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Giovanna D'Arco
Anno: 1999
Regista: Luc Besson;
Autore Recensione: Andrea Caramanna
Provenienza: Francia;
Data inserimento nel database: 25-01-2000


Giovanna D'Arco

Giovanna D'Arco di Luc Besson

Regia: Luc Besson
Sceneggiatura: Luc Besson, Andrew Birkin
Fotografia: Thierry Arbogast
Produzione: Patrice Ledoux
Interpreti: Milla Jovovich, John Malkovich, Dustin Hoffman, Faye Dunaway, Vincent Cassel
Origine: Francia, 1999
Durata: 161 min.

La Giovanna D'Arco di Luc Besson non poteva che sfruttare il campionario di immagini spettacolari della storia più o meno fantastica dell'eroina di Francia. Le visioni celesti, le voci di Dio, che diventano il collegamento con un altro mondo che appartiene a scenari della fantascienza piuttosto che alla trascendenza dell'iconologia religiosa. Il vento sferzante, le luci che schizzano nel cielo come proiettili o astronavi, i luoghi misteriosi e segreti della natura, i boschi oscuri dove sono dislocate le porte che permettono l'ingresso in altre dimensioni come nel Quinto elemento. E l'eroina stessa, la pulzella d'Orleans si trasforma in personaggio virtuale, corpo bionico che si rigenera, si rialza sempre come in un videogioco, dopo esser stata colpita, trafitta da una freccia solo apparentemente mortale.
Quest'atmosfera da fantascienza gioca a favore della parte spettacolare del nuovo giocattolo di Luc Besson. Spettacolarità che è amplificata dai numeri delle battaglie, nelle quali i marchingegni terribili, le macchine da guerra sono macchine-performance del divertimento, oggetti ludici del voyeurismo crudele dello spettatore, che può satollarsi con la visione di organismi massacrati in battaglia, spappolati, disintegrati da mostruosi strumenti offensivi. Se si vuole esser sinceri è questa la prospettiva più attraente del film (non siamo dalle parti del puro splatter comunque), che potremmo avvicinare per il dettagliato repertorio di sequenze truculente da battaglie medievali, per le scintillanti scenografie, ad altri kolossal recenti tra cui Braveheart.
La spiritualità del film, che Besson cerca di sottolineare in tutti i modi, con la presenza di immagini di Gesù, o della coscienza di Giovanna, che si palesa nelle vesti di un monaco interpretato da Dustin Hoffman, è carente da ogni punto di vista. Il conflitto interiore, le sofferenze di Giovanna sono legate a una serie di espressioni e battute che non hanno alcuna incidenza e soprattutto sono in contrasto con i sentimenti più forti del film esaltanti i valori guerreschi.
Non è neanche il caso di rimpiangere le versioni cinematografiche più interessanti della storia di Giovanna D'Arco, da Dreyer a Bresson fino a Rivette. Lì l'intento di sondare la dimensione umana della leggenda, di accostarsi al mistero di un miracolo era predominante. Qui invece sono più importanti i risultati dell'insperato miracolo, grazie al quale è possibile vedere in diretta lo scontro impari tra eserciti, la vittoria militare che sembrava impossibile si realizza, tutto il resto poco importa. Il processo e la condanna di Giovanna al rogo per eresia a soli diciannove anni, sono trattati quasi con fastidio, affidati ai colloqui di Giovanna con la propria coscienza e ai battibecchi del tribunale con attori che gigioneggiano allegramente, l'imbarazzo di Besson in scene che non sono di pura azione è visibile, sarà per un'altra volta...