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Face
Anno: 1997
Regista: Antonia Bird;
Autore Recensione: Federica Arnolfo
Provenienza: UK;
Data inserimento nel database: 12-03-1999


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FACE
Di Antonia Bird

Con Robert Carlyle, Ray Winstone, Steven Waggington

UK, 1997


Una banda di criminali dilettanti mette a punto una rapina, ma qualcosa va storto.

Se per l'antropologo Vladimir Propp le favole erano tutte riconducibili a 15 schemi fissi, arricchiti da varianti che le rendevano (apparentemente) diverse tra di loro, uno schema come quello descritto sopra ha dato vita ad un numero elevatissimo di film, nonché ad un cospicuo numero di ottimi film. Facciamo due titoli, poi ce li togliamo subito di torno: "Rapina a mano armata" di Stanley Kubrick e "Le iene" di Quentin Tarantino. Perché? Perché non possiamo non tenere conto, appunto, delle varianti. Il film di Antonia Bird, fedele al filone del nuovo cinema britannico e quindi più vicino a pellicole come "Brassed Off" o "My name is Joe" che non ai due titoli di cui sopra, mette sullo sfondo il tema della rapina (e non a caso le scene meno riuscite del film sono quelle d'azione) e si sofferma, in modo profondo e sensibile, sulla psicologia dei personaggi. Di Ray in particolare.

Chi è Ray? La mdp entra nella sua vita privata di ex militante politico deluso e disincantato, di uomo innamorato di una donna dal carattere non facile legata ancora all'idea che si può combattere (e scioperare, e manifestare) per un paese migliore (le stesse cose che pensava Ray prima di decidere che la società non è in grado di garantire nulla e che allora tanto vale metterlesi contro, con rabbia e spirito di vendetta), di figlio incapace di offrire alla madre un modello di cui andare fiera, di amico sensibile che non può e non sa buttar fuori quel ragazzo che gli occupa casa da un tempo indeterminato. Ad incarnare questo "criminale per caso" uno straordinario e perfetto Robert Carlyle (difficile immaginare qualcuno più adatto per un simile ruolo), capace con i suoi gesti, i suoi sguardi, le sue espressioni, il suo modo di recitare sanguigno eppure essenziale, quasi per sottrazione, di accompagnare i lunghi piani sequenza alternati a montaggi frenetici ed improvvisi, soluzioni stilistiche che sembrano ricalcare il suo carattere nervoso ed imprevedibile. L'attenzione concentrata su Ray non impedisce tuttavia ad Antonia Bird di caratterizzare i di lui compagni di sventura: dal cinico Dave all'illuso Julian, che pensa di poter cambiare la sua vita con un solo colpo ben messo a segno.

Ecco così che lo schema proppiano, più consono ad un poliziesco, ad un noir, o comunque ad un action movie, dà vita ad un dramma sociale lucido ed intelligente, mai compiaciuto, mai facilmente retorico, ricco di figure piene di carne e sangue. Siamo dalle parti del Loach migliore, quello di "Riff-Raff" e di "Raining stones". Peccato che i soliti incomprensibili giochi della distribuzione italiana ci permettono di vedere questo piccolo gioiellino solo ora, dopo un anno e mezzo dalla sua presentazione a Venezia 1997.