NearDark - Database di recensioni

NearDark - Database di recensioni

Africa

Godard Tracker


Tutte le
Rubriche

Chi siamo


NearDark
database di recensioni
Parole chiave:

Per ricercare nel database di NearDark, scrivete nel campo qui sopra una stringa di un titolo, di un autore, un paese di provenienza (in italiano; Gran Bretagna = UK, Stati Uniti = USA), un anno di produzione e premete il pulsante di invio.
È possibile accedere direttamente agli articoli più recenti, alle recensioni ipertestuali e alle schede sugli autori, per il momento escluse dal database. Per gli utenti Macintosh, è possibile anche scaricare un plug-in per Sherlock.
Visitate anche la sezione dedicata all'Africa!


Lagrimas Negras
Anno: 1997
Regista: Sonia Herman Dolz;
Autore Recensione: Adriano Boano
Provenienza: Olanda;
Data inserimento nel database: 21-11-1998


Lagrimas Negras

Visto al

Lágrimas Negras

Regia:Sonia Herman Dolz
Sceneggiatura: Kees Ryninks, Sonia Herman Dolz
Fotografia: Melle Van Essen
Montaggio: Gys Zevenbergen
Musica: La Vieja Trova Santiaguera
Montaggio del Suono: Christine Van Roon
Produttore:Kees Ryninks
Interpreti: La Vieja Trova Santiaguera: Reinaldo Hierrezuelo, Reinaldo Creagh, Pancho Cobas, Aristoteles Limonta, Ricardo Ortiz
Produzione:Ryninks Films BV, Muntplein 10, 1012 WR Amsterdam - tel. 31-20-5304788
Formato: 35 mm.
Provenienza: Olanda Anno: 1997 Durata: 75'


    Sonia Herman Dolz dice di essere attratta dai vecchi e si vede da come li coccola, lasciando che si crogiolino nelle domande che pone, rituffandosi nel loro passato; però conduce il racconto della tournée senza dimenticare di legare il materiale. Così una canzone può iniziare su un bus londinese (Cuba, que linda) e sull'onda della nostalgia per la Patria lontana finire durante le prove nell'isola caraibica, con gli scorci da cartolina, le auto anni'50 ed il sabor che si scatena dalle trombe, temperato dai momenti privi di commozione o retorica al cimitero a ribadire l'attaccamento alla propria cultura, che si va a diffondere nel mondo.

    Il docu-drama si dipana senza permetterci di tenere fermi i piedi che seguono il Son del gruppo di anziani (il più giovane, una mascotte di 62 anni, gli altri sopra gli ottanta) che con genuinità trascorrono la vecchiaia immersi in una costante bolla di musica e danza, che se venisse meno li ucciderebbe. Se ne ricava un ritratto d'insieme, che non sottrae individualità a nessuno, poiché tutti hanno lo spazio per narrare il proprio mestiere (albañil, conductor, cioè muratore, macchinista e si vede nel momento in cui prova il palco con uno sfrenato chachacha: sembra una locomotiva sbuffante), i propri lutti, i ruoli di una vita. C'è quello che ha dodici figli da cinque donne diverse e nessuna si sogna di provare gelosia; c'è il cantante che inscena sempre la sua piccola mania del papillon, un atto scaramantico e via,

    Poi vengono offerte pillole di filosofia, come quando durante le prove si dice "bisogna fare attenzione alle circostanze (ocurencia), o quando si introduce il pezzo del paralitico Miguel Matamoros che getta il bastone e inizia a ballare, inscenato benissimo sia sul palco nel delirio dei convenuti, che a casa, dove riveste di più il suo senso di scherzo e pezzo di bravura tra amici, ma mantenendo ovunque il significato intrinseco: "La musica è medicina".

    Il dramma di chi è costretto a svolgere un compito che non gli piace, per riservare solo il tempo libero per le sue occupazioni, è tratteggiato con partecipazione da questi lavoratori che fino all'avvento del castrismo erano costretti a coltivare il loro talento di musicisti di sera per raggiungere assonnati il posto da campesino al mattino - come raccontano in un felice momento totalmente senza retorica: dopo la revolucìon hanno potuto occuparsi di musica a tempo pieno dopo trentasette anni di lavoro sui treni: Guaracha ha come riff "a mi no me gusta lo que hago", ma si sfoga cantando con sabor (tradotto nei sottotitoli con swing) nella calle Heredita, la casa dove fanno le prove, che è il luogo giusto dove ascoltare la loro passione. Bisogna fare uno sforzo per ritagliare lo schermo dalla fredda quanto funzionale e comoda sala del Reposi e recuperare quel calore.

    Si assiste a tre momenti in cui è evidente il gusto di unire le generazioni: quando il vecchio ricorda, sollecitato, che fin da bambino suonava, viene alternato con eleganza un po' ruffiana ad un bambino che in una scuola fa da leader di un gruppo; dei ragazzi fanno da siparietto al cospetto degli anziani con un bel pezzo jazz (piano e contrabbasso); le riprese ravvicinate sul gruppo di ragazzi scatenati in un ballo all'aperto, che non stenteremmo a credere spontaneo, sempre sotto gli occhi dei vecchi, come a voler perpetuare quella tradizione gioiosa, conclusa con l'assolo di una bambina che promette bene. A questo punto non a caso si inserisce l'unica canzone cantata da una donna estranea al gruppo: "Lagrimas Negra", quella del titolo, struggente e illustrata dalle calle de L'Habana, dal suo popolo al crepuscolo, un po' illanguidito, come questi vecchi ancora così vitali, ma tristi perché "questa penna non ha più inchiostro" con un'allusione sessuale.

    "Eccomi vengo": il mondo non può fare a meno di quella carica di vitalità, che deborda oltre i titoli, come se la musica e la voglia di ballare straripassero fino allo stremo: "Non sa mai quando è il momento di fermarsi", è l'ultimo commento, forse perché quello sarà il momento della morte.

    L'olandese Sonia Herman Dolz nacque a Madrid nel 1962 e si laureò nel 1994 presso il Film Department della free Academy dell'Aia. Ha poi lavorato in diverse produzioni cinematografiche e televisive in Olanda e all'estero, sia come tecnico che come regista. Dal 1993, per tre anni, ha curato la realizzazione della serie di quindici documentari tv "Diogenes", in super16 mm. Romance de Valentía, sulla tauromachia, ha vinto, ta gli altri, il Golden Hugo per il miglior documantario al festival di Chicago del 1994; Lágrimas negras ha ottenuto il Silver Spire and Audience Award al festival di San Francisco del 1998. Attualmente sta preparando il suo primo lungometraggio di finzione.