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Event horizon
Anno: 1997
Regista: Paul Anderson;
Autore Recensione: l.a.
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 02-03-1998


Tit. or.:Event Horizon. Regia: Paul Anderson.Sceneggiatura: Philip Eisner.Fotografia: Adrian Biddle.Musica: Michael Kamen; Orbital (Paul Hartnoll, PhilHartnoll). Special FX:Mass.Illusions, LLC [Usa] (modelli) / Cinesite (Europa) Ltd (effettidigitali) / The Computer Film Company. Cast: Laurence Fishburne(Miller), Sam Neill (Weir), Kathleen Quinlan (Peters), Joely Richardson (Starck), Richard T. Jones (Cooper), Jack Noseworthy (Justin), Jason Isaacs (D.J), Sean Pertwee (Smith), Peter Marinker (Kilpack), Holley Chant (Claire), Barclay Wright (Denny), Noah Huntley (Burning Man), Robert Jezek (Rescue Technician). Produzione: GolarProductions / Impact Pictures / Paramount Pictures. Usa, 1997.Dur.: 1h e 35'.

Nella scheda che l'Internet Movie Database dedica ai film, c'è anche una schedatura delle voci-chiave relative al film trattato (generi di riferimento, elementi narrativi di rilievo ecc.: tutto quanto possa caratterizzare il testo); in questa casella, per Punto di non ritorno, vengono annoverate le seguenti keywords: Sci-Fi /Thriller / Mystery /Action / chaos / insanity / space-station /suicide / blood / psychological / guilt / hell/ space / mathematics /ethics / wormhole / religion / tragedy / supernatural / diary / flashback / hacker / mythological / science / cryogenics / Horror / psychotic-breaks / alternate-dimension.

Tutto questo in un'ora e mezza, ed in un film solo? Punto di non ritorno sembra quasi una catalogazione di stereotipi, di situazioni, di clichè, del cinema di fantascienza: nei riferimenti potremmo spaziare da Kubrick a Tarkovsky, da Ridley Scott a Carpenter, a Star Trek ecc. Attraverso i rimandi (consci o inconsci?) si potrebbe forse ripercorrere la storia, le evoluzioni, di un genere e di un immaginario... inutile farlo. Science-fiction che si contamina vieppiù di accessori horror, fino a quando la macchina (l'astronave abbandonata, veliero fantasma dell'ultimo mare inesplorato ovvero il mare di nulla "oltre" i confini del sistema solare) si manifesta animata e palpitante, buco nero metallico, ricettacolo di paure che restituisce amplificate e concretizzate, antropomorfizzate; sogno tecnologico che si trasforma in incubo espandendosi oltre il confine delle leggi di natura, spingendosi a sfidare lo spazio, il tempo, sfociando nel Nulla, infettandosene, ritornando come un castigo; scienziato pazzo, tormentato ed affascinato da rimorso, innamorato della propria macchina che stringe un patto di immortalità dopo il tuffo nelle fauci del male. La sceneggiatura vive dell'assemblaggio di una quantità di materiale non semplicemente usato, ma ormai arrugginito, senza riuscire a trovare l'invenzione necessaria a riverniciare a nuovo la ferraglia: post-moderno in versione sophisticated-trash (ovvero, a livello zero; la sofisticazione sta solo nella qualità degli effetti speciali, nel budget dell'operazione, e nelle intenzioni -che certo non corrispondono ai risultati). Eppure, per quanto trito e ritrito, pasticciato, confuso, posticcio, tutto ciò in qualche maniera "funziona": senza girarci troppo intorno, per quanto sia tutto già masticato, è un campionario di ingredienti tanto forti da non perdere tutto il gusto, e da non annullarsi nella compresenza raffazzonata che gli viene riservata; non ci si annoia nemmeno troppo date le premesse... Diventa sempre più difficile fare della science-fiction, ipotizzare un futuro, quando ormai i concetti di fantascienza e futuro si rivelano in tutta la loro fragilità confrontandosi la prima con una scienza che sembra azzerare il fantastico, e scomparendo quotidianamente il secondo - un futuro che a ritmo serrato invade il presente. Il futuro diventa dominio dell'archeologia: e si perdonano i film senza idee, quelli che non spiccano il volo, o che scompaiono subito nella coincidenza del punto di partenza e di arrivo, come l'astronave Event Horizon che sta al centro di questa avventura immobile.