NearDark
database di recensioni
Per ricercare nel database di NearDark, scrivete nel campo qui sopra una stringa di un titolo, di un autore, un paese di provenienza (in italiano; Gran Bretagna = UK, Stati Uniti = USA), un anno di produzione e premete il pulsante di invio.
È possibile accedere direttamente agli articoli più recenti, alle recensioni ipertestuali e alle schede sugli autori, per il momento escluse dal database. Per gli utenti Macintosh, è possibile anche scaricare un plug-in per Sherlock.
Visitate anche la sezione dedicata all'Africa!
La cena Anno: 1998 Regista: Ettore Scola; Autore Recensione: Federica Arnolfo Provenienza: Italia; Data inserimento nel database: 15-12-1998
Untitled Document
La cena
Di Ettore Scola
Con Vittorio Gassman, Giancarlo Giannini, Fanny Ardant, Stefania Sandrelli,
Daniela Poggi
Ettore Scola non è mai stato tra i miei registi preferiti: ho amato
molto "Una giornata particolare" e "La famiglia", ma tutti gli altri suoi film
li ho trovati, nella migliore delle ipotesi, mediocri. Se a questo si aggiunge
che non ho dimenticato la prova di ottuso campanilismo da Scola dimostrata nell'ultima
edizione della Mostra del cinema di Venezia e, last but not least, il fatto
che "La cena" è in programmazione in uno dei cinema più brutti
di Bologna, l'Arcobaleno, in cima alla lista nera di pressoché tutti
i cinefili bolognesi, si può evincere abbastanza facilmente facilmente
che sono entrata in sala molto ma molto prevenuta.
E invece, sorpresa: mi sono trovata di fronte ad un film estremamente intelligente
e ben fatto.
Nel ristorante al Portico d'Ottavia, noto quartiere ebraico di Roma, c'è
uno spaccato minuzioso dell'Italia che tutti conosciamo, disprezziamo e amiamo
allo stesso tempo. Macchiette, certo, ma volutamente tali, perché ognuno
dei personaggi che siedono ai tavoli rappresenta un carattere, un qualcosa di
ciò che siamo, di ciò che abbiamo, o di ciò che sono e
di ciò che hanno le persone che ci circondano. Debolezze, meschinità,
tradimenti, sotterfugi, vigliaccherie, ma anche generosità, allegria,
voglia di vivere, poesia, grazia. La stessa famigliola giapponese non è
dipinta in modo stereotipato (fanno solo fotografie, mettono il ketchup nella
carbonara etc) per superficialità o scarsa voglia di approfondire da
parte del regista , ma è volutamente così perche' noi italiani,
coi nostri pregiudizi e la nostra superficialità, li vediamo così.
Se un difetto c'è, in questo film, è che Scola sembra, verso la
fine del primo tempo, rinunciare al sarcasmo in favore di un compiacimento forse
eccessivo, mentre gli sarebbe assai giovato intingere di più nel veleno,
graffiare di più. Ma pazienza. Qui chiunque ci si può ritrovare,
riconoscere. Magari non piacendosi molto, ma va bene.
Siamo così, come si può.
|