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L'età dell'innocenza - The age of innocence
Anno: 1993
Regista: Martin Scorsese;
Autore Recensione: Marcello Testi
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 18-05-1998


Venti minuti da urlo, i primi

Venti minuti da urlo, i primi. Due sequenze da incorniciare: una in teatro, dentro e fuori il palcoscenico, guardando e voltando le spalle all'opera, anzi al melodramma; sì, perché quello che ci viene offerto è un grande, meraviglioso melodramma (mamma, cosa sto scrivendo!). Gli sguardi e le voci si rincorrono, frantumandosi vicendevolmente, in un gioco che prosegue nella sequenza successiva. I1 ricevimento ha un precedente/referente illustre: "The Dead" di John Huston, un altro sguardo di taglio europeo da occhi americani "nonpurosangue" (Huston aveva origini irlandesi, Scorsese italiane). La mdp si muove, fluttua alle spalle di Newland, il protagonista, assumendone talvolta lo sguardo nel presentare i personaggi che animeranno la scena. Lo spazio che questo lungo inseguimento con pochissimi stacchi disegna acquista mistero: gli angoli che vengono scoperti rimandano in realtà ad altri che possono celarsi o apparire solo per un attimo, durante una rapida panoramica per invertire il campo. Scorsese, che appare con fintissimi baffi nei panni di un fotografo, usa senza remore e pudori tutto l'arsenale che il primo cinema (americano) può offrire per ammaliare i cinefili (europei): tendine, iris, dettagli evidenziati da fasci di luce, alcuni segmenti di montaggio analitico "puro", talmente sopra le righe da apparire commovente... proprio il fine del buon vecchio cinema classico. Con non pochi riferimenti al presente, Scorsese rimette in discussione i valori che circondano l"'American Dream", a cominciare dalla moralità dei "padri fondatori", per finire, anzi culminare con una vera e propria risemantizzazione dell'amore; grande la confusione tra Daniel Day Lewis e la bellissima Michelle Pfeiffer: lei si è innamorata del di lui amore per Wynona Ryder, che gli impedisce di lasciarla. E se anche lo facesse, perderebbe anche l'amore di MIchelle. Ecco che in tutto questo sommovimento linguistico Newland può perfino regalare all'amante (sperata? futura? sicura?) rose gialle a iosa. Risulta inoltre curioso l'accanimento di Scorsese sui gustosissimi piatti serviti ai diversi pranzi consumati, un accanimento che, per il contenuto e i modi, ricorda il furore tassonomico di... Peter Greenaway!