NearDark - Database di recensioni

NearDark - Database di recensioni

Africa

Godard Tracker


Tutte le
Rubriche

Chi siamo


NearDark
database di recensioni
Parole chiave:

Per ricercare nel database di NearDark, scrivete nel campo qui sopra una stringa di un titolo, di un autore, un paese di provenienza (in italiano; Gran Bretagna = UK, Stati Uniti = USA), un anno di produzione e premete il pulsante di invio.
È possibile accedere direttamente agli articoli più recenti, alle recensioni ipertestuali e alle schede sugli autori, per il momento escluse dal database. Per gli utenti Macintosh, è possibile anche scaricare un plug-in per Sherlock.
Visitate anche la sezione dedicata all'Africa!


Eszak, Eszak
Anno: 1998
Regista: Csaba Bollók;
Autore Recensione: Marcello Testi
Provenienza: Ungheria;
Data inserimento nel database: 23-11-1999


Észak, Észak
Regia: Csaba Bollók. Sceneggiatura: Csaba Bollók, Szilárd Pomaniczky. Fotografia: Tamás Babos. Scenografia: Andrea Hoffer. Suono: Lászlo Kósa. Musica: Rachel's, Korai Öröm. Montaggio: Agnes Völler. Interpreti: Laura Ruttkay, Zsolt Trill, Barnabás Marton, Nelli Szúcs. Produttore: Vera Malovány. Ungheria, 1998, 70', col.

C'è del buono in questa opera prima, a tratti ingenua, a tratti troppo smaliziata.
Il buono sta nel perdersi (distaccarsi e dolcemente… sottrarsi, aggiungerebbe Godard), nella definizione per accumulazione di un percorso (infatti, serve a ricaricare una batteria grazie alla dinamo di una bicicletta), che non si perde nell'astrattezza del paesaggio, ma mantiene coerenza narrativa e topografica.

Juli parte dunque in direzione Nord, anzi verso Nord del Nord (una delle possibili traduzioni dell'ambiguo titolo), con dentro almeno un po' dello spirito anarchico di un Michel Poiccard, anche se il mezzo di locomozione non le permetterà di tagliare per i campi. Resta comunque su una specie di nastro trasportatore, la strada in parte innevata e ghiacciata, a volte dando l'impressione di riuscire a governarne il funzionamento, a volte (e sono le migliori) abbandonandosi allo smarrimento, come quando si lascia rapire e trasportare per qualche kilometro da maldestri rapinatori, incapaci di sedurla e di "violentarla", tranne che per un breve istante "out of control".

Parallelo, narrativamente, ma ricco di incroci nel tempo, si svolge il percorso di Misi sedicente motociclista inizialmente poco seducente, costretto a inseguire le tracce di Juli con mezzi inadeguati: la moto non ce l'ha, ha solo il casco e gli rimangono le gambe e il treno, con gli handicap propri di ciascun mezzo. Le strade si intersecano e così facendo definiscono uno spazio, un territorio, il quale acquista così una forma che lo rende via via meno indifferente (e con il calare della sera, l'orizzonte sarà il ritorno, il compimento della missione e anche una non convintissima adesione alle richieste paterne), lasciando fuori campo quelle figure per cui andare di qua o di là è la stessa cosa.

Non è un sacrificio per Juli (bella e imperfetta: speriamo non la scoprano i francesi per farne una delle loro algide icone paneuropee), che non rinuncia alle molte direzioni (tra cui anche quella che la porterà ad "atterrare" fra le braccia di Misi, come del resto anticipato con gesto di sconcertante naturalezza all'inizio del film), ma riesce infine a convogliarle verso un obiettivo univoco e finale (almeno fino a questa sera…), comunque sospeso e attratto, come nel moto di un'altalena, tra Nord e Sud, tra il sogno e la veglia, tra l'esserci e lo scomparire.

visto al Torino Film Festival 1999 No rights reserved