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Megacities
Anno: 1998
Regista: Michael Glawogger;
Autore Recensione: Sonia Del Secco
Provenienza: Austria; Svizzera;
Data inserimento nel database: 13-08-1998


Visto al 51 Festival Internazionale di Locarno

Megacities
di Michael Glawogger
sceneggiatura Michael Glawogger; fotografia Wolfgang Thaler; montaggio Andrea Wagner; musica  Ekkehart Baumung. Austria-Svizzera, 1998, 35mm, col., 94'

La proiezione in piazza Grande ieri sera è stata cruda davvero, giusto prima della cena credo abbia fatto passare l'appetito a molti...

Passato per documentario, in realtà chiaramente di fiction, Megacities sarebbe stato a quanto afferma il produttore il frutto di una indagine sociologica sulla popolazione di Città del Messico. Studio involontariamente ampliatosi, per associazione di idee, ad altre zone del mondo costruisce un ritratto orribile di più di metà delle sciagure umane concentrate in meno di un'ora e proiettate su schermo gigante. New York come Mosca e come Città del Messico (tutto il mondo è paese, anzi città), come Bombay... tutte Megacities pronte ad ospitare il brutto umano, la miseria, l'abbandono di chi la città la stenta a vivere e così sotto la voce "protagonisti, interpreti" il catalogo non dice niente, perchè tutti gli attori sono anonimi come nella vita.

Gente imbruttita dal degrado morale, dall'alcool e dall'eroina, senza più dignità, filmata da vicino e magari pagata per dire che è tutto vero, gente che non fa pensare a quanto stiamo bene noialtri, uomini inseriti, ma a quanto sia ipocrita servirsi di loro per farci un film da presentare al Festival Internazionale del film nientemeno che di Locarno (dove un panino costa in media sei settemila lire). E' un film triste che non insegna niente che fa male perché il dolore degli altri farebbe male comunque ma tuttavia di una violenza gratuita e per niente poetica... è mostruoso pensare che qualcuno la trovi poetica... e allora anche la fotografia apparentemente bella di un uomo coperto di polvere azzurra (e che speriamo di farvi vedere al nostro ritorno) non è più bella, perchè quella polvere che cambia colore a seconda delle esigenze del mercato, quell'uomo la respira anche ora e lo porterà a morirne davvero.

Film come questo no grazie. E non per volersi nascondere la tristezza ma perchè sappiamo aimè essere tristi già da soli senza che per questo nessuno ci guadagni