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Madame Courage
Anno: 2015
Regista: Merzak Allouache;
Autore Recensione: Robertot Matteucci
Provenienza: Algeria; Francia;
Data inserimento nel database: 21-10-2015


“Non sono tuo fratello.” Nel periodo delle varie inutili primavere arabe, l’Algeria ne rimase fuori, salvo alcune proteste senza grandi eventi. I motivi potrebbero essere diversi, sicuramente i cospiratori esterni – che agirono in maniera massiccia in Egitto e Tunisia – avevano interesse a mantenere l’attuale governo. La situazione economica è critica, ma migliore rispetto ad altri paesi circostanti. Ad esempio, il PIL pro capite è di 14.300 dollari americani, superiore rispetto al Marocco, Tunisia, Egitto. Parlare della vita sociale algerina è il compito del regista Merzak Allouache nel film Madame Courage. Merzak Allouache aveva già affrescato il suo paese, con una rappresentazione corale dalle forti tensioni sociali in Es-stouh - Les Terrasses presentato a Venezia nel 2013. In Madame Courage entra nel mondo del giovane Omar. Abita in Mostaganem, città sul mar Mediterraneo. La storia inizia con la fuga di Omar, inseguito da altri ragazzi. Riuscito a districarsi scippa una collana a una ragazza, Selma. Alcuni sguardi incrociati fra i due, spingono al ragazzo a restituirgli la refurtiva e lo invaghisce iniziando un corteggiamento particolare. Particolare perché Omar è inconsueto. Vive in una baracca senza bagno. Con Omar ci sono una madre confusionaria e una bella sorella spinta alla prostituzione: “Hai fatto di tua figlia una puttana.” Omar è solitario, senza amici. Il farmaco Artane serve per curare il Parkison, fra gli effetti collaterali è scritto: “disturbi psichici caratterizzati da confusione mentale ed eccitazione possono insorgere con l'uso di dosi superiori”. Non circolando altre sostanze, i giovani usano Artane per drogarsi. Lo stesso farmaco è usato da Omar. Perciò diventa nevrotico, eccitato e stimolandogli gesti strani. Aspetta Selma sotto casa, dorme nell’immondizia, affronta il violento fratello geloso ma è imperturbabile, continua nel suo scopo. Omar non parla. Si limita a compiere gesti, a volte incontrollabili e senza raziocini solo per farsi notare. È il suo dialogo. In un mondo arabo eccentrico, confusionario, rumoroso Omar non vuole o non può parlare. È il linguaggio del regista, esprime un personaggio fuori dalle righe, giustificato dall’uso di Madame Courage, speciale per una società fragorosa, rumoreggiante. Conferma il regista: “la società algerina e in particolare quella araba di solito parla molto, spesso anche con urla come mezzo di comunicazione. Mi sono accorto mentre scrivevo la sceneggiatura che in realtà non avevo bisogno di dialogo, che il film avrebbe funzionato benissimo senza grandi discorsi, in questo modo penso di aver sottolineato il senso di disagio.” Il contrasto è la caratteristica migliore del film. Nonostante i colpi inferti dal fratello, Omar continua a stare in silenzio. Il ragazzo è completamente frastornato, dorme su una tomba di un cimitero cristiano quando la madre lo caccia da casa. Ovvero affronta selvaggiamente, senza remore il protettore della sorella. Sullo sfondo c’è l’Algeria, di cui sentiamo in lontananza le preghiere del mu’adhdhin come aveva già scandito il tempo della giornata in Es-stouh - Les Terrasses.