cavolo non ha un senso metaforico, forse si
riferisce al senso del vegetale… Per quanto riguarda il lato oscuro credo che
il punto sia l'emersione di un personaggio, la sua solidità si manifesta nel
momento in cui occorre una scelta e in ciò consiste la struttura drammaturgica
del film.
C'è una critica anche alla famiglia borghese?
Sharp: Sì, uno dei temi è la resistenza alla tirannide nelle relazioni
personali all'interno della famiglia, e questo avviene nel film poiché la protagonista
decide di combattere e scopre anche la propria forza e capacità di combattere.
Insomma una passività che si trasforma a poco a poco in attività. Sono colpito
anche dal fatto che il tema sia globalmente diffuso, non solo in Inghilterra.
Per quanto riguarda la leggerezza del film, avrei una citazione da Jack Warner
"Se volete mandare un messaggio dovete far ridere le persone perché è
attraverso le risate che il pubblico viene commosso", e quindi il pubblico
vuole trovare l'empatia con il personaggio. La reazione del pubblico è stata
qui a Taormina molto simile a quella di Cannes.
Ci dica qualcosa sugli altri attori e sul più conosciuto Paul Freeman
Sharp: Avevo già lavorato con Paul Freeman tre volte, lui ha una grande
capacità empatica ed una sensibilità accentuata soprattutto con le donne. Per
quanto riguarda gli altri ho confidato sull'abilità del casting, non avevo mai
lavorato con gli altri attori.
La distribuzione
Sharp: È la mia speranza non ho ancora incontrato distributori italiani, mentre
abbiamo già avuto problemi in Inghilterra perché il film ha certamente poca
attrattiva commerciale.