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Magnetisørens femte vinter - Il quinto inverno del magnetist
Anno: 1998
Regista: Morten Henriksen;
Autore Recensione: Andrea Caramanna
Provenienza: Danimarca;
Data inserimento nel database: 26-07-1999


Magnetisørens femte vinter - Il quinto inverno del magnetista
Visto al
Taormina Film Fest 99

Magnetisørens femte vinter - Il quinto inverno del magnetista

Regia: Morten Henriksen

Sceneggiatura: Morten Henriksen

Fotografia: Dirk Brüel

Montaggio: Ghita Beckendorf

Interpreti: Ole Lemmeke (Meisner), Robert Skjærstad (tessitore), Erland Josephson (Hofverberg)

Produzione: Lise Lense-Møller, Magic Hour Films

Origine: Danimarca, 1998

Durata: 117', 35 mm

In concorso

Il quinto inverno del magnetista è un film sulla magia, sulla suggestione umana, sull'illusione e la fede, l'ignoranza e il metodo scientifico.

In una delle scene iniziali del film si vedono - siamo nel nord della Svezia, anno 1819 - alcune lanterne magiche, che come sappiamo, funzionano, grazie all'illusione ottica. Il secolo scorso era affascinato dalla scoperta di nuovi fenomeni ed allo stesso tempo era ancora facile per un abile illusionista spacciare per scienza i trucchi da prestigiatore, ancora meglio attrarre l'attenzione sul fenomeno del magnetismo, le cui forze oscure, invisibili, ma potenti, sarebbero in grado di modificare i fluidi dell'organismo, liberandolo con opportune operazioni di quelle pericolose stagnazioni, responsabili di malattie e morti.

La storia di questo magnetista è affascinante, per la potenza seduttiva del protagonista Meisner (Ole Lemmeke), per l'ipnotico ritornello "lasciatevi pervadere dalla forza". Il sedicente dottor Meisner diventa il profeta che rivela la dottrina ai fedeli.

Tratto dall'omonimo romanzo di Olov Enquist, Il quinto inverno del magnetista è quel genere di film che si beve di un fiato se si sprofonda nell'atmosfera e nei colori del nord. La luce gialla dei raggi del sole, spesso fende l'aria come il cono di luce di potenti riflettori. Il bianco abbacinante della neve, e il lugubre succedersi delle ombre (sembrano quelle di Lotte Reininger) nell'interno delle case trasmettono il senso di un'esistenza dolorosa.

Il film suscita a tratti ricordi vampireschi, emozioni di vecchi film horror, come nella fuga disperata di Meisner sui tetti delle case o il furtivo e inquietante aggirarsi, come un'ombra, del misconosciuto aiutante di Meisner, il cui passato è tanto misterioso, quanto potente evocatore di spaventosi eventi.

È un secolo, l'Ottocento, forse mutato, troppo indietro rispetto all'immaginario comune, in cui la caccia alle streghe si apre al primo cenno della folla e le impiccagioni a furore di popolo sono ancora, come nel Medioevo, lo spettacolo ghiotto delle masse.

 

 

Conferenza stampa con Morten Henriksen (Regista), Otte Lemmeke (attore)

 

 

È d'accordo nel rilevare una discontinuità tra la prima e la seconda parte?

Morten Henriksen: "La seconda parte è molto più realistica rispetto alla prima parte forse più allegorica."

La realizzazione del film.

Morten Henriksen: "È legata al rapporto tra attore e personaggio che interpreta. Ogni persona è capace quando entra nel cuore di un'interpretazione di cambiare completamente le caratteristiche del proprio carattere."

Come si è avvicinato al personaggio di Meisner così complicato?

Otte Lemmeke: "Ho letto attentamente tutto quello che potevo percepire del personaggio di Meisner, di quest'uomo del secolo scorso, le cui esperienze erano profondamente diverse. Credo che se riconosciamo le cose è perché devono trasformarsi in qualcosa di comprensibile per ciascuno di noi; nel libro Meisner non è capace di capire come funzionano i suoi poteri. Ha gli stessi problemi degli altri a capire cosa significa l'energia magnetica, le energie la cui esistenza è supposta dalla persona più comune, ma che non si riesce a provare scientificamente, per questo utilizza dei trucchi."

Morten Henriksen: "Meisner è colui che si introduce in un sistema di regole per distruggerle completamente per la sua fede cieca nel magnetismo."

 

L'aspetto storico della vicenda, in particolare le condanne a morte.

Morten Henriksen: "È naturale che la folla, soprattutto nei centri isolati, costituisca quasi un corpo unico, quel coinvolgimento che induceva a condannare facilmente, poco importa il processo, qualunque individuo."

Il rapporto verità-menzogna è molto forte nel film, cosa ne pensate

Morten Henriksen: "Non riesco a decidermi tra le due."