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Le Mur
Anno: 2000
Regista: Faouzi Bensaïdi;
Autore Recensione: adriano boano
Provenienza: Marocco;
Data inserimento nel database: 12-04-2001


Le Mur

Le Mur

 



Regia:  Faouzi Bensaïdi
Sceneggiatura:  Faouzi Bensaïdi
Fotografia:  Marc André Batigne
Montaqgio:  Anne Klotz
Suono:  Patrice Mendez, Jean-Cristophe Julé

CAST

N.Rahil, Z.Atifi, R.Benouatir, W.Bouali, A.Chicha, N.Huimad, M.Ayad, M.Moumadi, A.Mouaddine, N.El Marnissy, J.Selmaoui, R.Aboulghali, H.Charane, A.Lahlil, M.Arkouchi, H.Masrour, H.Ennaim, M.El Meslouhi, R.Laaroussi, F.Laabiad.

Produzione: Gloria film Productions, 65, rue Montmartre 75002 Paris, (33-1) 422142. e-mail: [email protected]
Durata: 10'
Anno: 2000
Nazione: Marocco

C'è un solo movimento di macchina, un carrello indietro dopo che si è messo a fuoco un muro bianchissimo, che funge da schermo, anzi è uno schermo su cui non scorrono immagini ma sono in rilievo le figure che interagiscono con quel mondo di ombre, colori, espressioni,… comunicazioni. Senza bisogno di direttori responsabili. La vita scorre sul muro e la macchina da presa sceglie la posizione più corretta per registrarla. E lo fa dopo che il film è partito, per segnalarcelo.
Il corto funziona perché è il mondo che proietta sul muro la propria "ombra", lasciando tracce che vengono sovrapposte, parzialmente o integralmente cancellate, come un palinsesto ogni giorno rinnovato. E riesce a riassumere tutte le situazioni della vita: dall'abbandono di una donna che lascia in mutande un uomo poi picchiato, ma nella striscia che scorre a inquadratura fissa non c'è tempo per soffermarsi: altri personaggi si affollano e quindi quattro bambini giocano, ma inscenano una guerra o una perquisizione di polizia; poi lasciano una sagoma sul muro, inquietante per il fantasma che aleggia e in particolare per il frammento di tempo trascorso che si manifesta come testimonianza di un'assenza. Tracce che poi si faranno più smaccate con il ferito che si trascina e lascia la striscia di sangue rosso sul muro imbiancato

 

E poi invece un attacchino che deposita sulla superficie del muro un poster per poi lasciare spazio ad un amante che fugge mezzo nudo piovendo dall'alto del muro, facendo percepire l'incombere del fuori campo su quello spazio aperto, comune, capace di riflettere il mondo. E questa attenzione per la scansione temporale, sia per quel che riguarda l'accavallarsi e il succedersi degli eventi, sia per quello che è il ciclo insito nella impostazione di striscia che scorre, si coglie per gli effetti di giorno/notte che cadenzano il breve film, ripreso in tempo reale, ma che si dà una progressione temporale ben al di là della breve durata e quindi finge nel sapiente uso artigianale dell'illuminazione il trascorrere del dì e della notte con ubriachi - che derubano delle scarpe il ferito - malandrini, ruba-galline nel vero senso della parola, e fionde che spengono lampioni, a variare ulteriormente le condizioni di luce, meccanismo che conferisce al muro ancora maggiore sfaccettatura, come un personaggi tratteggiato con precisione.

Prima dell'alba un furgone impalla quasi completamente la visuale del muro, non assistiamo al miracolo della cancellazione delle tracce del giorno precedente, ma vediamo il palinsesto preparato per il nuovo giorno… un bambino transita come la fama nel mondo e lascia una nuova traccia da cui riprende la vita, nella speranza di qualcosa di positivo da incidere sul muro: infatti il bambino mentre passa canta - o meglio biascica con la vocina impastata dei bimbi piccoli -: "Aquì se vièn a la clara… de tu querìda presencìa, comandante Che Guevara".