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Ancora vivo - Last man standing Anno: 1996 Regista: Walter Hill; Autore Recensione: l.a. Provenienza: USA; Data inserimento nel database: 18-03-1998
Last Man Standing (Ancora Vivo), scritto
e diretto da Walter Hill. Ispirato a un racconto di A. Kurosawa &
R. Kikushima. Con B. Willis, C. Walken, B. Dern. Musiche, Ry Cooder.
Usa, 1996. Dur.: 2h e 10'.
Dashiell Hammett: Usa, Giappone, Italia e
ritorno
1961, Akira Kurosawa realizza un film in costume di respiro epico
e taglio parodistico rispetto alla tradizione del "jidaigeki", ai
film di samurai, alla violenza, ma anche al film western:
Yojimbo (La Sfida del Samurai). Il soggetto era stato
ispirato a Kurosawa dal romanzo di Dashiell Hammett Red
Harvest (Piombo e Sangue, 1929): un classico
dell'hard boiled.
1964, Sergio Corbucci ha visto Yojimbo, ne è
entusiasta. Ne suggerisce la visione a Sergio Leone, il quale, a
caccia di soggetti, ne copia la vicenda trasponendola in uno scenario
western, trasformando il Ronin (samurai senza padrone,
errante) in pistolero... Titolo: Per Un Pugno di Dollari.
Nasce lo spaghetti western: da un film di samurai che
fa il verso ad un western ispirandosi ad un testo nero
hard-boiled! Scherzi della storia, avventure delle storie.
1996, Walter Hill rende omaggio al maestro giapponese e al maestro
italiano, ma filologicamente dichiara Last Man Standing
(Ancora Vivo) ispirato dal racconto di Kurosawa &
Kikushima.
Ritorno alle Origini: Last Man Standing s'inchina a
Kurosawa, ma strizza l'occhio al cinema d'oriente in generale. Il
taglio delle sparatorie, grottesco, parodistico, eccessivo,
iperviolento, è senza dubbio, e per ammissione dello stesso
regista, in linea con le scuole d'oriente contemporanee [da Hong
Kong, verso Est, Giappone ... ma andando oltre ancora, attraversato
il Pacifico, si potrebbe raggiungere la California, Los Angeles,
Hollywood, dove vivono i due esponenti della Band A Parte che
a loro volta hanno riconosciuto grandi debiti all'heroic
bloodshed hongkonghese, Mr. Tarantino (tra l'altro, estetica a
parte, Reservoir Dogs-Le Iene è stato accusato di
plagio nei confronti del film made in Hong-Kong City on Fire
di Ringo Lam; nella struttura il modello Rashomon di Kurosawa
è esplicito...) e Mr. Rodriguez (Desperado è
Hong Kong al 100%)... I film girano, tutto torna: e i cerchi si
chiudono, come la nostra parentesi.] Last Man Standing: un
western/gangster-movie. Ambientato (storicamente) nel 1931, nel
periodo del proibizionismo, delle gang di gangster, L.M.S.
è popolato da biffe in completo gessato, dal perenne cappello
grigio calato e dal mitra facile - malavitosi che sembrano usciti dai
vicoli lucidi di pioggia di una Chicago da Piccolo Cesare o da
Scarface... (Voce narrante del protagonista, d'obbligo)
L'ambientazione (geografica, scenografica) è invece western:
la città in cui si svolge l'azione, Jericho, è una
ghost-town, una città fantasma nella quale si aggirano,
oltre ai membri e alle auto delle bande rivali, solo il becchino, il
barista e lo sceriffo... Una cittadina dagli edifici in legno,
polverosa, senza strade asfaltate, in mezzo al deserto, vicina al
confine con il Messico: una città che non è nemmeno
segnata sulle cartine, stando alle parole di Willis/Smith.
Città Morta, Città della Morte: un cavallo morto
stecchito, in stato di decomposizione, è riverso in mezzo alla
strada; il becchino prende le misure ai cadaveri umani in bella
mostra nella vetrina; si spara più di quanto non si parli.
Gangster come pistoleri, in una città da Selvaggio West in cui
si viaggia su automobili rombanti - i cavalli possono anche morire.
Una cittadina anni Trenta, non una Metropoli anni Trenta...: la
letteratura nera di quel periodo (e seguente) è zeppa di posti
dimenticati da Dio come questo, riflessi e conseguenza della crisi,
del popolamento delle grandi città... Posti di frontiera.
Piccoli Inferni tinta senape. Non è poi così forzata,
dunque, l'ambientazione di Hill: è vero, è molto
western, ma è anche molto anni Trenta... l'epopea del west era
un passato più che recente. Hill omaggia la letteratura nera
in blocco: non solo la scuola dei duri con setting metropolitani, ma
anche la scuola più intimista e paranoica, quella di Thompson
e Goodis, ad esempio. Così facendo, Hill getta un ulteriore
ponte: dopo il viaggio a Tokyo, dopo la vacanza romana, back to
the roots: Hammett torna a casa, in patria, e viene collocato con
i suoi colleghi storici (i cantori della giungla d'asfalto, ma anche
i maledetti dei torridi inferni delle città del sud e degli
eroi negativi in fuga verso il solito Messico). Materiale a go-go,
che Hill cataloga, mette in scena, predispone per il ciak... e poi
stop! ferma tutto, rallenta, dilata, in un gioco di estenuanti attese
che è il suo personale ed estremo omaggio a Leone: il museo
delle cere è perfetto. Storia del cinema e della letteratura
più vicina al cinema (quella che maggiormente ha intrecciato
rapporti reciproci) in un galleria di tipi, feticci, ritratti,
ricordi, prospettive che affondano nel passato, scivolano sul
presente, accennano esiti futuri... Hill, classico contemporaneo, e
le personali fotografie di bagagli - culturali - accanto a binari
morti, con lavori in corso.
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